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17 marzo 2013

L'assassinio di Agostino Pianta

Procuratore della Repubblica di Brescia

Agostino Pianta nasce a Rapolla in provincia di Potenza il 27 luglio 1912. Studia a Napoli e a 27 anni vince il concorso in magistratura. Oltre alla toga indosserà la divisa militare e sarà in guerra in Jugoslavia accanto all'esercito badogliano. Dopo il congedo, diviene giudice istruttore a Bologna, a Riccione e infine a Brescia. Qui, dopo essere stato presidente di sezione penale e sostituto procuratore generale, diviene nel 1967, procuratore capo; una nomina che gli sarà fatale. 


Il 21 giugno 1939, Loris Guizzardi, detto "El Guisso", fu fermato a Mantova dai carabinieri mentre, armato di pistola e con barba finta, tentava una rapina. Pochigiorni prima, sempre a Mantova, con un colpo di pistola alla nuca moriva il tassista Filippo Morandini, ucciso nella sua auto di servizio. Guizzardi, arrestato per la tentata rapina, sarà incriminato anche per l'omicidio Morandini, ma, per questa vicenda, si dichiarerà sempre innocente. L'anno dopo il Tribunale di Brescia condanna Guizzardi a 25 anni. Il "conto aperto da saldare" diventa per Guizzardi quello con la Procura di Brescia. Nel 1942, evade dal carcere di Volterra vivendo alla macchia" per dodici anni. Ripreso nel 1954, sarà scarcerato il 18 aprile 1968, grazie a indulti e amnistie, con sedici anni di anticipo rispetto a una pena che avrebbe dovuto costringerlo in cella per trent'anni. Una volta posto in libertà vi9ilata, il suo pensiero è solo uno. Chiede e ottiene di risiedere a Brescia, la città che lo ha condannato.


Il 17 marzo del 1969, il procuratore Agostino Pianta è, come ogni giorno, al Palazzo di Giustizia. Alle 10.00, "El Guisso", è già lì e all'usciere chiede d'incontrare il procuratore capo; è occupato, bisogna che attenda un po', vuole parlare con qualcun altro?", la risposta. Ma lui non vuole nessun altro e aspetta. Trascorrono quasi tre ore. Pianta, ignaro della persona che lo sta attendendo, imbraccia cappotto e cappello e fa per andar via, quando gli viene annunciata la presenza dell'uomo. E il magistrato si dirige verso la sala d'attesa. Accoglie Guizzardi che gli mostra un certificato di detenzione. Mentre Pianta si appresta a leggerlo, Guizzardi estrae la pistola dall'impermeabile ed esplode quattro colpi. Due, fatali, colpiranno il magistrato al petto e al cuore. A nulla varrà il soccorso; Pianta morirà in ospedale alle 13.10, pochi minuti dopo il suo arrivo. Vittima del caso e della follia; chiunque altro avrebbe potuto essere al suo posto. A ricevere increduli la notizia del suo assassinio, sono la moglie Angela Galli e i figli Silvia e Donato di 12 e 14 anni.


Oggi quest'ultimo è giudice della Corte d'Appello di Brescia. Ogni giorno entra nel palazzo che vide la morte di suo padre del quale resta, in giardino, un busto alla memoria. Ha 55 anni. Di Guizzardi ricorda che fu ricoverato in ospedale psichiatrico e che, dopo essere stato disarmato e bloccato ai magistrati e poliziotti che gli chiedevano perché avesse ucciso il procuratore della Repubblica di Brescia Agostino Pianta, eispose soltanto: "Mi dispiace, ma qualcuno dovevo far fuori".


Tratto dalla pubblicazione del Csm "Nel loro segno".


 



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