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18 febbraio 2024

Mafia, magistrati nel mirino. “Consapevoli dei rischi, l’impegno sarà più forte”.

Il segretario generale Casciaro al Corriere del Mezzogiorno


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di Claudio Tadicini


Le minacce di morte ai danni del pm antimafia Carmen Ruggiero e del gip Maria Francesca Mariano, entrambe in servizio a Lecce, non possono che allarmare anche l'Associazione Nazionale Magistrati. Lettere minatorie, una testa mozzata di capretto sull'uscio e anche un tentato omicidio da compiere durante un interrogatorio che, per il giudice Salvatore Casciaro, segretario generale Anm e consigliere di Cassazione, non vanno sottovalutati e impongono la massima allerta.

L'escalation di minacce alle magistrate è un segnale preoccupante?
“Allarma e non poco. Mai sottovalutare questi tentativi di intimidazione. Apprezzo, quindi, che siano state subito adottate e poi rafforzate le misure di protezione nei confronti delle colleghe. Confido che si moltiplichino anche gli sforzi per individuare i responsabili di questi gravi episodi”.

Un detenuto ha finto di volere collaborare con la giustizia per pianificare l'omicidio del magistrato. È un fatto che inquieta, anche per un eventuale rischio emulazione?
“Sì, la vicenda del finto collaboratore di giustizia è anch’essa inquietante. Fa comprendere, se mai ce ne fosse bisogno, come il livello di allerta debba essere massimo. Il pericolo è stato sventato da un ufficiale dei carabinieri, ma occorre tenere alta la guardia e non trascurare nulla per la protezione dei magistrati più impegnati nell’azione di contrasto alla sanguinaria mafia pugliese”.

Per combattere la mafia, lo Stato deve essere supportato dalla società civile. In che modo quest'ultima può e deve contribuire?
“L’intervento repressivo della magistratura e delle forze di polizia, per quanto efficace, non basta. Il contrasto alle mafie è questione anche culturale, richiede impegno sociale e consapevolezza dei diritti da parte dei cittadini, che debbono riconoscersi nelle loro istituzioni. Penso anche e soprattutto ai giovani, cui dico di aver fiducia nella magistratura. Anche in contesti difficili, i magistrati lavorano senza risparmiarsi, con passione civile e rigore, avvertendo la responsabilità del giudicare”.

Poche le attestazioni di solidarietà da parte del mondo politico a ogni livello. Come va interpretato questo silenzio? Vi sentite soli?
“Ho letto di alcune manifestazioni di vicinanza da esponenti dei diversi schieramenti e dell'Avvocatura; l’Anm locale e nazionale sono prontamente intervenute. La solitudine cui fa cenno spesso accompagna il lavoro giudiziario. Ma i magistrati che contrastano la criminalità sono consapevoli dei rischi personali che corrono e, di fronte a intimidazioni, non arretrano. Anzi, non dubito che moltiplicheranno, anche nel Leccese, impegno e determinazione nell’assolvere ai doveri della funzione”.

Come valuta la sicurezza dei magistrati in Italia? Come migliorarla?
“Il livello di sicurezza cresce non solo con l’aumento della protezione dei magistrati più esposti a rischio, ma anche se il loro lavoro quotidiano è circondato da un clima favorevole. Non infrequentemente assistiamo, ad esempio, a martellanti e strumentali campagne mediatiche contro i magistrati, ed è anche questo un modo per delegittimarne l’operato, isolarli agli occhi dei cittadini e renderli più vulnerabili”.

Nel contrasto alla criminalità si sta facendo abbastanza? Oppure urgono riforme legislative? Se sì, quali?
“Basterebbe preservare i mezzi di contrasto alla criminalità organizzata già esistenti e aumentare gli investimenti, anche sulla digitalizzazione, nel settore giustizia. E poi, specie nei territori più esposti all’aggressività mafiosa, colmare gli organici dei magistrati e del personale amministrativo che segnano ovunque rilevanti scoperture”.



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