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24 aprile 2015

Fernando Ciampi uno di noi

Il ricordo di Marina Anna Tavassi


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Fernando? uno di noi.
Il 9 aprile 2015 ad ore 10,55 il Giudice Fernando Ciampi è stato ucciso nel Suo ufficio, al secondo piano del Palazzo di Giustizia di Milano, presso gli Uffici della Sezione Impresa.
Era entrato in magistratura giovanissimo a 24 anni, nel 1967. La sua intelligenza brillante e la sua passione per lo studio gli avevano fatto "bruciare le tappe".
Era con noi alla Sezione Impresa da poco più di due anni, essendo arrivato dalla Sezione Fallimentare.
Ma Fernando è stato sempre con noi. Io l'ho conosciuto quando ero uditore giudiziario e fui mandata a seguire alcune udienze nel Suo Ufficio. Era un giudice rigoroso, integerrimo, grande lavoratore. Era diretto nei modi, non certo cerimonioso; un giornalista ha scritto giustamente "aspro con i furbi e gli incompetenti, dialogante e generoso con i preparati e gli onesti". Tutti abbiamo sempre apprezzato in lui l'intelligenza e la vivacità, coglieva i punti essenziali del problema e andava dritto alla soluzione.
Nella Sua lunga carriera si è occupato in particolare del settore civile, negli ultimi anni facendo parte e presiedendo le sezioni societaria e fallimentare. Dopo essere stato Presidente, dopo i previsti otto anni, secondo la regola della temporaneità degli incarichi direttivi, era tornato a fare il giudice, ma non se ne era fatto un problema.
Era venuto presso la Sezione Impresa con grande entusiasmo, credendo fermamente nella bontà dell'istituzione delle Sezioni Specializzate: durante le nostre riunioni ci spronava continuamente affinché dessimo una risposta rapida alle esigenze delle imprese ed affinché facessimo conoscere all'esterno i risultati raggiunti nell'esperienza milanese.
Era tornato a fare il giudice quale giudice anziano della nostra Sezione, anche se usare l'aggettivo "anziano" per Fernando sembra dissonante: lui infatti era vivace, attivo, entusiasta, instancabile. Era giovane di testa e di cuore, era "diversamente giovane", come si dice oggi.
Era abituato a superare le difficoltà della vita e delle Sue difficoltà nessuno si rendeva conto, perché Lui non le dava a vedere, superando ogni limite con grande dignità e signorilità.
E' stato sempre disponibile, pronto a farsi carico di ogni collaborazione che gli chiedessimo, pronto al dialogo e all'ascolto, a cambiare idea di fronte alle proposte convincenti anche dei colleghi più giovani.
Era in questo ruolo anche la mattina del 9 aprile, quando, dopo aver presieduto una camera di consiglio, si era fermato nel Suo ufficio a risolvere un piccolo problema informatico. Già, il processo telematico. Anche rispetto a questo si era dimostrato disponibile e "giovane". In pochi mesi aveva imparato ad usare la "consolle"; non l'amava, ma ne aveva subito colto l'utilità e così, in breve, aveva concluso l'addestramento ed aveva iniziato ad avvalersene. Se vi erano intoppi, chiamava in aiuto l'uno o l'altro collega e simpaticamente, con la Sua abituale ironia, risolveva le difficoltà del momento.
Era chino sulla stampante, quando ieri mattina, la mano di un folle ha stroncato la sua vita. Sembra sia stata una "vendetta" premeditata per qualche attività giudiziaria, che Fernando ha compiuto in passato.
Il compito del giudicare è un compito difficile. Con le nostre scelte noi giudici - del settore civile, del settore penale, requirenti o inquirenti - decidiamo, al di là del tecnicismo delle nostre motivazioni, della vita delle persone. Anche alle Sezioni Fallimentari o dell'Impresa, decidendo della sorte delle aziende, decidiamo della vita delle persone, dei posti di lavoro, del benessere o del malessere delle famiglie. Pensare di pagare un prezzo - e che prezzo? - per le nostre scelte è impensabile. Vedere accomunata nella tragedia la vita di un giovane Avvocato, Lorenzo Claris Appiani, anche Lui immotivatamente ucciso dalla follia omicida, e un'altra persona, Giorgio Erba, un imprenditore presente nell'aula del processo penale dove l'assassino avrebbe dovuto essere giudicato, è ancora più inaccettabile.
La sacralità dei luoghi della Giustizia è stata violata.
Ma noi non abbiamo paura e continueremo a lavorare come sempre a testa alta e con le spalle forti.
O forse un po' di paura l'abbiamo, ma noi faremo come Fernando, questa paura non la daremo a vedere mai.
Ciao Fernando ci mancherai, riposa in pace.


Marina Anna Tavassi 

 

Presidente coordinatore Sezione Specializzata dell’Impresa

Tribunale di Milano


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