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La giustizia ferita

di Marcello Bortolato - 24 luglio 2015

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Il 9 aprile del 2015 si è fermata la giustizia italiana.
Si è fermata con sgomento davanti all’orrore di una strage in tribunale, ridotto da luogo di risoluzione di contrasti a teatro di morte.
Il terzo numero della Rivista “La Magistratura” non poteva non iniziare con lo straziante ricordo di quella tragedia consumata nel Palazzo di Giustizia di Milano che ha accomunato le tre vittime – il giudice Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Claris Appiani e il cittadino Giorgio Erba − in un unico destino mentre si celebrava un processo, uno come tanti, uno dei milioni di processi che ogni giorno e ogni anno in tutti i tribunali d’Italia rinnovano il loro rito.
Pur nella diversità dei ruoli, ogni vittima era lì per servire, per difendere o per difendersi, in ogni caso per adempiere ad un dovere di partecipazione.
La vicenda, così dolorosa anche per la magistratura italiana (che ha perso uno stimato collega mentre nel suo ufficio tentava di riparare una stampante), ha posto all’attenzione di tutti il problema della sicurezza negli uffici giudiziari d’Italia e indirettamente quello, mai come in questi tempi attuale, delle condizioni di lavoro dei magistrati. In questo numero abbiamo voluto affrontare, oltre al tema delle condizioni di lavoro – e quindi del carico di lavoro o del livello di servizio che può essere richiesto al singolo giudice o al singolo ufficio per rendere una giustizia efficace, tempestiva e di qualità – il tema sempre vivo del bisogno di legalità. Recenti inchieste su corruzione e mafia richiamano infatti una nuova moralità. Un iter lungo e faticoso ha caratterizzato la riforma della corruzione, con il risultato di un intervento importante ma incompiuto, mancando ancora decisivi strumenti investigativi tipici del contrasto alla criminalità organizzata.
L’ANM ancora una volta chiede alla politica di fare le riforme che servono, per restituire ai cittadini una giustizia punto di riferimento per la tutela dei loro diritti, e invece si guarda ancora altrove, a temi quali la responsabilità civile dei magistrati che poco hanno a che vedere con l’efficienza e la celerità del servizio. In questo numero ritorniamo sull’argomento ripescando dal passato uno speciale del 1987.
Il “cantiere-giustizia” è ancora occupato da riforme “tampone” lontane da un progetto organico e unitario che risolva, ad esempio, una volta per tutte il nodo dell’organizzazione e delle risorse: negli uffici giudiziari si è allo sfinimento per la cronica carenza di personale e per l’intollerabile esponenziale aumento dei carichi in tutti i settori.
Il processo civile telematico, che avrebbe dovuto costituire un valido strumento di aiuto, per una serie di criticità si è rivelato, almeno in questo primo periodo di attuazione, un aggravio e comunque è lungi dall’essere a regime in assenza di significativi investimenti e di una doverosa formazione. Sicurezza nei tribunali, corruzione, condizioni di lavoro, PCT, responsabilità civile e riflessi disciplinari per il magistrato sono appunto gli argomenti trattati in questo numero.
La Rivista ha voluto peraltro dedicare una piccola finestra a una questione drammaticamente attuale, che mette in gioco i diritti umani e richiede ancora una volta l’intervento del giudice: la protezione internazionale e il diritto di asilo, temi che hanno sullo sfondo l’aumento inarrestabile dei flussi migratori, dei viaggi della speranza troppo spesso risolti in viaggi di morte.
Molti di questi punti saranno anche materia di riflessione e discussione al prossimo Congresso nazionale dell’ANM, a Bari dal 23 al 25 ottobre, ed al quale anche la Rivista dà appuntamento a tutti. Arrivederci dunque e… buona lettura!

Autore
Marcello Bortolato
Il Direttore editoriale - Componente della GEC dell’ANM

L’ANM ancora una volta chiede alla politica di fare le riforme che servono, per restituire ai cittadini una giustizia punto di riferimento per la tutela dei loro diritti Marcello Bortolato