L'ANM è l'associazione cui aderisce circa il 90%
dei magistrati italiani. Tutela i valori costituzionali, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.




https://www.associazionemagistrati.it/627/relazione-riviezzo.htm
ORGANI ANM | Documenti ufficiali
18 giugno 2010

Relazione del presidente Riviezzo al Cdc

Quella odierna è la prima sedutadel Cdc dopo l'approvazione della contro riforma dell'OrdinamentoGiudiziario. Ci eravamo lasciati con l'indizione dello sciopero del14 luglio 2005, che non voleva essere solo una doverosatestimonianza in un momento difficile per la giustizia in questoPaese, ma anche l'ennesimo grido di allarme e l'invito allaragionevolezza nei confronti delle forze politiche di maggioranzache si apprestavano ad approvare il disegno di legge.


Relazione del presidente Riviezzo al Cdc del 1° ottobre
2005



Quella odierna è la prima seduta
del Cdc dopo l'approvazione della contro riforma dell'Ordinamento
Giudiziario. Ci eravamo lasciati con l'indizione dello sciopero del
14 luglio 2005. Uno sciopero che non voleva essere solo una
doverosa testimonianza in un momento difficile per la giustizia in
questo Paese, ma anche l'ennesimo grido di allarme e l'invito alla
ragionevolezza nei confronti delle forze politiche di maggioranza
che si apprestavano ad approvare il disegno di legge.



Lo sciopero è pienamente riuscito,
ricevendo l'adesione della stragrande maggioranza dei colleghi, a
dimostrazione sia della sensibilità diffusa nel corpo della
magistratura su questi temi, sia della capacità dell'Associazione
di interpretare il sentire comune. Nell'occasione, in vari
distretti sono state organizzate manifestazioni, alle quali hanno
partecipato autorevoli esterni, come avvocati, professori
universitari, rappresentanti del personale, ecc., ma abbiamo dovuto
constatare che tutte le nostre proposte di modifica non sono state
nemmeno esaminate, fino a giungere all'ennesimo voto di fiducia che
ha di fatto espropriato il Parlamento della possibilità di
discutere la proposta punto per punto e di eliminare almeno le
storture più evidenti. Nemmeno i punti indicati dal Capo dello
Stato sono stati, in larga misura, rispettati, e, beffardamente,
l'unico emendamento approvato - il famoso emendamento Bobbio,
dichiaratamente una norma contra personam - ha ulteriormente
peggiorato la situazione, introducendo già nell'immediato elementi
di disfunzione del sistema di autogoverno. Già in questi giorni al
Csm si stanno sperimentando i primi effetti di questa norma, ed è
verosimile che nei prossimi mesi assisteremo ad una miriade di
ricorsi, con prevedibili richieste di intervento rivolte alla
Consulta, che rischiano di ulteriormente ingolfare il già
difficoltoso lavoro dell'organo di autogoverno.



In dispregio del condivisibile
messaggio del Capo dello Stato che segnalava al Consiglio la
necessità di una maggiore efficienza proprio nel campo
dell'assegnazione degli incarichi direttivi.



Nei giorni scorsi la Gec su questi
punti ha inviato una lettera aperta ai colleghi, unitamente ad un
documento di carattere generale ed al riepilogo delle disposizioni
già in vigore.



In questi giorni il Consiglio dei
Ministri sta approvando i primi schemi di decreti delegati in
attuazione della contro-riforma, nonostante i nostri inviti ad
ulteriormente ripensare sull'opportunità di attuare la delega. La
Gec si è già attivata per un esame approfondito e puntuale degli
schemi presentati. Noi intendiamo ancora una volta ribadire con
forza l'invito al Governo a non attuare la delega nei punti - la
massima parte - in cui essa è incostituzionale. La nostra storia
parlamentare conosce molti casi nei quali le leggi-delega non sono
state, in tutto o in parte, rese operative, e sarebbe saggio
evitare un periodo di incertezza e di conflittualità che rischia di
paralizzare il sistema dell'autogoverno ed avere effetti disastrosi
anche sull'esercizio della giurisdizione.



