"Stati Generali" della giurisdizione
minorile, sabato 29 settembre, a Roma, in Cassazione, al convegno
nazionale "Per una Giustizia a misura di minore" organizzato
dall'Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la
Famiglia (Aimmf), con il patrocinio e la partecipazione dell'Anm,
per dare una sede al confronto con avvocatura, politica,
istituzioni del settore sui temi "caldi" della giustizia
minorile.
Presenti un centinaio di magistrati
minorili e tra loro numerosi dirigenti e giudici onorari, il Capo
Dipartimento Giustizia Minorile Caterina Chinnici, il Garante
Nazionale per l'Infanzia e l'Adolescenza Vincenzo Spadafora, i
Presidenti dell'Unione Nazionale delle Camere Minorili Avv. Luca
Muglia e della Camera Minorile Nazionale Avv. Maria Giovanna Ruo, e
ancora i parlamentari impegnati sui disegni di legge in itinere
Federico Palomba (Idv ), Anna Serafini (Pd), Maria Elisabetta
Alberti Casellati (Pdl), il dibattito - coordinato dal Presidente
Aimmf Luciano Spina e chiuso da un intervento del Presidente della
Cassazione Ernesto Lupo (come sempre non banale, e nel merito dei
problemi ) - ha mandato alla politica messaggi per una volta
chiari ed assolutamente univoci.
Magari, come sempre accade, con
sottolineature diverse sulle priorità o su specifiche
tecnicalità, tutti gli operatori forensi intervenuti si sono
infatti trovati d'accordo su alcune linee guida di ogni intervento
di riforma che voglia salvare le attuali positive esperienze di
tanti uffici superando le attuali criticità della giustizia
minorile:
sul piano ordinamentale, eliminare
l'attuale ormai anacronistica ripartizione di competenze tra
Tribunale Minorenni, Tribunale Civile e sezioni "tutelari" per dare
vita ad un nuovo organismo unitario, un "Tribunale della Famiglia e
della Persona" che attiri tutte le competenze attuali di tali
uffici in materia di separazioni e divorzi, potestà genitoriale,
filiazione, azioni relative ai figli di persone non coniugate ex
art. 317 bis c.c., adozione ed affidamento di minori,
rettificazione di sesso, T.S.O., dichiarazioni di assenza e morte
presunta, questioni di stato, adozione dei maggiori di età
interdizione/inabilitazione/amministrazione di sostegno, materie ex
art. 38 disp att. c.p.c., ecc: con assegazione a tale organismo
unitario anche dell'attuale competenza penale del Tribunale per i
Minorenni, e mantenimento delle relative Procure Minorili , per non
disperdere l'attuale situazione che consente al pm prima ed al
Giudice poi, anche occupandosi del penale, di prendere in mano e di
valutare ne suo insieme la complessiva situazione personale e
sociale del minore (spesso ormai straniero, ed in condizioni
sociali e giuridiche di estrema difficoltà);
sempre sul piano ordinamentale,
mantenere l'attuale specializzazione dei giudici minorili e
l'"esclusività" delle funzioni minorili da loro svolte, anche per i
pubblici ministeri: con strutturazione del nuovo Tribunale per la
Famiglia o secondo il modello delle Sezioni Lavoro dei
Tribunali ovvero soluzione che raccoglie i maggiori consensi)
secondo il modello dei Tribunali di Sorveglianza (Tribunali e
collegi in sede distrettuale, uffici monocratici con competenze di
cognizione e di esecuzione in sede circondariale): con diffidenza
per la strutturazione del Tribunale della Famiglia come sezione
ordinaria del Tribunale, soluzione generalmente giudicata non
in grado di garantire nel tempo la specializzazione dei giudici e
la funzionalità piena dei servizi;
mantenere la composizione
multiprofessionale dei collegi, con la presenza dei giudici onorari
nelle camere di consiglio e quindi nel momento della decisione: per
l'assoluta esigenza di salvare le attuali professionalità e le
attuali buone prassi spesso consolidate), per l'esperienza
ormai pluridecennale del "modello", da tutti giudicato in modo
estremamente positivo e non sostituibile da una diversa
strutturazione, con collegi di soli togati che si servono di CT o
di organismi anche stabili di consulenza;
nuova regolamentazione dell'esecuzione penale riguardante i
minorenni, con ulteriore riduzione delle sanzioni restrittive
;
unificazione dei riti in materia
minorile, e maggiore "giurisdizionalizzazione" delle procedure, in
particolare di quelle "de potestate" e di quelle di volontaria
giurisdizione che attualmente vedono troppo spesso un ruolo
marginalizzato della difesa e un contraddittorio monco (con un
avvocato non specializzato, come dovrebbe invece essere, a detta
dei rappresentanti delle Camere Minorili, anche l'avvocato che si
occupa di minori).
Radicalmente "bocciata" da tutti la
proposta del disegno di legge "Alberti Casellati" di lasciare in
vita i Tribunali per i Minorenni, e le Procure, per il solo penale,
spostando tutte le altre competenze ad una sezione specializzata
del Tribunale ordinario: proposta giudicata figlia di una volontà
di "normalizzazione" della giustizia minorile e di annullamento
della sua attuale "specificità" (così l'on. Palomba), oltre che
dannosa perchè fondata sull'idea, da tutti gli interventi valutata
come di retroguardia, che si debba separare dal penale la sfera di
"protezione" del minore.
Un mondo professionale particolare,
quello minorile. Un mondo in cui si "pensa positivo" più che
altrove. Un mondo più aperto all'esterno, si direbbe per antica
abitudine, e meno corporativo, in cui può capitar , come è avvenuto
a metà mattina, che i magistrati applaudano l'avvocato (Muglia)
quando testimonia, lodando le modalità di lavoro dei Tribunali, che
"nei collegi spesso è il magistrato professionale ad essere
l'ausiliario dell'onorario".
Valerio Savio, per la Giunta Esecutiva Centrale dell'Anm