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6 agosto 2021

«Da noi critiche fondate alla riforma della giustizia, infatti poi è cambiata. L'allarme sui processi resta»

Intervista del presidente dell'ANM Giuseppe Santalucia sul Corriere della Sera


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Presidente Giuseppe Santalucia, l'Anm aveva bocciato la riforma Cartabia. Ora che è emendata?
«È positivo. Significa che le nostre critiche non erano infondate e la nostra denuncia sulle conseguenze provvida».
Allarme ritirato?
«No. C'erano varie soluzioni per abbreviare i processi. Abbiamo scelto la più pericolosa. Non si possono mandare in fumo i processi solo perché il tempo per celebrarli è troppo breve. Lo dicono anche accademici di indiscusso prestigio».
E il sistema di proroghe per processi complessi?
«Aiuta, ma gli elenchi sono monchi. C'è la violenza sessuale. Perché lo stalking no? E i reati ambientali particolarmente gravi? E gli infortuni sul lavoro che generano un morto al giorno, tanto complessi da accertare?».
Sarà il giudice a stabilire complessità dei processi e proroghe.
«Si scarica sul giudice la scelta che avrebbe dovuto fare il legislatore. Occorreva una riflessione più attenta prima di introdurre l'improcedibilità. Ci avevano già pensato, con la commissione Fiorella e la commissione Riccio, ma è sempre stata accantonata per la particolare difficoltà di costruire una disciplina accettabile che sappia distinguere le varie tipologie di processo».
I tempi non vanno ridotti?
«Sì. Ma mi sarei aspettato che si introducessero dei filtri in Appello, come in Cassazione. Se non si fa, come si può pensare che mettendo un tetto per legge questo sia magicamente rispettato?».
C'è un regime transitorio
«Ed è positivo. Se nei prossimi tre anni i tempi non si ridurranno vorrà dire che la riforma non è sostenibile. Occorrerà monitorare».
Dubita che si farà?
«Il legislatore inserisce spesso il monitoraggio. L'abbiamo visto con la riforma Orlando sulla magistratura onoraria».
Non si è fatto?
«O non abbastanza, tanto che ci si trova in affanno e si è costretti ad agire con particolare fretta per evitare la procedura di infrazione. Che è già in corso, visto che la legislazione europea lo considera lavoro part-time, con diritto a ferie, gravidanza e giusta indennità. Mi auguro che la ministra Cartabia aggiorni il pacchetto di tutele in tempi rapidi: è un fattore di efficienza degli uffici giudiziari».
Bisognava accelerare?
«Sì, ma avremmo preferito una depenalizzazione».
Di quali reati?
«Ve ne sono molti. Tra tutti quello di ingresso clandestino degli immigrati che produce tanti processi inutili. Spesso i colpevoli non si trovano o non possono pagare le sanzioni pecuniarie addebitate».
Le priorità decise dal Parlamento non vi piacciono. Perché?
«È una soluzione di cui sfugge il senso. La legge dà già priorità quando criminalizza le condotte. E in un sistema ad azione penale obbligatoria tutte debbono essere perseguite. Credo che resterà un atto di indirizzo di scarsa efficacia».
L'indagine Csm sulla procura di Milano mostra che quello dei magistrati non è un mondo perfetto.
«Sono processi disciplinati. Non conosco le carte, non posso dare un'opinione. Ci sono tensioni anche in uffici giudiziari di qualità come certo è la procura di Milano. Sono fiducioso che si possano risolvere in tempi rapidi».
Il governo ha varato la norma sulla presunzione di innocenza. Cosa ne pensa?
«Vedremo il testo. E un delicato equilibrio. È giusto veicolare le informazioni in modo corretto, evitando equivoci e spiegando che non si è colpevoli fino al terzo grado di giudizio. Ma già ora non si fa una conferenza stampa a ogni arresto».
Dicono che lo chiedesse l'Europa.
«Le direttive Ue non sono norme prescrittive. Indicano l'obiettivo. Lasciando libertà sui meccanismi da scegliere. La presunzione di innocenza è un tema condiviso. Ma non credo si voglia comprimere il diritto dovere di informare».
La politica vi accusa di bocciare la riforma Cartabia perché non vi volete rimboccare le maniche...
«Sono rimboccate da tempo, ma il legislatore deve introdurre meccanismi di riforma sostenibili con uno studio attento della realtà. Invece è una cattiva riforma. Bisogna evitare che causi danni. La magistratura sarà attenta a vigilare. Si poteva fare molto meglio».


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