L'Associazione non si sottrarrà al
dovere istituzionale di segnalare alle Commissioni Parlamentari
competenti i punti degli schemi dei decreti delegati che risultano
affetti da vizi di incostituzionalità, per effetto di disposizioni
della delega a loro volta illegittime o per difetti propri, nonché
le incongruità, le irrazionalità, i motivi di ingestibilità del
sistema. Vogliamo ancora credere che il senso istituzionale
condurrà chi deve decidere ad un ripensamento ancora possibile, ed
in tale senso ci batteremo senza tregua. Occorre essere
consapevoli - si ripete - che in caso contrario è facile
prevedere che si aprirà una stagione di conflittualità permanente,
con continui ricorsi ed effetti negativi per l'intero sistema.



Comunque, non ci stancheremo di
chiedere che la contro-riforma sia azzerata al più presto, per
essere sostituita con un sistema rispettoso dei principi
costituzionali.



Occorre essere consapevoli che,
oltretutto, questa riforma contiene in sé un veleno micidiale per
la magistratura. Essa tende consapevolmente e dolosamente ad
isolare il magistrato ed a creare divisioni interne sulla base di
interessi contrapposti, per categorie o singolarmente. Ne abbiamo
avuto già una prima dimostrazione con l'approvazione
dell'emendamento Bobbio, che nel danneggiare alcuni
concorrenti ai posti direttivi, ne avvantaggia inevitabilmente
altri; ed ancora con l'approvazione quest'estate della norma sulle
assegnazioni alle sedi disagiate che modifica la l. n. 133/1998. Su
questo punto, la Gec ha approvato un documento, nel quale si
stigmatizza il metodo con il quale si è giunti alla riforma,
incidendo su diritti quesiti dei colleghi ed auspicando che il Csm
adotti una interpretazione della nuova legge conforme alla
Costituzione. Nel contempo, però, non si è disconosciuta l'esigenza
di una rivisitazione per il futuro dell'intera materia, alla luce
delle modificate condizioni di fatto dell'organico. Ma anche in
questa vicenda, è evidente che l'interesse dei colleghi assegnati a
sedi disagiate si pone in contrapposizione con quello di coloro che
aspirano al trasferimento verso una sede gradita, e si vedono
sistematicamente superati dagli aventi diritto alla prescelta.
Queste vicende ci devono indurre ad una approfondita riflessione
sulle conseguenze della contro-riforma non solo sull'indipendenza,
interna ed esterna, dei magistrati, ma anche sui rapporti interni
alla magistratura.



L'associazionismo giudiziario ha
già conosciuto in passato spinte centrifughe sulla base di
interessi particolari e settoriali, e qualche segnale preoccupante
si può intravedere anche adesso. Finora l'Anm ha sempre avuto la
capacità di tenere unita la magistratura, privilegiando l'interesse
generale e tendendo fermi i principi. In questo, occorre
riconoscere il ruolo fondamentale che hanno avuto le correnti nel
non cedere a facili demagogie ma riportando tutte le polemiche
nell'ambito associativo. Per questa strada dobbiamo proseguire il
cammino, dicendo con chiarezza ai colleghi che sosterremo, anche
concretamente, tutte le posizioni sulla base di considerazioni che
prescindono dall'interesse contingente del singolo, ma tengono
conto della valutazione generale della singola disposizione.



Nel periodo trascorso dall'ultima
seduta del Cdc, è stato approvato il decreto legge cd.
anti-terrorismo, subito convertito in legge, in sostanza, senza
alcuna discussione. Diverse norme di tale decreto lasciano
perplessi e meritano ulteriori approfondimenti, dalla competenza ad
autorizzare le intercettazioni preventive, affidate alle Procure
Generali anziché alle Direzioni Distrettuali Antimafia, alla
riduzione di garanzie giurisdizionali in materia di espulsioni. Ma
la nostra attenzione si è soffermata nell'immediato sull'art. 17,
che riduce drasticamente l'impiego della P.G. nel settore delle
notifiche e nel procedimento davanti al Giudice di Pace. Abbiamo
effettuato un monitoraggio tra i colleghi, e dalle notizie attinte,
anche se parziali, abbiamo ricavato la convinzione che, pur nella
estrema diversità delle situazioni locali e delle prassi operative
adottate, comunque la drastica disposizione ha posto nel nulla
esperienze interessanti e proficue ed organizzazioni consolidate,
mettendo in estrema difficoltà soprattutto gli uffici di Procura.
In molte sedi è a rischio la funzionalità dell'intera giurisdizione
penale di pace, e gli uffici lamentano difficoltà a notificare gli
atti, aggravate dalle condizioni in cui si trovano gli ufficiali
giudiziari anche a causa delle ulteriori incombenze derivanti dalle
nuove disposizioni amministrative riguardanti i rapporti con l'Ente
Poste Italiane. Pur riconoscendo che è ragionevole l'esigenza di
recuperare forze per la lotta al terrorismo, tuttavia abbiamo detto
con forza che è assurdo che, nella situazione esistente della
giustizia, si sottraggano ulteriori forze senza prevedere
meccanismi compensativi. Le nostre proposte, come quella di
sottrarre al divieto almeno i componenti delle Sezioni di P.G. che
sono a disposizione diretta degli uffici giudiziari, non sono state
nemmeno prese in considerazione, seguendo un copione ormai noto. E'
compito precipuo del Ministro delle Giustizia, affidatogli
dall'art. 110 della Costituzione, occuparsi dell'organizzazione dei
servizi giudiziari, ed evitare che l'applicazione delle nuove
disposizioni aggravi ancor di più la condizione degli uffici. In
questo senso abbiamo redatto una lettera aperta da inviare al
Ministro.



