L'Anm denuncia ancora una volta la
pubblicazione su alcuni quotidiani nazionali di articoli di stampa
fortemente denigratori dei magistrati, contenenti dati dei quali si
è più volte documentata la falsità e affermazioni ridicole,
con l'evidente ed esclusiva finalità di screditare e
delegittimare il ruolo della magistratura.
Il ripetersi oramai
sistematico di tali operazioni mediatiche e il loro intensificarsi
in occasione dello svolgimento di determinati procedimenti o dell'
adozione di singole decisioni giudiziarie, si inserisce in una
strategia di disinformazione volta fare presa sui lettori, secondo
una tecnica di persuasione ormai collaudata.
Nel rilevare che una notizia falsa
rimane tale anche se ripetuta più volte, l'Anm riporta, di
seguito, nuovamente i dati pubblicati da una fonte autorevole
e imparziale quale la title="La verita dell Europa">Commissione Europea per l'Efficienza
della Giustizia (Cepej), dai quali emerge in modo evidente la
assoluta infondatezza delle accuse inerenti la poca laboriosità
della magistratura italiana, riconosciuta, invece, tra le più
produttive d'Europa.
L'Anm, inoltre, respinge con
fermezza l'accusa di opporsi ad ogni riforma e rileva anzi di avere
da tempo richiesto interventi strutturali ed indifferibili nell'
interesse di tutti i cittadini e di avere avanzato concrete
proposte, per le quali aspetta ancora risposte.
1. IL LAVORO DEI
MAGISTRATI
L'orario di lavoro. I magistrati,
come i dirigenti o i professori universitari, non hanno orario di
lavoro e quindi non esistono dati sulle ore di lavoro
effettivamente prestate. Ciò che conta e viene richiesto è il
prodotto finito (e, in concreto, l'orario di lavoro effettivo è di
gran lunga superiore a quello di ogni altro lavoratore
dipendente).
La mancanza di spazi e di
strumenti. La cronica mancanza di strutture determina che la gran
parte dei giudici italiani dopo l'udienza portano il lavoro a casa
dove vengono studiati i fascicoli e scritte le sentenze.
La produttività individuale. Dal
rapporto Cepej emerge che la produttività individuale media dei
giudici italiani è tra le più alte in Europa.
Il trend degli ultimi anni. È
ancora positivo, in quanto mediamente si definisce un numero di
cause e procedimenti superiore a quelli sopravvenuti.
Il numero degli avvocati. In
Italia ci sono oltre 200mila avvocati. Questo numero non ha pari al
mondo, in rapporto al numero degli abitanti e al numero dei
magistrati.
2. I CONTROLLI SUI
MAGISTRATI
La verifica periodica sulla
professionalità . I magistrati italiani sono sottoposti
obbligatoriamente ogni quattro anni a una verifica sulla
professionalità, con esame a campione anche dei provvedimenti
emessi.
Gli esiti della verifica. Solo il
superamento positivo della verifica, superamento che non è né
formale né scontato, consente la progressione in carriera. La
valutazione negativa, invece, se ripetuta due volte, comporta per
legge la destituzione del magistrato dall'ordine giudiziario. La
valutazione non positiva comporta il blocco della progressione
economica.
La verifica sull'operato dei
dirigenti. I capi degli uffici hanno un incarico temporaneo; il
loro operato è sottoposto a verifica, anche in questo caso non
formale né scontata, dopo quattro anni per ottenere la eventuale
conferma per un periodo di pari durata, scaduto il quale l'incarico
non è più rinnovabile.
3. LE SANZIONI
DISCIPLINARI
Il confronto con l'Europa. Secondo
il rapporto Cepej l'Italia è il paese con un controllo disciplinare
tra i più severi.
Il confronto con le altre
categorie. Nessuna categoria professionale (avvocati, prefetti,
notai, giornalisti) può reggere il confronto tra i dati del
proprio sistema disciplinare e quelli della magistratura.
4. GLI STIPENDI DEI
MAGISTRATI
Il paragone con l'Europa. Dal
rapporto Cepej emerge che tra i Paesi europei esaminati gli
stipendi dei magistrati italiani si posizionano nella fascia
intermedia. Inoltre, in molti altri Paesi vi sono benefit
addizionali (pensioni speciali, abitazioni di servizio,
assicurazioni sanitarie, spese di rappresentanza, incrementi legati
a obiettivi), inesistenti in Italia.
Il confronto con altre categorie
equiparabili (diplomatici, alti dirigenti della Pubblica
amministrazione, magistrati amministrativi) evidenzia come gli
stipendi dei magistrati ordinari siano sensibilmente
inferiori.
Il divieto di altri introiti. La
legge vieta altri introiti, come quelli derivanti da arbitrati,
commissioni di collaudo e altri incarichi remunerativi.
L'adeguamento automatico. Il
sistema introdotto dalla legge 97/1979 (articolo 11) ha voluto
evitare che la categoria debba ricorrere a una contrattazione
periodica. Conseguentemente si è adottato un sistema automatico che
consente ai magistrati di recuperare, con un ritardo di tre anni,
gli incrementi stipendiali medi già ottenuti dal pubblico impiego,
in base a rilevazioni Istat accertate con un decreto del Presidente
del Consiglio. Tale sistema ha avuto un importante riconoscimento
anche dalla Corte Costituzionale che con la sentenza n. 223/12 ha
dichiarato costituzionalmente illegittimi tutti i
"tagli" agli stipendi previsti per gli anni 2011- 2012 - 2013
dalla manovra economica 2010, in quanto colpivano ingiustamente i
magistrati e altre categorie del pubblico impiego, aggirando i
principi in materia di imposizione fiscale.