L'ANM è l'associazione cui aderisce il 96% circa
dei magistrati italiani. Tutela i valori costituzionali, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.

1 ottobre 2012

"Avvocati e magistrati, impegno comune per la riforma della giustizia"

Nel suo intervento a Trieste alCongresso dell'Unione delle Camere Penali italiane, il PresidenteSabelli, presentando le proposte dell'Associazione nazionalemagistrati, e pur ribadendo il fermo dissenso alla separazionedelle carriere, ha sottolineato come per realizzare una riformadella giustizia che le restituisca una efficienza e una dignitàadeguate alla civiltà giuridica dell'Italia sia imprescindibile cheavvocati e magistrati, nelle rispettive responsabilitàprofessionali, sappiano svolgere una comune funzione di proposta edi stimolo, nella fiducia e nel rispetto reciproco.


A nome dell'Associazione nazionale
magistrati, ringrazio voi tutti dell'invito che mi permette di
essere oggi con voi.



Consentitemi anzitutto di esprimere
la profonda commozione per la scomparsa di Pierluigi Vigna, una
persona che ha espresso ai livelli più alti le doti di serietà,
determinazione, professionalità, che deve possedere un magistrato.
Ringrazio l'avvocatura che ha voluto qui rendere omaggio alla sua
memoria.



Salvatore Satta, nella prefazione
del suo manuale di procedura civile, in una malinconica riflessione
sul ruolo del giurista e sulla condizione dei magistrati, evocò
l'immagine dei "preti di una religione defunta". Era il 1948. Dopo
sessant'anni e più, dobbiamo finalmente restituire alla giustizia
una dignità adeguata alla storia di civiltà giuridica del nostro
Paese. Occorre avviare una seria riflessione condivisa, che
realizzi un ampio consenso sulle scelte di fondo che devono
ispirare le riforme; occorre abbandonare la sfiducia e superare
definitivamente il clima conflittuale, che hanno caratterizzato gli
anni recenti della vita istituzionale; occorre vincere la crisi di
ideali e di valori, che, ancora oggi, sembrano troppo spesso
perdersi in un soffocante degrado.



Noi non proponiamo indebite
sovrapposizioni e non vogliamo invadere ambiti che non ci
competono. Crediamo però fermamente nella necessità di fornire il
nostro contributo di partecipazione; crediamo nella necessità che
avvocati e magistrati svolgano una funzione di proposta e di
stimolo, per la realizzazione delle riforme indispensabili al
rilancio della giustizia penale. Il Presidente Schifani e il
Ministro Severino hanno già indicato i temi oggetto degli
interventi più urgenti. Riprenderò in poche battute quei temi,
limitandomi, data la circostanza, alla sola materia penale. Da
tempo la magistratura associata ha segnalato la necessità di
intervenire sulla disciplina del processo, con una riforma che ne
riduca la durata, ad esempio evitando la celebrazione di
dibattimenti pressoché virtuali (penso ad esempio ai processi a
carico degli irreperibili, imputati di reati modesti), che rafforzi
le garanzie effettive, eliminando quelle solo apparenti, che
valorizzi le misure alternative alla detenzione, anche attraverso
l'istituto della messa alla prova. Crediamo che debba essere
preservata l'efficacia delle intercettazioni quale essenziale
strumento di indagine, ma sosteniamo la necessità di prevenire la
divulgazione illecita di quelle estranee al tema di prova, in
spregio a elementari regole di civiltà, fra l'altro stabilendo
forme e tempi certi dell'udienza filtro e realizzando un corretto
equilibrio fra tutela della riservatezza e rispetto della libertà
di stampa.



Quanto al diritto sostanziale, il
moltiplicarsi di casi scandalosi di corruzione e di abuso del
denaro pubblico, per di più in un momento in cui si richiedono ai
cittadini pesanti sacrifici economici, impone uno scatto di
orgoglio e un intervento coraggioso e urgente nel settore della
lotta alla corruzione; la quale è anche pericoloso terreno di
coltura dei fenomeni di collusione fra istituzioni e criminalità
organizzata. Occorre intervenire sulla disciplina della
prescrizione, la cui durata rischia di vanificare ogni sforzo
investigativo e processuale, introdurre l'autoriciclaggio, in linea
con gli standard internazionali, ridare forza all'intervento sui
reati-spia, in particolare quello di falsità in bilancio. Occorre
un ripensamento del sistema delle pene, che valorizzi le sanzioni -
e in parallelo le misure cautelari - di natura interdittiva e
patrimoniale, e limiti la detenzione ai casi in cui essa è
indispensabile, per sostenerne una corretta funzione sanzionatoria
e lo scopo di prevenzione e di recupero e porre rimedio alla grave
situazione delle carceri. E' un tema, Presidente Spigarelli, sul
quale già ci siamo trovati in larga misura d'accordo appena due
giorni fa.



So bene che su alcuni temi le
nostre proposte non concordano. Anche noi difendiamo con forza la
terzietà e l'imparzialità del giudice, ma crediamo che la
separazione delle carriere non possa meglio garantire un pubblico
ministero solidamente ancorato alla cultura della giurisdizione,
per di più in presenza di una già rigida separazione delle
funzioni. Su altro siamo d'accordo nell'analisi, ma dissentiamo
sulle soluzioni.



Non c'è dubbio che per realizzare
una giustizia degna di un Paese moderno e civile, è fondamentale
riconoscere l'importanza e tutelare il decoro della funzione
dell'avvocato e la difesa della sua libertà e indipendenza, che,
con quella della magistratura, condivide, fra l'altro, la dignità.
Senza dimenticare che la difesa di tale dignità e della nostra
indipendenza, è affidata alle leggi, ma anzitutto a noi stessi,
magistrati e avvocati, e ai nostri comportamenti. La magistratura
associata ha avviato da tempo una riflessione seria sul tema
dell'autoriforma e del principio di responsabilità, al quale non
intendiamo sottrarci, ma che va affrontato con molta attenzione,
evitando riforme, come quella sull'azione diretta di responsabilità
civile, che mettono a rischio la nostra autonomia. Autonomia che
difendiamo con ogni forza, perché è garanzia, per i cittadini, di
una giustizia indipendente.



Presidente Spigarelli, Signori
avvocati, su molto concordiamo, su altro ci dividiamo, ma il
dissenso è stimolo al confronto e sale della discussione. E allora
concludo, auspicando un impegno comune delle nostre categorie, che
rilanci il dialogo fra di noi, con equilibrio e senza pregiudizi,
nel segno della fiducia e del rispetto reciproco, per quei valori e
per quegli obiettivi, che condividiamo e che ci uniscono.



Grazie e buon lavoro.




stampa
Stampa

ANM risponde

Le domande e le curiosità sul funzionamento e gli scopi dell'ANM

Poni la tua domanda


Iscriviti alla newsletter

Resta aggiornato su notizie ed eventi dell'Associazione Nazionale Magistrati