Preoccupazioni ancora maggiori
derivano, nel settore penale, dal procedere dei lavori parlamentari
in ordine a diversi disegni di legge. Proprio in questi giorni, è
in corso la discussione finale alla Camera sul ddl cd. ex Cirielli,
che, tra l'altro, riforma profondamente la prescrizione. Anche su
questo argomento abbiamo redatto un documento, e abbiamo
organizzato una tavola rotonda in questa settimana, che ha visto la
presenza, oltre che di esponenti politici, del prof. Franco Cordero
e dell'avv. Ettore Randazzo. In quella sede abbiamo provveduto a
ribadire la nostra contrarietà ad un sistema che lega la
prescrizione non al fatto, ma al suo autore, ed in particolare
abbiamo lanciato un grido di allarme rispetto a quella che il prof.
Cordero ha chiamato una cripto-amnistia permanente, che avrà
effetti devastanti nell'immediato, sui processi pendenti, e nel
futuro, poiché, con le norme processuali e le risorse esistenti,
non sarà possibile ottenere in molti casi una sentenza diversa da
quella di estinzione del reato. Rimarranno impuniti molti
colpevoli, ed in tal modo si lancia al Paese un preoccupante
segnale di resa in un momento storico in cui è forte la pressione
della criminalità, organizzata e comune. Tra l'altro, il Ministro
Castelli, benché sollecitato ormai da molti mesi, anche dal
Parlamento, a produrre i dati relativi all'impatto che avrà la
nuova normativa sui processi in corso, finora si è sottratto a tale
suo obbligo. E' evidente che il Parlamento, per poter
consapevolmente decidere, deve essere posto in grado di conoscere,
per cui chiediamo ancora una volta che siano forniti dal Ministro
dati ufficiali ed attendibili, che tengano conto dell'estinzione
dei reati (e non solo di interi procedimenti) che si produrrà con
l'approvazione della riforma.



Su questo disegno di legge, Radio
Carcere, una organizzazione legata a Radio Radicale, chiede all'ANM
di sottoscrivere un appello che dovrebbe essere sottoscritto da
avvocati, magistrati, professori universitari ecc. . Altro disegno
di legge che in questo periodo è stato approvato da un ramo del
Parlamento, è quello relativo alla inappellabilità delle sentenze
di assoluzione da parte del PM. Anche in questo caso, abbiamo
espresso la più netta contrarietà dell'ANM alle nuove disposizioni:
si introducono nuove norme che da una parte ampliano a dismisura la
cognizione delle Corte di Cassazione, rischiando di trasformarla in
un terzo giudice di merito, e dall'altra introducono il divieto di
appello delle sentenze di assoluzione da parte del PM in modo
assolutamente eccentrico rispetto al panorama generale, tanto che
anche questa norma non può che essere vista come l'ennesimo atto
punitivo nei confronti degli uffici requirenti. Abbiamo
sottolineato il danno grave che subiscono le vittime dei reati, che
si vedono private del diritto ad un riesame nel merito della
decisione di primo grado. Su tutti questi punti, nei giorni scorsi,
anche la sezione ANM della Corte di Cassazione ha scritto pagine
chiare ed efficaci, e trovate nelle cartelline il relativo
documento.



