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https://www.associazionemagistrati.it/4696/avviliti-dalle-accuse-del-governo-la-riforma-ferisce-la-nostra-credibilit.htm
AREA GENERALE | Interviste
14 aprile 2025

“Avviliti dalle accuse del governo. La riforma ferisce la nostra credibilità”

Il presidente Anm a La Stampa

di Niccolò Carratelli

Domani mattina una delegazione dell'Associazione nazionale magistrati è attesa da Carlo Nordio al ministero della Giustizia. Un incontro in agenda da tempo, ma che si è caricato di significato dopo la sequela di attacchi alla magistratura da parte del ministro e di esponenti del governo, a cominciare dal sottosegretario Alfredo Mantovano. Magistrati mossi da «logiche di potere», condizionati da «degenerazioni correntizie», che «deragliano dai propri confini» per «erodere la sovranità popolare».

Cesare Parodi, presidente dell'Anm, con che stato d'animo incontrate il ministro?
«Quelle parole non ci hanno fatto certo piacere. Ma la vita continua, che senso avrebbe rifiutare il confronto? Noi abbiamo ricevuto un mandato dai colleghi, per affrontare con il ministro una serie di problemi urgenti che riguardano non solo la riforma ma anche la nostra attività, le nostre condizioni di lavoro».

Pensa che quelle accuse siano strumentali? O ci sono elementi su cui fare autocritica?
«L'autocritica va sempre fatta. L'Anm è consapevole di alcune problematiche e del fatto che abbiamo perso credibilità di fronte all'opinione pubblica. Anche per nostre responsabilità, ma soprattutto perché subiamo attacchi strumentali, a livello politico e mediatico. Tanti non hanno più fiducia nella magistratura e questo può favorire la riforma proposta dal governo».

Mentre, dal vostro punto di vista, è sbagliata: perché?
«Non serve minimamente a rispondere alle effettive esigenze del sistema giudiziario. Non è una riforma della giustizia, non cambierà di una virgola l'efficienza degli uffici o la durata dei processi».

È una riforma ideologica e punitiva, come sostengono alcuni suoi colleghi?
«Di certo, viene percepita così da molti magistrati. Ci sono disposizioni che nuocciono alla credibilità della magistratura e ne pregiudicano l'immagine, oltre a penalizzare nel concreto l'attività lavorativa. Siamo avviliti di fronte ad alcune misure, a cominciare dal sorteggio peri membri del Csm: mi dica quale categoria in Italia non ha il diritto di scegliere i propri rappresentanti».

Vogliono depotenziare le correnti interne alla magistratura. Sbagliano?
«Non ci nascondiamo dietro a un dito, ci sono distorsioni da correggere, ma le soluzioni drastiche non aiutano. Se vogliamo un Csm che collabori in maniera corretta con governo e Parlamento, deve essere composto da colleghi realmente rappresentativi della maggioranza dei magistrati. Le nostre non sono ragioni ideologiche, ma tecniche e operative».

Lo spiegherà ai partiti di maggioranza? In settimana avete in programma incontri anche con i gruppi parlamentari...
«Sì, abbiamo chiesto a tutti un incontro e abbiamo già visto alcune forze di opposizione, che sulla riforma la pensano in modo simile a noi. Ora parleremo anche con rappresentanti di Fratelli d'Italia e Forza Italia, perché è giusto confrontarsi con chi ha idee diverse e capire le loro motivazioni».

Non ha citato la Lega.
«Non ci hanno risposto, pazienza. Idem Azione, ma nessuno è obbligato a incontrarci».

Per il ministro è un dovere, quali sono le questioni che gli sottoporrete?
«In sintesi, c'è il problema dell'informatizzazione, in particolare nel settore penale, senza prevedere un'idoneità specifica. Poi le enormi carenze di personale, che non consentono ai magistrati di trattare fascicoli già definiti, per mancanza di cancellieri e assistenti. Ancora, l'edilizia e la geografia giudiziaria, che hanno molto a che fare con le nostre condizioni di lavoro. Senza dimenticare il sovraffollamento delle carceri e l'aumento del numero di suicidi tra i detenuti».

Nordio ha sostenuto in Parlamento che il sovraffollamento è colpa vostra, perché mandate troppa gente in carcere.
«Poi ci siamo incontrati a un convegno e gli ho detto: "Pensavo che il mio compito fosse quello di applicare le leggi"».

E lui?
«Ha detto che è stato frainteso e che non voleva dare la colpa ai magistrati».

Intanto, hanno approvato il decreto Sicurezza, con nuove fattispecie di reati: questo come si concilia con la riduzione del numero di detenuti?
«Sul decreto Sicurezza stiamo preparando un documento con una valutazione organica delle criticità. A partire dalla costituzionalità, perché si fatica a comprendere quali siano i motivi di urgenza. Poi, certo, prevedere nuove fattispecie di reati è in controtendenza con la preoccupazione, condivisa dallo stesso ministro Nordio, per l'aumento della popolazione carceraria. Ma ci sono varie questioni su cui auspichiamo un ripensamento e penso ci sia lo spazio per delle correzioni in fase di conversione del decreto».