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21 ottobre 2017

Relazione di Carla Lendaro, Presidente ADMI Donne Magistrato

33º Congresso nazionale ANM


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Saluto A.D.M.I. Associazione Donne Magistrato Italiane al Congresso Nazionale A.N.M.
Siena 20-22 ottobre 2017


Ringraziamo per l’invito e auguriamo buon lavoro all’Associazione Nazionale Magistrati, che fonda il suo 33° convegno su un tema particolarmente caro all’Associazione Donne Magistrato, quello dei ‘diritti’.


La scelta non è casuale poiché sappiamo bene come i diritti, soprattutto quelli riconosciuti alle fasce più deboli, rappresentino la misura della civiltà dello Stato ed è necessario interrogarsi e vigilare costantemente sulla qualità e sulla concreta attuazione dei diritti soprattutto nell’attuale contingenza storica, che presenta preoccupanti profili di arretramento proprio su questo versante.


L’attività di A.D.M.I., dal suo nascere, mira alla promozione e difesa dei diritti, tra questi -primo tra tutti- quello dell’effettiva uguaglianza ‘di genere’, sia nella giurisdizione che nella magistratura, settori che in astratto sembrano scevri da forme di discriminazione ma che -inconsapevolmente o meno- fanno propri i pregiudizi della cultura dominante.


Già al suo nascere A.D.M.I. partecipò all’assemblea nazionale dell’ANM del 26-27 ottobre 1991 e nell’occasione le nostre socie presentarono delle proposte di modifiche statutarie rilevando un deficit di rappresentatività ‘di genere’ nella gestione dell’Associazione Nazionale Magistrati e chiese la modifica dell’art. 22 dello Statuto ANM, con l’introduzione della obbligatoria riserva di una parte dei seggi nel CDC (un sesto dei 36 voti). La proposta di A.D.M.I. all’Assemblea Nazionale del 1991 ebbe esito negativo e fu così necessario attendere un altro ventennio, sino al 2011, per la modifica dello Statuto ANM che ora finalmente prevede non solo che ciascuna lista di candidati debba garantire la presenza paritaria di genere (le c.d. quote di lista), ma anche che, nella distribuzione dei seggi disponibili in proporzione dei voti riportati da ciascuna lista, sia comunque garantita l’elezione di una quota pari almeno al 30% per il genere meno rappresentato.


Lungo il cammino delle donne.


E’ passato tempo ma la strada è proseguita, non è stato sempre agevole superare le disuguaglianze e fare emergere i latenti pregiudizi ma il cammino ha portato, ad esempio, all’istituzione di C.P.O. presso il C.S.M e l’ANM ed in seguito poi alla creazione della ‘Rete dei CPO delle Professioni Legali’ esteso alle altre Magistrature ed all’Avvocatura ed ancora all’istituzione dei CPO presso i Consigli Giudiziari delle Corti di Appello ma anche all’elaborazione di proposte a tutela della maternità o delle misure di protezione, poi adottate da leggi dello Stato e da circolari del CSM, sino alla attuale creazione del Tavolo Ministeriale con ANM, CSM, Avvocatura e Dirigenti Amministrativi per la tutela della genitorialità e tanto si potrebbe dire ancora: iniziative comunque tutte, che hanno dato ‘voce’ alla sempre più crescente presenza di donne nella Magistratura.


La lunga strada non è conclusa e vi è molto da fare per superare le storiche diseguaglianze, un cammino che necessita di azioni di pari opportunità “...soprattutto perché niente potrà considerarsi come definitivamente acquisito se i cambiamenti non saranno anche di ordine culturale e non investiranno i modelli di riferimento, le strutture organizzative e le persone” (con le parole di una delle socie fondatrici Antonietta Carestia).


I diritti e la tutela dei diritti.


Le giudici oggi in magistratura caratterizzano la giurisdizione.


Sono il 52,8% della Magistratura, ma soprattutto sono oltre il 60 % tra i MOT e, addirittura, il 62% dei vincitori nell’ultimo concorso. Un dato enorme ma nondimeno non è stata acquisita ancora piena e generale consapevolezza che il valore del “genere femminile” è una ricchezza in termini di capitale umano, un patrimonio, un investimento.


E’ urgente affrontare il problema della sottorappresentanza di genere nell’Organo di Autogoverno della Magistratura, ove è particolarmente evidente la resistenza all’adozione di concrete misure che facilitino il riequilibrio di genere in quanto - nonostante il Paese sia andato avanti su questi temi- questo rimane uno dei ‘gap’ maggiormente resistenti. Non sono mai state introdotte misure volte a garantire una paritetica rappresentanza ed anzi sono rimaste inattuate le deliberazioni del 2010 e del 2014 dello stesso CSM, che pur le prevedevano, così come è rimasta inattuata la successiva del 2016, pur più blanda, che solo affermava il principio della ‘piena parità di genere’ e l’obbligatorietà della ‘doppia preferenza’ di genere.


