L'ANM è l'associazione cui aderisce circa il 90%
dei magistrati italiani. Tutela i valori costituzionali, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.




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AREA GENERALE | Interventi
4 marzo 2025

"Sulla riforma sono mancati dialogo e ascolto"

La lettera del vicesegretario Celli al Corriere di Romagna

Uno sciopero obbligato

Il 27 febbraio 2025 più dell’80% dei magistrati ordinari italiani ha aderito allo sciopero indetto dall’Associazione Nazionale Magistrati. L’immagine scelta per accompagnare lo sciopero è stata quella di due magistrati che, persa la propria indipendenza, sono diventati due burattini, manovrati da un Mangiafuoco invisibile, ma potente.

Come sempre le immagini hanno una forza comunicativa e una potenza evocativa ben superiore alle parole, ma tenterò di spiegare egualmente come e perché si è arrivati allo sciopero.

Sulla riforma non c’è stato alcun dialogo, alcun ascolto. Alla Camera il testo è stato votato in una settimana. Davanti a tale prova di forza, l’unica arma democratica, trasparente, costituzionale, è quella dello sciopero. Una scelta obbligata.

Siamo stati accusati di difendere i nostri privilegi: ma quali? La riforma non cambia gli stipendi, il regime pensionistico, non elimina giorni di ferie, non viene modificato il rapporto di lavoro: cambierà però il magistrato che il cittadino si troverà davanti. Il pubblico ministero sarà inevitabilmente condizionato dalle scelte della Polizia Giudiziaria, sarà indotto a privilegiare le indagini dall’esito sicuro, più semplici, che riguardano soggetti deboli. E non cercherà le prove che scagionano l’imputato, ma solo quelle che servono alla sua tesi.

Abbiamo quindi voluto avvisare i cittadini dei pericoli della riforma: “non dite che non ve l’avevamo detto!”.

E lo stesso potremmo dire agli avvocati: l’avvocato per mandato costituzionale assicura la difesa a tutti gli imputati, ricchi, poveri, italiani, stranieri, famosi e sconosciuti. L’avvocato, senza il quale il processo non esiste, perché senza difesa non c’è un processo degno di questo nome. “Amici avvocati, siete davvero convinti che questa riforma farà il bene di tutti coloro che voi difendete? che sarà meglio un pubblico ministero controllato più o meno direttamente dalla (mutevole) maggioranza di governo? Poi non dite che non ve l’avevamo detto”.

Abbiamo voluto avvisare i cittadini del rischio che l’Italia si avvicini a quei paesi europei, i quali hanno emanato leggi che in diverse misure prevedono un controllo dell’esecutivo sul giudiziario e che vengono definite “democrature”.

Sciopero, allora, per lanciare un avvertimento e per difendere i fondamenti della democrazia costituzionale: la separazione e l’equilibrio fra i poteri. Non è una formula magica, ma garantisce che i cittadini siano uguali davanti alla legge, perché se la magistratura è indipendente, ciascun giudice applica la legge in maniera uguale a tutti i cittadini, siano o non siano amici del governo.

Lo sciopero è stato un primo passo, ma un primo passo confortante.

In tutta Italia si sono tenute decine di assemblee pubbliche, animate da cittadini, rappresentanti sindacali, esponenti delle associazioni, della società civile: tutti hanno solidarizzato con i magistrati. Attori, registi, scrittori hanno prestato la loro voce e le loro riflessioni per spiegare le ottime ragioni della protesta.

Siamo sicuri che non si sia trattato di uno slancio momentaneo, ma che tutte queste persone resteranno al nostro fianco e altre se ne aggiungeranno, in una battaglia democratica in cui la posta in gioco è molto alta. Perché si tratta dell’indipendenza della magistratura.