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AREA GENERALE | Interviste
29 dicembre 2025

«Vogliono allentare i controlli sul potere politico accuse gratuite contro di me» Il presidente Parodi a la Repubblica

Di Conchita Sannino

«C’è un’escalation nei toni che vedo montare. E vedo forzature che aumentano».

Presidente Parodi, oggi è il giorno della riforma-blitz sulla giustizia contabile. Si riferisce anche alla riforma che si vuole chiudere tra Natale e San Silvestro?

«Certo. Condividiamo da mesi le preoccupazioni dei colleghi della Corte dei Conti. Ed io penso che sta emergendo una verità, sotto la coltre degli slogan: in questo momento è in gioco il principio dell’equilibrio tra poteri dello Stato. E l’allentamento delle funzioni di controllo sul potere politico».

Cesare Parodi, 63 anni, procuratore di Alessandria, da quasi un anno è presidente Anm che schiera tutte le correnti unite sul no. Ha appena scritto il libro Riforma della giustizia e dintorni con Carlo Maria Pellicano, edizione Aliberti («Lo scriva, prendiamo un euro come compenso»), solo «per parlare ai cittadini, spero con chiarezza». Toni sobri, toga di Mi, la più vicina al centrodestra: eppure a Parodi non hanno risparmiato colpi.

Cosa la preoccupa, presidente?

«Il grado di aggressività, gli schizzi gratuiti. Credo che ciascuno dovrebbe essere libero di poter esporre i suoi argomenti senza subire accuse gratuite: e infatti il nostro no, fin dal primo momento, è stato spiegato e motivato. I cittadini hanno bisogno di capire per poter scegliere consapevolmente: qui parliamo del loro diritto alla giustizia e delle loro garanzie, non dei nostri “privilegi”».

Lei aveva aderito al post di un avvocato che si è espresso in toni forti contro il governo, definendolo «fascista e liberticida».

«È davvero singolare quello che ho visto: siamo alla strumentalizzazione, posso dire?, un po ' violenta…».

Ma il deputato di Fi Mulè le ha chiesto di smentire. Può spiegare?

«Lo dico nei termini più pacati che conosco: non si può smentire ciò che non ho mai detto. Ho spiegato in una nota, forse troppo istituzionale. Adesso sarò più chiaro: conosco quell’avvocato da anni, perché abbiamo lavorato insieme nel consiglio giudiziario a Torino e ci siamo sempre rispettati. Poiché ha voluto rendere nota la sua posizione per il no, come sta avvenendo tra tanti avvocati – a dispetto di quello che viene veicolato – mi sono limitato ad apprezzare la sua posizione contraria a questa riforma. Ma non è l’unica mistificazione che vedo».

Si riferisce al toto-giustizia della cronaca?

«Colpisce che qualunque caso, vedi la complessa vicenda Garlasco, vedi gli incolpevoli bambini della famiglia del bosco, sia ricondotto alla presunta malagiustizia a cui si dovrebbe dare una lezione con la riforma». 

Anche lei è convinto che il sì porti avanti una battaglia contro le toghe?

«Non parlo di tutti, naturalmente, ma il messaggio che passa è proprio quello: e invece insisterò sempre, anche negli incontri, sul fatto che dobbiamo riflettere sul danno che si fa alla Costituzione. Chi chiede il sì vuole rafforzare il potere politico a danno di quello dei giudici che esercitano il controllo. Tutto il resto, dividere i pm dai giudici, è fuffa. Ce lo ha fatto capire il ministro Nordio».

In che senso? 

«Il Guardasigilli è stato molto sincero quando ha detto alla segretaria Schlein: questa riforma converrà anche a voi. Ha ragione: converrà a chiunque è al governo. E poi turba, confesso, una certa aggressività».

In che senso? 

«Mi sorprende, ad esempio, che l’avvocato Caiazza, presidente dell’Unione Camere Penali, usi ripetutamente il termine “menzogne” per riferirsi alle analisi che tanti magistrati offrono contro questa riforma. Ma io non ci sto a confrontarmi questo livello».

All’inaugurazione dell’Anno giudiziario, a gennaio, porterà la parola dell’Anm? 

«Ho appreso che dovrò chiedere un permesso per parlare in Cassazione e rispettosamente lo farò, sarebbe importante».

Molte polemiche sul passaggio di magistrati d’alto rango, da Zanon a Salvato, dalle posizioni del no alla firma nel comitato filogovernativo del sì. Che ne pensa?

«Penso che tutti possono cambiare idea, ma coltivo un mio rimpianto personale per una parola antica e desueta: la coerenza. Devo dire però che mi appassionano molto di più le figure di spessore che vedo in alcuni comitati del no, da Bachelet a Tobagi, da Parisi a tanti altri».