Grande clamore hanno avuto questa
estate le vicende relative alle intercettazioni telefoniche sul
caso BankItalia, che finora hanno prodotto come unico risultato
l'approvazione di un disegno di legge che restringe l'operatività
delle intercettazioni. Va subito detto che, ancora una volta, si è
utilizzato strumentalmente un caso di cronaca per attaccare
ingiustificatamente la magistratura. E' a tutti noto che la massima
parte delle conversazioni intercettate pubblicate dai giornali
erano comprese in atti giudiziari posti a disposizione delle parti,
o depositate ai sensi della normativa in vigore, e quindi non
coperti da segreto istruttorio. Nonostante ciò, si sono rivolti
attacchi inconsulti a pretesi ed inesistenti abusi dei magistrati,
anche da parte di esponenti istituzionali. La normativa proposta
dal Governo, invece di intervenire organicamente sulla fase della
pubblicità degli atti, e quindi della divulgazione delle notizie
(che va interamente ripensata in funzione della tutela del diritto
alla riservatezza dei terzi coinvolti), preferisce introdurre
limitazioni pesanti all'uso del mezzo. E non inganni la previsione
di un doppio binario per i processi per i reati di criminalità
organizzata e per gli altri: chi opera in questo settore sa che
spesso è proprio partendo dalle indagini su reati meno gravi che si
scopre l'esistenza di organizzazioni criminali.



E la situazione non è migliore se
si guarda al settore civile. Grazie anche ad una fattiva consonanza
con le organizzazioni rappresentative  degli  avvocati,
siamo riusciti ad ottenere un differimento dell'entrata in vigore
delle norme contenute nella novella n. 80 del 2005. Peraltro, va
stigmatizzato un modo di legiferare che introduce norme di
immediata applicabilità, altre per le quali dovrà essere attuata la
legge-delega, mentre il Parlamento si appresta ad approvare altre
disposizioni ancora. Una confusione che penalizza i cittadini e gli
operatori. Il nostro gruppo del civile sta organizzando varie
manifestazioni per lo studio e l'approfondimento dei problemi che
la riforma pone, ed è in fase di avanzata elaborazione un documento
che dovrebbe portare le firme dell'Anm e di tutte le associazioni
degli avvocati maggiormente rappresentative. Nel frattempo, proprio
in attuazione di una delega contenuta nel decreto n. 80, è stato
presentato lo schema di decreto delegato per la riforma delle
procedure concorsuali. Anche in questo caso abbiamo evidenziato
alcuni aspetti in un documento sintetico, riservandoci uno studio
più approfondito da sottoporre alle Commissioni Parlamentari che
dovranno dare il parere sullo schema. Già da subito si può
affermare che ciò che lascia maggiormente perplessi è, anche in
questa materia, la marginalizzazione del ruolo del giudice: una
costante che si ripete a prescindere dalla materia. Altro schema di
decreto delegato riguarda il giudizio di Cassazione, e l'Assemblea
della Corte ha già espresso un parere al riguardo.



In adempimento a quanto stabilito
nel programma posto a base della costituzione di questa Giunta,
abbiamo sempre cercato - non senza difficoltà, ma spesso
riuscendoci - di instaurare su tutti i punti forme di
collaborazione con le organizzazioni rappresentative
dell'avvocatura. Dobbiamo comunque registrare un positivo
miglioramento del clima generale dei rapporti tra magistratura ed
avvocatura associate.



Per quanto riguarda le iniziative
in programma, segnalo che per il 19 ottobre prossimo abbiamo
organizzato in Cassazione un dibattito sul tema della magistratura
onoraria. Al riguardo, è stato redatto il documento di base da
parte del gruppo di lavoro coordinato da Sergio Gallo. La riforma
della magistratura onoraria è argomento centrale nel panorama
generale, e non va assolutamente sottovalutato, pena il farsi
trovare impreparati di fronte ad ipotesi di riforma che possono
anche scardinare l'assetto della giurisdizione. La riforma della
m.o. deve essere vissuta come un'occasione per contribuire a ridare
efficienza al servizio giudiziario, e non come un pericolo da
evitare. Il convegno programmato dovrà anche contribuire a fare
passi avanti nella elaborazione di una proposta condivisa dell'ANM.
Gli atti di questo incontro, unitamente a quelli del Convegno sullo
stesso argomento tenutosi a Genova nel febbraio scorso, saranno
pubblicati in un volume IPSOA della collana dedicata ai nostri
studi. Sta concretamente operando la Commissione di studio
sugli incarichi direttivi coordinata da Maurizio Millo, che
dovrebbe fornire un documento di base da porre a fondamento di un
convegno da tenere al più presto. Anche in questo caso, proseguiamo
nel nostro programma di dotarci di elaborazioni approfondite, in
modo da fornire proposte costruttive sui temi che riguardano la
giurisdizione, senza rassegnarci a difendere solo l'esistente.



