I magistrati italiani sono
consapevoli della crisi economica in cui versa il Paese e non
intendono sottrarsi al loro dovere di cittadini e di contribuenti,
ma devono denunciare che le misure approvate dal Governo sono
ingiustamente punitive nei confronti loro e di tutto il settore
pubblico.
E' inaccettabile essere considerati
non una risorsa, ma un costo o addirittura uno spreco per la
giustizia.
QUESTA MANOVRA:
incide unicamente sul pubblico
impiego, senza colpire gli evasori fiscali (già beneficiati da
numerosi condoni), i patrimoni illeciti, le grandi rendite e
le ricchezze del settore privato;
paralizza l'intero sistema
giudiziario, scredita e mortifica il personale
amministrativo;
svilisce la dignità della
funzione giudiziaria e mina l'indipendenza e l'autonomia della
magistratura;
incide in misura rilevante sulle
retribuzioni dei magistrati nella prima fase della carriera, e
soprattutto dei più giovani, che subiscono una riduzione di
stipendio fino al 30 per cento. Questo significherà allontanare i
giovani dalla magistratura ed avere, per il futuro, magistrati meno
qualificati e professionalmente adeguati;
colpisce in maniera iniqua,
indiscriminata e casuale. Ad esempio, un pubblico dipendente
(magistrato o altro funzionario) con uno stipendio lordo di 150.000
euro subirà un taglio di stipendio di 3.000 euro lordi l'anno (cioè
il 2% dello stipendio), mentre un magistrato di prima nomina con
uno stipendio lordo di circa 40.000 euro subirà tagli complessivi
per circa 10.000 euro lordi l'anno (circa il 25% dello
stipendio);
sta già provocando un massiccio
"esodo" di magistrati, gravemente penalizzati dalle misure
concernenti il trattamento di fine rapporto, con conseguente grave
scopertura degli organici già in sofferenza.
CHIEDIAMO
al Governo interventi strutturali
che consentirebbero di ridurre le spese nel settore giustizia e di
recuperare risorse per lo Stato, secondo le proposte più volte
avanzate dalla magistratura associata:
la soppressione dei piccoli
Tribunali e delle sezioni distaccate di Tribunale misure che
consentirebbero di risparmiare, a regime, decine di milioni di
euro;
il recupero delle pene pecuniarie
e delle spese di giustizia, circa 1 miliardo di euro l'anno;
la sospensione dei processi con
imputati irreperibili (che costano decine di milioni di euro solo
per il pagamento delle spese di patrocinio).
I magistrati intendono denunciare
all'opinione pubblica e al Paese le gravi disfunzioni del sistema
giudiziario, rappresentando le attività di supplenza di cui si
fanno carico quotidianamente nell'interesse dei cittadini.
Il Comitato direttivo centrale
dell'Anm
PROCLAMA
l'astensione dal lavoro,
unitamente alle altre magistrature, per il giorno 1 luglio;
delibera l'organizzazione di
assemblee tra l'8 e il 18 giugno, anche unitamente a tutte le
componenti firmatarie del Patto per la Giustizia, per rappresentare
alla opinione pubblica la situazione di grave disagio in cui
versano i magistrati e simulare gli effetti della mancata
supplenza;
delibera l'organizzazione, nella
settimana dal 21 al 25 giugno, di una o più giornate di
mobilitazione e di protesta con sospensione delle attività di
supplenza, delegando le sezioni distrettuali a individuare le
giornate di protesta e le modalità di attuazione, nei limiti delle
indicazioni allegate e secondo le specifiche esigenze dei singoli
distretti;
delibera l'istituzione di un
ufficio di assistenza e consulenza legale per i magistrati per
l'eventuale proposizione di azioni giudiziarie.