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5 giugno 2023

L'intervista del presidente Santalucia su Repubblica


Giuseppe Santalucia - Presidente ANM

di Liliana Milella



Una dura settimana di scontro tra gli organi di controllo e il governo. E domenica prossima in Cassazione ci sarà l`assemblea plenaria dell`Anm perché anche le toghe sono in allarme e pensano allo sciopero. Il presidente Giuseppe Santalucia questo clima lo conosce assai bene.


«Ho seguito con grande attenzione la questione del controllo concomitante della Corte sull`attuazione del Pnrr. E sinceramente non riesco a comprendere le ragioni che spingono il governo ad eliminarlo e perché mai una verifica in corso d`opera debba essere vista come un ostacolo che rallenta l`azione amministrativa. Io guardo a quei compiti della Corte in termini opposti, come un aiuto e una collaborazione costruttiva che può prevenire problemi maggiori e far correggere tempestivamente ciò che non va. Il pallino comunque resta sempre nelle mani del governo».


Dovrebbe essere così, ma questo esecutivo è allergico agli "esami". Come giudica gli emendamenti sul controllo concomitante e sullo scudo erariale?


«Spero che non vengano approvati. La prima misura, checché ne dica qualche giurista di chiara fama, è solo utile al governo stesso. Quanto alla seconda siamo di fronte a un intervento problematico perché limita la stessa funzione giurisdizionale della Corte dei conti. E poi non dobbiamo dimenticarci che fu introdotta nel luglio 2020 dal governo Conte in piena pandemia, giustificata quindi dall`eccezionalità della situazione, che oggi non mi pare proprio ci sia».


Sarà un caso, ma giusto domenica ci sarà la vostra assemblea sul caso Uss. Da lì non verranno certo parole dolci per il governo...


«È un`assemblea che esprime una forte preoccupazione prim`ancora della voglia di contestare il governo. Non è su quel piano che vogliamo misurarci, ma è certo che la decisione del ministro Nordio ha suscitato sconcerto, disorientamento e forte preoccupazione tra i magistrati».


E certo, tant`è che dalle assemblee sul territorio è venuta la richiesta della grande riunione a piazza Cavour. E anche, come nel caso di Napoli, il caldo invito a prevedere una giornata di scioperi. La vostra assemblea potrà finire con la proclamazione dello stato di agitazione, anticamera dello sciopero?


«Ma noi siamo già in stato di agitazione da due settimane, perché un`assemblea come questa non s`improvvisa e i colleghi stanno discutendo nelle singole realtà. Ovviamente l`assemblea è sovrana, nessuno può, neppure io, anticiparne qui le decisioni, ma se vado col pensiero alle assemblee che già ci sono state, in particolare quella di Milano, prendo atto che il livello di preoccupazione è davvero molto alto».


E su Napoli che chiede lo sciopero che mi dice?


«Sì è così, quell`assemblea non lo ha escluso».


Cosa temono le toghe italiane?


«Il nostro timore è che l`azione disciplinare contro i colleghi possa costituire un precedente pericoloso perché non è stato rispettato il limite invalicabile che impedisce al titolare dell`azione disciplinare, cioè il Guardasigilli, di sindacare il merito delle decisioni dei giudici. Su questo confine si misura l`indipendenza effettiva dei tribunali e delle corti».


Nordio vuole punire i giudici per una decisione che va contro i desiderata del governo visto che se ne augurava una, la detenzione in carcere, in sintonia con la richiesta d`estradizione degli Usa?


«Non so cosa avesse in mente il ministro, ma un fatto è certo: abbiamo sotto gli occhi una sua iniziativa che, stando alle regole, non è accettabile. Tutti i colleghi, e anche gli avvocati, lo hanno detto con molta chiarezza. E anche durezza. Adesso sarà l`assemblea a tirare le conclusioni».


Surrettiziamente Nordio vuole imporre ai giudici decisioni politicamente allineate con il governo?


«Questo è un pericolo che va scongiurato».


In questo clima perché avete invitato pure Nordio?


«Perché noi non contestiamo le attribuzioni costituzionali del ministro, e tentiamo ogni volta di costruire un dialogo, un confronto, e non uno scontro, soprattutto quando la situazione, come in questo caso, ci appare particolarmente grave».


Grave anche perché, dopo ben sette mesi di mediazioni all`interno di una maggioranza divisa sulla giustizia, gli annunci dicono che Nordio alla fine ce l`avrebbe fatta. E sono tutte misure - dall`abuso d`ufficio forse abolito, alle intercettazioni limitate, all`arresto cautelare deciso da tre giudici - che voi avete già contestato duramente. Un anno fa avete scioperato per molto meno.


«Tra le tante indiscrezioni, noi non abbiamo ancora capito in che direzione andrà Nordio. In particolare sulle intercettazioni. Ad esempio non comprendo l`ipotesi di non trascrivere i riferimenti che chi sta al telefono fa nei confronti di una terza persona. Se quelle parole possono costituire una possibile prova non le si può buttare via. Se prova non sono invece, il sistema in vigore già prevede che siano scartate».


E buttare via l`abuso d`ufficio?


«È del tutto irragionevole. Mi pare impossibile che il diritto penale possa disinteressarsi del pubblico ufficiale che sfrutta il suo ruolo a fini personali. Di certo eliminare questo reato completa un percorso di riforme che, dopo gli emendamenti sulla Corte dei conti, non rafforza i controlli di legalità che proprio adesso andrebbero potenziati».



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