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14 novembre 2025

«Non vado al confronto con il ministro per non politicizzare il dibattito»

Il presidente Parodi a La Stampa


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di Alessandro De Angelis

Presidente Cesare Parodi, perché ha detto no al confronto con Nordio?
Perché voglio evitare il rischio che l'Anm appaia come un soggetto politico di opposizione. Pensi all'immagine, in una trasmissione di massimo ascolto: il ministro da un lato, noi dall’altra. E poi le strumentalizzazioni...».

Aveva detto sì, però.
Ho fatto una riflessione. Dolorosa. Lontana dalla mia mentalità. Ho sempre l’abitudine di confrontarmi con tutti però, ecco, meglio evitare. Farebbe comodo a tutti descriverci come un soggetto politico.

Le diranno che ha paura.
Ho paura solo di nuocere all’Anm. Non voglio creare i presupposti di un racconto che non corrisponde alla realtà».

Si confronteranno altri al posto suo.
Calma, calma... Come Anm abbiamo tutti condiviso l’opportunità di non confrontarci con i politici, chiunque essi siano. Solo con i rappresentanti dei comitati del sì: esperti, giuristi, personalità della società civile. Nel merito.

Come giudica questo inizio di campagna elettorale?
Come me la immaginavo. Toni, accesi, forzature su tesi che non fanno onore a chi le propone. Dovrebbero portare avanti argomentazioni specifiche, invece puntano sulla delegittimazione della magistratura.

Faccia i nomi.
«Beh, molti giornali e uomini politici. Il governo, mica da oggi, lamenta una presunta invasione di campo della magistratura. Noi ci limitiamo ad applicare le leggi, e ci viene detto che strabordiamo per boicottare l’attività del governo.

Si riferisce soprattutto all’immigrazione, immagino.
Sì. È il caso di scuola. Perché molto spesso le leggi, una volta inserite nel contesto generale, portano al risultato diverso di quelli sperati.

Si sta giustificando?
Nient’affatto. Sto spiegando. Noi stiamo applicando i principi della Corte europea e, quando c’è un dubbio, ci rivolgiamo a una autorità europea per una interpretazione conforme. Che c’entra con l ' attacco alla sovranità?

Però pure la vostra campagna è partita maluccio. Gratteri ha citato frasi di Falcone e Borsellino non vere. Vi stanno crocifiggendo.
Si è scusato e, francamente, il fatto non mi pare significativo. Detto questo, sulle citazioni, io dico un’altra cosa. E cioè che sarei prudente a estrapolare frasi fuori contesto.

Lasciamo stare i morti e confrontiamoci sui vivi.
Direi di sì. I morti hanno parlato di un sistema diverso, in un contesto diverso. Mi domando se è utile applicare meccanicamente quelle considerazioni a questo mondo. Stiamo all’attualità.

Va di moda, tra i favorevoli alla riforma anche Giuliano Vassalli.
Straordinario giurista. Però mi risulta che di separazione delle carriere ha parlato nell’87 in una citazione di 4 righe.

Le obietterebbero che questa riforma è il completamento della sua.
Contro-obietto. E allora perché non hanno fatto la separazione delle carriere se era così fondamentale quando fu riscritto nel ‘99 l’articolo 111 sul giusto processo, per completare riforma Vassalli del sistema accusatorio?

Parliamo dei vivi. Gratteri è testimonial del no, o sbaglio?
Gratteri è testimonial importante per i valori che difendiamo. È un collega di grande valore e con un notevole talento espressivo. Cercheremo di coordinarci con lui, il suo impegno è significativo.

La figura simbolo di Mani Pulite, Di Pietro, è per il sì. Come se lo spiega?
Sono molto stupito. Ha cambiato idea. Come hanno cambiato idea le Camere penali. Dopo la vicenda dell’Hotel Champagne (lo scandalo Palamara, ndr) hanno attaccato il metodo del sorteggio. Ora, pur di far passare la separazione delle carriere, accettano tutto.

Con questa riforma ci sarebbe stata Tangentopoli?
Con questa riforma la magistratura non avrebbe potuto operare con piena indipendenza e molti fatti della storia italiana sarebbero stati impostati diversamente.

Qualcosa non torna. C’è chi dice che si crea una casta di pm, rafforzandone i poteri.
I pm avranno un concorso diverso, una scuola diversa e un sistema di valutazione diverso all’interno del loro Csm, svincolato dalla fase giudiziaria. Come possiamo pensare che il pm possa rimanere lo stesso?

Avrà più poteri o no?
È destinato a diventare un accusatore puro. E c’è il rischio che il livello delle condanne diventi un indice di efficienza. Di qui si può arrivare alla necessità, in un secondo tempo, di mettere i pm sotto il controllo dell’esecutivo.

Fate il referendum su una futura intenzione della destra?
No, sull’attuale intenzione. Molto spesso si dimentica che il vero oggetto è il depotenziamento del Csm, come organo di autogoverno della magistratura. E nell’ambito di questo, gli aspetti legati all’alta corte disciplinare. Viene creato un unicum: un corte estranea all’ente deputato all’autogoverno e dunque alla conoscenza effettiva della vita e del lavoro del magistrato.

In questo anno e mezzo di iter parlamentare c’è qualcosa che ha fatto e non avrebbe voluto fare, o che non ha fatto e avrebbe voluto fare?
Non ho particolari rimpianti né rimorsi. Forse avrei voluto parlare ancora di più ai cittadini, perché questo è il dato fondamentale. Mentre i partiti possono dire votate "no" anche per appartenenza, noi dobbiamo spiegare perché si mina l’indipendenza della magistratura. I diritti della Costituzione, senza disposizioni, per renderli effettivi, sono lettera morta.

I sondaggi vi danno dietro di dieci punti.
Il vero sondaggio è su chi andrà a votare. Qui non c’è il quorum. E questo è il dato. Quindi la partita è aperta.

Se perde, Giorgia Meloni si dovrà dimettere come Renzi?
Lungi da me considerazioni politiche. Le lascio ai giornalisti!

Sa bene che il voto si politicizza inevitabilmente.
Questo è un tema che non mi compete. Le ho detto che non faccio confronti proprio per starne alla larga...

Se invece Giorgia Meloni lo vince, lei si dimette?
Io credo nella possibilità di giocarci la partita. Poi, a risultato acquisito, insieme ai colleghi decideremo il da farsi.



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