5 giugno 2010
Manovra, magistrati in sciopero il 1° luglio
Dal 21 al 25 giugno una o più giornate di sospensione delle attività di supplenza
Il Comitato direttivo centrale dell’Anm ha proclamato lo sciopero, assieme alle altre magistrature, per il 1° luglio contro la manovra economica varata dal Governo. Il Cdc ha deliberato, inoltre, l’organizzazione, unitamente a tutte le componenti firmatarie del Patto per la Giustizia, di assemblee tra l’8 e il 18 giugno al fine di rappresentare all’opinione pubblica la situazione di grave disagio in cui versano i magistrati e simulare gli effetti della mancata supplenza.
Il Comitato ha stabilito, ancora, che vengano organizzate, nella settimana dal 21 al 25 giugno, una o più giornate di mobilitazione e di protesta con sospensione delle attività di supplenza. L’individuazione dei giorni è delegata alle sezioni distrettuali, così come le modalità di attuazione, nei limiti delle indicazioni contenute in un vademecum e secondo le specifiche esigenze dei singoli distretti.
Il Cdc ha deciso, infine, l’istituzione di un ufficio di assistenza e consulenza legale per i magistrati per l’eventuale proposizione di azioni giudiziarie.
L’Anm ha ribadito che la manovra incide unicamente sul pubblico impiego, senza colpire gli evasori fiscali (già beneficiati da numerosi condoni), i patrimoni illeciti, le grandi rendite e le ricchezze del settore privato; paralizza l’intero sistema giudiziario, screditando e mortificando il personale amministrativo; svilisce la dignità della funzione giudiziaria e mina l’indipendenza e l’autonomia della magistratura; incide in misura rilevante soprattutto sulle retribuzioni dei magistrati più giovani che subiscono una riduzione di stipendio fino al 30 per cento. Questo significherà allontanarli dalla magistratura.
E ancora, colpisce in maniera iniqua, indiscriminata e casuale. Ad esempio, un pubblico dipendente (magistrato o altro funzionario) con uno stipendio lordo di 150.000 euro subirà un taglio di stipendio di 3.000 euro lordi l’anno (cioè il 2% dello stipendio), mentre un magistrato di prima nomina con uno stipendio lordo di circa 40.000 euro subirà tagli complessivi per circa 10.000 euro lordi l’anno (circa il 25% dello stipendio).
Questa manovra sta già provocando un massiccio “esodo” di magistrati, gravemente penalizzati dalle misure concernenti il trattamento di fine rapporto, con conseguente grave scopertura degli organici già in sofferenza.
L’Anm chiede al Governo interventi strutturali che consentirebbero di ridurre le spese nel settore giustizia e di recuperare risorse per lo Stato, secondo le proposte più volte avanzate: la soppressione dei piccoli Tribunali e delle sezioni distaccate di Tribunali che consentirebbe di risparmiare, a regime, decine di milioni di euro; il recupero delle pene pecuniarie e delle spese di giustizia, circa 1 miliardo di euro l’anno; la sospensione dei processi con imputati irreperibili (che costano decine di milioni di euro solo per il pagamento delle spese di patrocinio).
I magistrati sono consapevoli della crisi economica in cui versa il Paese e non intendono sottrarsi al loro dovere di cittadini e di contribuenti, ma devono denunciare che le misure approvate dal Governo sono ingiustamente punitive nei confronti loro e di tutto il settore pubblico.
E’ inaccettabile essere considerati non una risorsa, ma un costo o addirittura uno spreco per la giustizia.