L'ANM è l'associazione cui aderisce circa il 90%
dei magistrati italiani. Tutela i valori costituzionali, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.




https://www.associazionemagistrati.it/4983/carriere-separate-specchio-per-allodole-lobiettivo-porre-i-pm-sotto-il-governo.htm
AREA GENERALE | Interviste
16 novembre 2025

«Carriere separate specchio per allodole L'obiettivo è porre i pm sotto il Governo»

Il segretario Anm Maruotti ad Avvenire

di Vincenzo R. Spagnolo

Il segretario dell'Associazione nazionale magistrati, Rocco Gustavo Maruotti, è netto: «Non ci piace questo clima, ma non siamo noi ad alimentarlo. Per come la vedo io, il movente della riforma è quello di controllare la magistratura...». Foggiano, classe 1977, è pm nella Procura di Rieti (sue le indagini, fra l'altro, sui crolli per il terremoto ad Amatrice) e componente della corrente progressista di “AreaDG”: «Sono un convinto sostenitore – assicura – del dialogo e del confronto».

Ma quello fra Governo e magistratura ormai è più uno scontro, no?
Non per nostra responsabilità.

Il Guardasigilli chiede, come interlocutore in tv, un esponente di vertice dell'Anm: lei o il presidente Cesare Parodi. E «se ci sarà un rifiuto formale» ne trarrà «le conseguenze». Cosa risponde?
Che per settimane ci è stato ripetuto, anche dal ministro Nordio, che l'Anm non deve politicizzare il referendum e che non deve trasformarsi in un partito. E proprio per evitare ogni possibile ambiguità, abbiamo deciso che nessun esponente dell'Anm farà confronti televisivi con esponenti del Governo. Insistere, da parte del Guardasigilli, sul confronto con l'Anm rischia di accreditare quell'idea di contrapposizione Governo-magistratura che non esiste e che non va in alcun modo alimentata. Ciò detto, noi riteniamo che, al confronto con il ministro, se ci sarà, possa ben rappresentare le posizioni del No un esponente della società civile come il professor Enrico Grosso, avvocato, docente di Diritto costituzionale e presidente del Comitato del No promosso dall'Anm. In fondo, se l'obiettivo è spiegare agli italiani il contenuto della riforma, non credo che per il ministro faccia differenza quale sarà il suo interlocutore.

Il centrodestra vi imputa proprio di aver costituito un Comitato per il No.
È aperto ai cittadini ma, per statuto, non accetta adesioni da chi ha avuto esperienze politiche. Ora ci stiamo organizzando con iniziative sui territori. E non ci sottrarremo agli inviti dei Comitati del Sì, se arriveranno. Crediamo nel confronto, che peraltro è mancato nei lavori parlamentari, visto che la maggioranza è andata dritta, senza consentire modifiche al ddl.

Un testo autoreferenziale?
Il costituente Piero Calamandrei riteneva che «quando si parla di riforme costituzionali, gli scranni del Governo dovrebbero essere vuoti», perché la Carta appartiene a tutti. Il fatto che l'esecutivo non abbia consentito – alle opposizioni e a esponenti di maggioranza di suggerire ritocchi, è un vulnus. Una discussione parlamentare forse avrebbe permesso di raggiungere la maggioranza dei due terzi. Non ci sarebbe stato bisogno del referendum e di spaccare il Paese in due blocchi.

Il vicepremier Salvini dice di conoscere magistrati favorevoli alla riforma, che preferiscono non esporsi. Lei ne conosce?
Non mi piace chi resta nell'anonimato. Ma il 25 ottobre, in assemblea, abbiamo approvato una mozione totalmente contraria con 2mila sì e 6 soli no. Se la percentuale è questa, su 9mila iscritti all'Anm, i favorevoli sarebbero meno di trenta. Ciò smentisce chi ci dipinge divisi.

I sondaggi collocano il Sì avanti di 10 punti. Vi preoccupa?
Mancano ancora cinque mesi, è presto per dire quanto queste rilevazioni siano puntuali.

E se la premier entrasse personalmente nella contesa?
Lo ha già fatto. Nel giorno del via libera in Senato e dopo la decisione della Corte dei conti sul Ponte dello Stretto, ha detto che le riforme sono la risposta alle invasioni di campo della magistratura nelle scelte governative. Ma quali invasioni? Noi facciamo indagini o emettiamo sentenze nel solco della legge. E così fa la magistratura contabile.

Dell'assetto disegnato dal ddl Nordio, cosa vi inquieta?
La giustizia avrebbe bisogno di più magistrati e impiegati amministrativi, miglior tecnologia informatica, carceri funzionanti e non stracolme... La separazione delle carriere è uno specchio per le allodole: la legge Cartabia consente un solo passaggio di funzioni nel primo decennio e riguarda 20 casi l'anno. Di cosa stiamo parlando? Frazionare la magistratura in due corpi (giudicante e requirente) punta a indebolirla. E duplicare il Csm e privarlo della materia disciplinare affidandola a un'Alta corte, significa indebolirne l'indipendenza e l'autonomia.

E il sorteggio per scegliere i consiglieri?
Un'aberrazione punitiva, altro che «anti-correntismo». Perché la nostra categoria non dovrebbe, come tutte le altre, eleggere persone in grado di assumere quel compito, perché dovrebbe estrarle a sorte?

Nemmeno l'Alta corte disciplinare vi convince.
Dicono che occorra perché «cane non morde cane». Falso, perché il Csm italiano in Europa è il più severo: nel 2023 ha emesso il triplo delle sentenze disciplinari di condanna di quello francese. Solo che diversi magistrati, prima di essere radiati, si dimettono e quindi i numeri paiono bassi. Peraltro, a chi lamenta che l'azione disciplinare del Consiglio non funziona, vorrei ricordare che il Ministro della giustizia ha sia il potere di attivare i procedimenti disciplinari che quello di impugnare le sentenze d'assoluzione. Ma mi risulta che li abbia esercitati molto poco finora.

Lei è un pm. Perché ipotizza che l'esercizio dell'azione penale possa finire sotto l'ombrello del Governo? Nella riforma non c'è scritto.
No, ma sarà questione di tempo. L'interpretazione autentica è arrivata dal Guardasigilli, quando ha invitato la segretaria del Pd Schlein a riflettere sul fatto che, qualora dovesse andare al Governo, la riforma potrebbe essere utile anche a lei. Mi pare un indizio. E se avvenisse, sarebbe gravissimo. Perché la magistratura italiana pur coi suoi umani difetti - in 77 anni ha indagato su apparati, servizi deviati e logge come la P2, su stragi oscure come quella di Bologna, sul delitto Mattarella, sui depistaggi legati alle bombe di Riina o, di recente, su una vicenda sconcertante come il caso Almasri. Certo, a volte i processi a un ministro non si fanno perché le norme costituzionali consentono di evitarlo. Ma è la conferma di quanto la nostra magistratura abbia un altissimo grado di autonomia e di indipendenza dal potere. E, forse, è proprio ciò che alcuni non vogliono.