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4 febbraio 2022

Santalucia "Siamo consapevoli degli errori commessi ma niente logiche punitive"

Intervista al presidente dell'Anm su Repubblica


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di Liana Milella
ROMA - «Non tiriamo per la giacca il presidente. Che pronuncia parole inequivoche sui valori irrinunciabili per una democrazia quali l'autonomia e l'indipendenza dei giudici. Premessa ineludibile di ogni discussione e riforma della giustizia».


Così il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia alle parole di Mattarella. Un duro richiamo all'ordine per la magistratura?
«Io non leggo le parole del presidente come un rimprovero ai giudici. E lo dico perché tutti noi abbiamo già fatto tesoro e messo a frutto i suoi numerosi moniti precedenti. Oggi raccomanda, non solo a noi, ma anche al Parlamento, di tenere alta l'attenzione sulla centralità e delicatezza della funzione giudiziaria perché è il potere che tocca più da vicino i diritti delle persone».


Eh sì, però vi chiede di superare le logiche dominanti di appartenenza delle correnti...
«E io sono d'accordo con lui. Ma dico subito che dopo il caso Palamara, cioè dal 2019, la magistratura ha preso coscienza del problema, ha avviato in più sedi - la procura di Perugia, il Csm, la stessa Anm - gli accertamenti sulle degenerazioni torrentizie. E posso dire con serenità che c'è piena consapevolezza degli errori commessi che comunque hanno riguardato solo una parte della magistratura, mentre quella di gran lunga maggioritaria non solo era immune da quei vizi, ma ne è stata anche vittima».


Eppure Mattarella cita decisioni giudiziarie "arbitrarie e imprevedibili". Qui siamo ben oltre le correnti....
«Non ci vedo un rimprovero, ma piuttosto la sottolineatura di un valore, la prevedibilità delle decisioni giudiziarie, soprattutto in tempi, e non solo in Italia, in cui la discrezionalità dei giudici è ampia e tende ad espandersi».


Fino all'arbitrio?
«Certamente no, ci mancherebbe. I giudici sono attenti nel fare un buon esercizio dell'ampio potere di interpretazione delle leggi, in un sistema complesso dove il pericolo di apparire a volte arbitrari va scongiurato».


Mattarella intravvede diffidenza dei cittadini contro di voi.
«I magistrati lavorano per garantire la fiducia verso la giustizia. Si tratta di un lavoro duro, svolto ogni giorno con puntualità e rigore, affrontando anche vicende oggetto di una esasperata attenzione mediatica che favorisce conclusioni sommarie e giudizi affrettati rispetto all'esame assai più approfondito e penetrante che si svolge nelle aule di giustizia».


E allora perché il presidente critica proprio le "decisioni arbitrarie o imprevedibili"?
«Non allestirei un processo su parole in cui non leggo un'accusa su fatti specifici, bensì l'esortazione alle toghe, ma anche ai partiti, a non dimenticare che la fiducia nella giustizia è un bene supremo della democrazia».


Eppure il centrodestra vive la riforma del Csm come una rivalsa contro di voi.
«È qui che le parole del presidente sono fondamentali, quando dice che la giustizia non dev'essere il luogo in cui ci si divide per fazioni, l'una che applaude e l'altra che mugugna, ma un settore da presidiare soprattutto con le buone riforme e le necessarie risorse».


Non vede che il centrodestra, ma anche la sinistra, vuole una riforma del Csm punitiva?
«Il timore c'è, e se così dovesse essere, resterebbero del tutto inascoltate proprio le parole di Mattarella che al Parlamento dice di non usare la giustizia come terreno discontro».


Leggi l'intervista sul sito di Repubblica



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