BASTA ANNUNCI. CHIEDIAMO VERE RIFORME. Le vere riforme della giustizia sono quelle che servono a rendere più celere la definizione dei giudizi e che offrono ai cittadini e alle imprese tempi ragionevoli per la risoluzione delle controversie.
Chiediamo: una revisione delle circoscrizioni giudiziarie, con l'abolizione e l'accorpamento dei tribunali più piccoli; una riforma delle procedure che elimini i formalismi inutili, che consentono alla parte che ha interesse al prolungamento del processo la possibilità di "abusare" dei diritti e delle facoltà concessi dall'ordinamento, che semplifichi i riti nel settore civile e che riveda il sistema delle impugnazioni; la depenalizzazione dei reati minori e l'introduzione di pene alternative al carcere; investimenti sul personale amministrativo, che consentano la riqualificazione e nuove assunzioni; investimenti effettivi sull'innovazione informatica; risorse e mezzi adeguati alla gravità della situazione. Temi sui quali l'Anm è stata sempre impegnata e non smetterà mai di fornire il suo contributo.
BASTA RIFORME DISTRUTTIVE DEL SISTEMA GIUDIZIARIO. Da anni assistiamo alla produzione di leggi irrazionali e prive di coerenza sistematica, pensate esclusivamente con riferimento a singole vicende giudiziarie e che hanno finito per mettere in ginocchio la giustizia in questo paese. Occorre trovare una via di uscita a questa situazione. Con la riforma dei termini di prescrizione del reato varata nel 2005 (c.d. legge ex Cirielli) il numero di processi che si chiudono con la prescrizione è balzato alla impressionante cifra di 170.000 all'anno. Ma questo drammatico risultato è nulla rispetto a ciò che succederebbe se dovesse diventare legge la proposta che introduce, in aggiunta allaprescrizione del reato, termini brevi per l'estinzione del processo. Una riforma che ridurrebbe il processo penale a una tragica farsa, determinando una vera e propria resa dello Stato alla criminalità. Nel settore civile, nel quale l'enorme carico di lavoro ha reso praticamente ingestibili i ruoli dei magistrati, la riforma costituirebbe il colpo mortale alla possibilità di dare giustizia ai cittadini e di offrire risposte in tempi utili alle imprese.
Rispettiamo l'autonomia del Parlamento, ma è nostro dovere segnalare alla politica gli effetti e le ricadute che singoli provvedimenti legislativi possono avere sul sistema, sull'efficacia dell'azione delle forze dell'ordine e della magistratura e sulla sicurezza dei cittadini. Sentiamo, pertanto, il dovere di dire che se dovessero essere approvate anche la riforma delle intercettazioni e quella del processo penale in discussione in Parlamento, verrebbe meno ogni possibilità di contrasto efficace nei confronti di ogni forma di criminalità.
BASTA INSULTI E AGGRESSIONI. Non intendiamo assuefarci a un costume politico che ha reso pratica quotidiana l'insulto e il dileggio. Ogni giorno siamo costretti ad ascoltare invettive e aggressioni nei confronti dei magistrati. "Cloaca", "cancro", "metastasi", "disturbati mentali", "plotoni di esecuzione" sono solo alcune delle espressioni utilizzate dal capo del Governo e da esponenti politici di primo piano nei confronti della magistratura. I magistrati non sono parte di un conflitto e non sono contrapposti a nessuno. Per questo diciamo basta alle aggressioni e chiediamo a tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali di contribuire a riportare il confronto entro termini di correttezza istituzionale.
BASTA FALSITA' SUI MAGISTRATI. Agli insulti e alle invettive si è aggiunta una "campagna mediatica" condotta da taluni organi di stampa contro i magistrati. Una campagna che si alimenta di dati e informazioni falsi e che dipinge i magistrati come fannulloni strapagati, unici responsabili del dissesto del sistema giudiziario. L'Anm ha pubblicato e diffuso dati ufficiali del "La verità dell'Europa">rapporto della Commissione europea (CEPEJ) che smentiscono in maniera oggettiva queste menzogne. Il libro che oggi distribuiamo è il primo mattone per ricostruire la verità.
Oggi abbiamo deciso di lasciare l'aula in occasione dell'intervento del rappresentante del Ministero della Giustizia per manifestare il dissenso e il disagio dei magistrati per la crisi in cui versa la giustizia in Italia e per rimarcare, a chi ha la responsabilità costituzionale di assicurare il funzionamento della giustizia, l'urgenza e la necessità di vere riforme.