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AREA GENERALE | Interviste
19 agosto 2024

"Tesi su Arianna Meloni fondate sul nulla. Pericolosa la delegittimazione dei magistrati"

La vicepresidente Alessandra Maddalena all'Huffington Post

di Federica Olivo

Dopo il retroscena di Alessandro Sallusti su una possibile inchiesta sulla sorella della premier, Arianna Meloni, la maggioranza, nel gridare al complotto, ha accusato la magistratura di brigare con la stampa per scopi politici. Un’accusa che ogni tanto torna. Ne abbiamo parlato con Alessandra Maddalena, vicepresidente dell’Associazione nazionale magistrati.

Cosa risponde all’accusa che arriva dalla maggioranza?
Ormai siamo abituati ad attacchi di questo tipo, anche da diverse forze politiche. Si tratta di un’operazione di delegittimazione molto pericolosa. Ancora una volta si vuole far apparire la magistratura come interessata e di parte. Si vuole far credere che i magistrati esercitino la loro funzione per scopi politici. Così facendo si indebolisce un pezzo dello Stato e si corre il rischio che i cittadini non si fidino più della magistratura. Nel caso specifico, poi, sono state fatte delle dichiarazioni senza alcun riferimento a fatti concreti. Sono tesi, a quanto ne sappiamo, fondate sul nulla. Nel costruirle è stato citato il metodo Palamara, alludendo ad alcune affermazioni scritte in un libro, dove si parlava di giurisdizione deviata. Anche in quel caso, senza alcun riferimento a fatti concreti.

Il rapporto governo-toghe non è mai stato sereno, almeno non negli ultimi 30 anni. Con il governo Meloni le sembra che il livello degli attacchi nei vostri confronti si sia alzato?
Questa tensione c’è da decenni. Al di là del caso di cui stiamo parlando, per il quale non ci sono evidenze, è normale che quando la magistratura, nell’esercizio delle sue funzioni, entra in contatto con la politica si generano tensioni. È sempre stato così e tutto sommato non è cosa di cui sorprendersi. Sorprende, invece che si continui, nell’attaccare la magistratura, a ipotizzare complotti da quest’ultima orditi nei confronti di una o l’altra parte politica. Addirittura che si ipotizzi che si prendano accordi per far cadere un governo. Questi attacchi, maturati per ragioni politiche, finiscono per fare del male alla democrazia.

C’è chi nella maggioranza sostiene che ci sia un grande attivismo nella magistratura a “colpire” esponenti del governo come una sorta di ritorsione per la riforma della separazione delle carriere.
Mi auguro che sia un pensiero di pochi o una provocazione. Diversamente sarebbe grave e senza senso. Abbiamo espresso con fermezza la nostra contrarietà alla separazione carriere, ma con argomentazioni precise, che non riguardano presunti interessi di casta. Parliamo e abbiamo parlato nell'interesse del Paese. L’unicità della giurisdizione non è un privilegio, è espressione del diritto dei cittadini ad avere una giustizia che sia vera e uguale per tutti. Noi non reagiamo, non facciamo ritorsioni, difendiamo semplicemente il diritto dei cittadini a una magistratura autonoma e indipendente, che non sia condizionata dalla politica.

Forse a spingere la maggioranza a fare queste ricostruzioni sono le tante inchieste nei confronti dei politici molto spesso finite in nulla. Possiamo affermare con certezza che non ci siano mai state inchieste pretestuose?
Questo argomento viene spesso utilizzato quando c’è un’assoluzione, per dire che delle inchieste sono state fatte per scopi politici. In realtà, però, la fisiologia della giurisdizione è questa: le inchieste e i processi si fanno per accertare la verità. Chiaramente si tratta di un meccanismo laborioso, altrimenti sarebbe inutile. Quando si arriva all’assoluzione di un politico, c’è chi dice che l’indagine era fatta male, o che era stata fatta per scopi politici, quando si arriva alla condanna, la parte politica avversa dice il contrario. Ma le pronunce di assoluzione non significano che vi è stato un uso politico delle indagini. E in ogni caso per criticare un procedimento bisognerebbe leggere tutta la sentenza, non solo basarsi sull’esito.

Resta, però, il tema - che riguarda più la stampa che la magistratura - della gogna cui viene sottoposto l’indagato, che poi diventa imputato, o anche altri soggetti che finiscono nel processo.
Per evitarla ci sono regole rigorose già da qualche anno. Un esempio per tutti? Le norme sulle intercettazioni, che prevedono la tutela dei terzi non indagati. Posso assicurare che c’è attenzione della magistratura su questo. Il resto attiene al normale svolgimento del processo, che deve avvenire nel pieno rispetto delle regole di garanzia. Che riguardano tutti, che siano politici o no.