Agli inizi del prossimo anno
(presumibilmente entro febbraio, per evitare sovrapposizioni con la
piena campagna elettorale per le elezioni politiche) si dovrà
tenere il Congresso dell'Associazione. Spetta per Statuto al Cdc
fissare data, luogo e temi. La Gec ha iniziato il lavoro
preparatorio, acquisendo la disponibilità delle sede di Reggio
Calabria, che ha già elaborato un progetto operativo. La mia
proposta è quella di delegare la Gec a continuare in questa opera
di preparazione, e di fornire al prossimo Cdc un progetto compiuto,
tenendo anche conto dell'esigenza di assicurare la presenza
all'apertura del Congresso del Capo dello Stato. Già in questa
sede, però, possono venire proposte, soprattutto sui temi del
Congresso e sulla sua impostazione. I tempi sono molto ristretti, e
quindi occorre operare con sollecitudine.



Il Congresso costituirà un momento
significativo della presenza dell'Associazione, anche perché, come
detto, cadrà nel periodo immediatamente antecedente alla campagna
elettorale per le prossime consultazioni politiche. Esso, quindi,
dovrà servire a presentare le proposte dell'Anm sui vari temi in
materia di giustizia, in modo da offrire alle forze politiche
spunti di riflessione per i loro impegni futuri. Come è ben
delineato nel programma di questa Giunta, l'Anm intende infatti
offrire il proprio contributo costruttivo al dibattito sulle
riforme necessarie per la giustizia: accanto alla richiesta di
azzerare le tante pessime nome approvate in questo periodo, a
cominciare dalla riforma dell'ordinamento giudiziario, dobbiamo
avere la capacità di avanzare proposte alternative, in modo da
sfatare il mito di una magistratura arroccata a difesa dei propri
interessi corporativi. Così non è, e con il Congresso dovremo
ulteriormente dimostrarlo. Nel contempo, per rendere credibili le
nostre proposte, è necessario che volgiamo lo sguardo anche al
nostro interno, a ciò che possiamo migliorare sia nel funzionamento
dell'autogoverno che nell'organizzazione dei servizi, con una
serena ma seria autocritica. Questi due temi - efficienza
dell'autogoverno e degli uffici - non sono più eludibili, e
dovranno far parte della riflessione congressuale, come base solida
ed autorevole su cui poggiare la nostra piattaforma
propositiva.



Nei primi giorni di novembre si
terrà a Napoli un convegno celebrativo del decennale del codice
etico, che costituirà un primo momento di riflessione sui temi
della deontologia, che dovrà necessariamente proseguire nel
Congresso.



Unitamente al Congresso, il Cdc
dovrà convocare anche l'Assemblea Generale, nella quale discutere
anche di eventuali proposte di modifiche statutarie. Sul punto,
segnalo che il Comitato Pari Opportunità nei giorni scorsi ha
tenuto una riunione allargata ai delegati delle sezioni, molto
partecipata, nella quale sono stati discussi anche i temi della
rappresentanza dei generi negli organi associativi. Hanno
partecipato ai lavori alcuni componenti del Cdc e della Gec, che
potranno riferire al riguardo. Altre modifiche allo Statuto
opportune potrebbero riguardare il sistema complessivo di
comunicazione dell'Anm, che va adeguato anche allo sviluppo
tecnologico. Anche su questo punti, è opportuno che il Cdc inizi
una riflessione che potrebbe portare, nella prossima riunione, alla
elaborazione dell'ordine del giorno dell'Assemblea.



In conclusione, permettetemi di
ringraziare tutti i componenti della Gec per l'impegno profuso in
questo periodo così difficile: senza di esso, l'Associazione non
sarebbe stata in grado di rappresentare in modo adeguato ed
efficace le posizioni della magistratura. Vedo in questa Giunta
realizzarsi concretamente l'obiettivo di una gestione davvero
unitaria e concorde dell'Associazione nazionale magistrati.