Non possiamo attendere oltre.


E’ necessaria infatti “la voce delle donne per cambiare le cose” e per farlo occorre che vi sia una loro effettiva presenza, forte e non solo meramente simbolica.


Non possiamo continuare ad offrire l’immagine di una magistratura “ingessata”, le cui scelte non sono al passo con i tempi e con l’evoluzione dell’ordinamento giuridico. Occorre che ancora una volta avvenga per volere della “politica”, come avvenuto in passato quando nella consiliatura CSM 1981-1986 (22 anni dopo la sua istituzione) due donne non-togate -Ombretta Carulli Fumagalli e Cecilia Assanti- per la prima volta poterono accederviì ed in tale modo aprirono la via nella successiva consiliatura alla nomina della prima consigliera togata -Elena Paciotti- la sola cui compete anche un ulteriore primato, quello di essere stata la prima -e tuttora unica- donna nominata ‘presidente’ dell’A.N.M..


Sfumata lo scorso anno la possibilità dell’approvazione di una ‘nuova’ legge elettorale, ecco allora la ragione della Proposta di Legge del 24.5.2017 n. 4512 presentata dall’on. Ferranti. La proposta è frutto anche dei lavori e dell’interlocuzione con A.D.M.I. per ricercare con urgenza un fattivo rimedio di primo riequilibrio di genere nell’approssimarsi delle elezioni C.S.M. del 2018 e raccoglie i frutti del nostro lavoro di studio, perdurato per oltre un biennio, fatto di tanti incontri e confronti nelle magistrature ed anche in ambito accademico, di molti convegni, di approfondimenti normativi e dei sistemi elettorali ed anche della consultazione di tanti costituzionalisti.


L’ipotesi di modifica del testo normativo nella legge elettorale vigente per l’organo di Autogoverno n.195 del 1958, che è oggetto della proposta di legge, prevede dei correttivi nell’attuale sistema elettorale del CSM (maggioritario, senza voto di lista, articolato su tre collegi unici nazionali a base uninominale e con la possibilità di esprimere un solo voto da parte dell’elettore per ciascun collegio) e mira semplicemente ad implementare le chanches delle donne, facilitando le modalità della loro presentazione (con 25 sottoscrittori possono essere presentati due candidati ‘se sono un uomo ed una donna’, altrimenti solo uno) e prevedendo la ‘doppia preferenza di genere’ (l’elettore può esprimere due voti validi solo se si tratta di candidati di genere diverso, in caso di due voti per candidati dello stesso genere, il secondo sarà annullato), oltre che la prevalenza del genere meno rappresentato in caso di parità di voti.


Un meccanismo analogo, nella sostanza, a quello previsto nelle elezioni degli altri organi istituzionali, già approvato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 4/10, e, proprio per tale ragione non più rinviabile, data la necessità di riportare la legge elettorale dell’organo di autogoverno della magistratura nell’alveo costituzionalmente orientato dell’ “effettiva parità tra i sessi nella rappresentanza”.


Non si tratta di una ‘rivoluzione’ (rimandandosi le quote paritarie di risultato alla nuova legge elettorale allo studio) ma del banale allineamento della legge elettorale del C.S.M. a quelle degli altri ‘organi a rilevanza costituzionale’, che hanno fatto proprie le direttive emanate sul punto dall’Unione Europea sin dal 1989.


L’urgenza è stata evidenziata dal Ministro Orlando che al Congresso di AREA DG, tenutosi a Napoli dal 26 al 28 giugno di quest’anno, ove ha affermato che è necessario adottare dei rimedi in tempo utile per le prossime elezioni del CSM; affermazione condivisa in quella sede dal Presidente dell’ANM Eugenio Albamonte, e dal ministro in seguito ribadita alla Camera dei Deputati lo scorso 4 luglio 2017.


Il PDL è stato calendarizzato ed il 12 ottobre scorso è cominciato il suo esame parlamentare (C.4512 on. Ferranti e altri, relatore on. Dambruoso).


E’ questo l’ulteriore passo che l’ADMI ritiene sia arrivato il momento di compiere, un cammino da portare avanti anche con il sostegno dell’ANM, nell’auspicio dunque che non si ripeta quanto venti anni fa già al congresso avvenuto, e perché l’attenzione manifestata dall’Associazione verso i ‘diritti’ di chi si trova in una situazione di svantaggio non si risolva in mere analisi teoriche ma rappresenti il coerente allargamento di principi già attuati al nostro interno.


Se non ora quando?


Carla Marina Lendaro
Presidente A.D.M.I.



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