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18 maggio 2010

L'ANM sulla Scuola della Magistratura

Il modello di Scuola della magistratura delineato dalle riforme del 2006 e del 2007 presenta, come più volte segnalato dall’Anm, limiti e lacune.
L’attuale assetto legislativo, infatti, non consente di cogliere l’effettivo contributo del Consiglio superiore della magistratura nella individuazione delle linee guida della attività di formazione e  di fissare i limiti di intervento del Ministero della Giustizia sulla intera attività della Scuola. Preoccupa, poi, la dislocazione della attività di formazione centrale su tre sedi (una al nord, una al centro e una al sud), foriera di una frammentazione delle diverse esperienze professionali e limitativa del confronto interno alla magistratura. Si aggiungano i “pericolosi” profili di “contaminazione” tra formazione e valutazione di professionalità. Infine non si comprende a quale destino vada incontro il circuito della “formazione decentrata”.
La Giunta ritiene che la Scuola della Magistratura debba proporsi nel segno della continuità con una esperienza di formazione maturata faticosamente nel circuito dell’autogoverno negli ultimi quindici anni, in una ottica di miglioramento non solo della professionalità ma anche della consapevolezza del ruolo di ogni magistrato italiano.
Su questi temi, la Giunta manifesta preoccupazione per il silenzio e l’inerzia del Ministero della Giustizia.
In concreto, il modello di Scuola che avremo dipenderà moltissimo dalle persone che andranno a comporre il comitato direttivo. L’auspicio è che il comitato direttivo della Scuola coinvolga professionalità di indiscutibile ed elevata autorevolezza, e che nella scelta il Consiglio superiore sappia valorizzare anche le indicazioni formulate dai colleghi partecipanti ai corsi, rifuggendo da logiche di appartenenza.
Solo in questo modo sarà possibile difendere una formazione pluralistica nei contenuti, nei metodi, nella scelta dei docenti e dei partecipanti alle iniziative, che non “impone” il sapere, ma che coltiva le interpretazioni condivise attraverso il confronto aperto.



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