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19 gennaio 2025

Santalucia «Il fine ultimo della riforma? La resa dei conti con noi»

L'intervista al Corriere della Sera


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di Virginia Piccolillo

Giuseppe Santalucia, presidente dell'Anm, perché lo sciopero?
«Se non ora quando? Ci preoccupa una riforma che indebolirà l'ordine giudiziario e l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Abbiamo aspettato il primo voto del Parlamento, ma...».

È stato un sì. Non vi piace?
«Speravamo in una discussione approfondita, che una revisione costituzionale merita. Ma il governo ha deciso di blindarlo e procedere a tappe forzate».

E dunque?
«Abbiamo attuato subito la decisione dello sciopero presa a dicembre. In modo tale che il Senato, ci auguriamo, possa tenerne conto».

Non avete detto che non è migliorabile?
«Al di là del nostro giudizio negativo, alcuni emendamenti avrebbero attenuato stridenti incoerenze».

Perché uscire dall'aula quando parla il ministro?
«Per dare attestazione del forte dissenso di tutta la magistratura».

Di tutta o delle correnti?
«Di tutta. Perché tradisce valori di fondo della Costituzione».

Per Gasparri è eversione.
«Tutt'altro. Assoluta fedeltà alla Costituzione vigente e piena fiducia nel Parlamento. Lo sciopero è il tentativo di ottenere la dovuta attenzione».

Volete terrorizzare?
«Non amo questi linguaggi iperbolici, noi vogliamo rendere evidente la preoccupazione sul fine ultimo della riforma».

Non è rendere il giudice terzo?
«No. La Corte costituzionale si è occupata molte volte dell'articolo in e non ha mai messo in discussione che quello che c'è oggi è un giudice terzo».

Allora qual è?
«La resa dei conti. Il pericolo di un ridimensionamento del sistema giudiziario da parte della politica che ne ridefinisca i limiti. Evocare Berlusconi significa dire: ce l'abbiamo fatta a chiudere la partita iniziata con Tangentopoli».

Cosa vi spaventa della separazione?
«L'indebolimento dei magistrati sul terreno disciplinare, perché più esposti. L'estromissione del pm dall'unica magistratura, che lo renderà più vicino alla sfera di influenza del potere esecutivo».



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