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Riforma della giustizia: rapporto tra efficienza e garanzie è tema strategico

di Rossana Giannaccari - 29 maggio 2017

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L’edizione n.1-2/2017 è stata curata dal Direttore editoriale Concetta Potito fino al subentro della nuova Giunta Esecutiva Centrale in data 1 aprile 2017 e alla mia designazione quale nuovo Direttore nell’ambito della rotazione delle cariche della Giunta unitaria.


Ringrazio la collega Titti Potito per l’impegno profuso nella Direzione della Rivista, il Direttore responsabile, il Comitato di redazione e gli autori dei numerosi contributi di questa edizione dal titolo “Giustizia=efficienza+garanzie”.


Il rapporto tra efficienza e garanzie è un tema strategico in un momento storico in cui le riforme di carattere ordinamentale e processuale hanno come dichiarato obiettivo il funzionamento del sistema giustizia, le cui disfunzioni delegittimano la magistratura e la allontanano dagli standard richiesti dall’Europa.


Se, infatti, l’efficienza del sistema giudiziario è una declinazione del giusto processo e da più voci, anche sovranazionali, è richiesta una risposta di giustizia in tempi ragionevoli, è altrettanto vero che l’efficienza deve assicurare i valori costituzionali dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura.


La giustizia, come la salute, la sicurezza e la libertà, rappresenta uno dei più importanti diritti umani e uno dei pilastri su cui è fondata la società civile. L’obiettivo di uno Stato democratico è promuovere l’effettivo accesso alla giustizia in condizioni di uguaglianza e garantire costantemente l’indipendenza della magistratura.


In quest’ottica sono state esaminate le proposte di riforma elaborate dalla Commissione Scotti sul sistema elettorale del CSM e della Commissione Vietti sulla geografia giudiziaria, consapevoli che le modalità di scelta dei rappresentanti dell’organo di autogoverno sono il fulcro dell’indipendenza così come la distribuzione territoriale delle risorse garantisce l’efficienza del sistema giudiziario e l’uguaglianza dei cittadini nel territorio nazionale.


Con il documento approvato nel CDC del 4 marzo 2017 l’ANM ha espresso contrarietà alla soppressione degli Uffici minorili, che, attraverso la specializzazione e la cosiddetta giustizia di prossimità, garantiscono l’effettiva tutela dei bambini e degli adolescenti.


Problemi di efficienza e di risposta di giustizia pone il rilevante fenomeno migratorio che sta assumendo proporzioni smisurate, rischiando di portare al collasso la giustizia civile.


I contributi nel settore civile e penale, antecedenti la recente riforma Minniti-Orlando, offrono un panorama dell’emergenza che sta vivendo il nostro Paese e si interrogano sul difficile connubio tra efficienza e garanzie.


Con il documento del CDC del 4 marzo 2017, la maggioranza della magistratura associata ha evidenziato le criticità derivanti dall’abolizione dell’udienza pubblica e del grado d’appello in cause attinenti lo status delle persone.


Eppure, in tale contesto emergenziale alcuni uffici giudiziari sono stati capaci di elaborare buone prassi (tra questi il Tribunale di Catania con il progetto “E-Migrantes”) confluite nelle linee guida elaborate dal Consiglio Superiore della Magistratura per la trattazione dei procedimenti di protezione internazionale e dal protocollo di intesa con il Ministero dell’Interno per il miglioramento dell’efficienza nella gestione degli scambi informativi-documentali nelle controversie aventi ad oggetto la protezione internazionale.


Sul solco dell’efficienza si pongono le nuove frontiere dell’informatica nel processo civile e penale e nell’organizzazione degli Uffici giudiziari, attraverso l’esame delle buone prassi ma anche dell’utilizzo delle nuove tecnologie come ausilio al lavoro del magistrato dal punto di vista decisionale.


Infine, una disamina degli strumenti deflattivi del processo civile pone interrogativi sull’efficacia della mediazione e della negoziazione assistita come mezzi alternativi della risoluzione delle controversie mentre, nel settore penale, le modifiche legislative manifestano incoerenza tra inasprimenti sanzionatori e depenalizzazione.


L’assenza delle risorse determinate dalla previsione legislativa di abbassamento dell’età pensionabile dei magistrati è stata alla base della scelta del legislatore di ridurre il tirocinio dei MOT con la recente l.197/2016, nonostante l’importanza della formazione iniziale non solo per apprendere il mestiere del magistrato ma per recepire i valori e il senso istituzionale della funzione giurisdizionale.


Il tema delle risorse amministrative è centrale per l’efficienza del sistema giustizia, come più volte ribadito dall’ANM, che ha espresso dissenso verso le riforme a costo zero e ha accolto con favore le iniziative del Ministero di bandire concorsi per l’assunzione del personale amministrativo e l’implementazione dell’informatizzazione degli Uffici giudiziari.


L’efficienza del sistema si misura anche attraverso la professionalità dei magistrati e le capacità direttive dei capi degli uffici. è stata focalizzata l’attenzione sulle criticità nel sistema di valutazione di professionalità dei magistrati ed è stato proposto l’allargamento delle fonti di conoscenza attraverso la partecipazione degli avvocati, tema sul quale l’ANM ha espresso il proprio dissenso nel documento del 28 ottobre 2016.


Quanto alle nomine dei dirigenti, tematiche largamente dibattute in sede associativa riguardano il modello di dirigente, il ruolo delle correnti, la trasparenza delle decisioni e i magistrati fuori ruolo.


Uno spazio è stato dedicato al delicato tema dell’obiezione di coscienza e un contributo, nella forma del “dossier”, ha ad oggetto l’attuale situazione della Turchia, vista da un collega che, in qualità di esperto, ha avuto l’occasione di assistere da vicino alla trasformazione dell’ordinamento giudiziario turco, preludio della deriva dello stato di diritto.


L’insegnamento della recente storia turca è che l’indipendenza della magistratura va costantemente difesa e salvaguardata per garantire la democrazia e l’esercizio dei diritti fondamentali. Come disse il giudice turco Ohran sulle restrizioni all’indipendenza dei giudici “la Giustizia è come l’aria, più manca e più se ne sente il bisogno”.

Autore
Rossana Giannaccari
Direttore editoriale Rivista "La Magistratura"

L’insegnamento della recente storia turca è che l’indipendenza della magistratura va costantemente difesa e salvaguardata per garantire la democrazia e l’esercizio dei diritti fondamentali. Come disse il giudice turco Ohran sulle restrizioni all’indipendenza dei giudici “la Giustizia è come l’aria, più manca e più se ne sente il bisogno”. Rossana Giannaccari