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18 luglio 2015

Nel ricordo di Paolo Borsellino

Intervento del Presidente dell’ANM Rodolfo M. Sabelli


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A nome dell’Associazione Nazionale Magistrati, rivolgo un saluto deferente al Capo dello Stato. Un forte abbraccio indirizzo a Lucia, a Manfredi e a Fiammetta Borsellino e mi stringo con affetto a tutti i familiari, nel ricordo di Paolo Borsellino e di Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.


Signor Presidente, la Sua presenza, qui, oggi, insieme con i Ministri della giustizia e dell'interno, il Vicepresidente e i membri del Consiglio Superiore, i capi e i rappresentanti delle forze dell’ordine, i colleghi, i cittadini, è la presenza dello Stato. Uno Stato che vuole ricordare il sacrificio che si compì quel 19 luglio 1992, senza però chiuderne la memoria nelle pur nobili pagine di un libro di storia, a dispetto del tempo che passa e che vede, anno dopo anno, inevitabilmente, lasciare la toga coloro che lavorarono fianco a fianco con Borsellino e che vede farsi anziani noi “giudici ragazzini” degli anni ‘90.


Non è facile trovare le parole giuste per ricordare Paolo Borsellino, anche perché le parole rischiano di scivolare nella retorica.


Del resto, noi veniamo giudicati sulla base non della bellezza delle nostre parole ma della coerenza dei nostri comportamenti e Borsellino ci ha lasciato l’esempio di una vita sobria, di una legalità vissuta nell’impegno quotidiano e sofferto, praticato e non declamato, in un tempo difficile, a fronte di una mafia violenta, che colpì magistrati, forze dell’ordine, politici, avvocati, sindacalisti, giornalisti, persone con ruoli diversi ma unite nel valore della legge e del bene comune. Un impegno che i magistrati coltivavano allora con strumenti processuali meno evoluti di quelli di oggi, spesso fra incomprensioni, alle prese con indagini non facili su una mafia infiltrata nelle istituzioni e nell’economia. In tempi di tensione e di smarrimento, persone come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone seppero tracciare la via giusta.


In questo credo consista l’attualità del loro esempio. Il tempo di oggi, in Italia, appare meno violento di quello degli anni ’80 e ’90 ma le organizzazioni criminali, in realtà, non hanno rinunciato alla violenza. Viviamo un'epoca di novità: la realtà si evolve in fretta e il sistema normativo si arricchisce di nuove fonti sovranazionali. Viviamo un'epoca di incertezza: cogliamo i segni della trasformazione ma ancora non ne riconosciamo il traguardo; la giustizia vede scemare vecchie tensioni ma già si intravvede il rischio di nuove; i fenomeni criminali, anche quelli di tipo mafioso, si dissimulano, si trasformano e conservano la loro capacità di inquinare e corrompere le istituzioni e l’economia, con forza eversiva; si affacciano nuovi pericoli di criminalità anche transnazionale.


Sull’esempio di chi ci ha preceduto, occorre dunque operare, ogni giorno, senza pregiudizi e timidezze ma con equilibrio, con orgoglio senza arroganza, consapevoli delle difficoltà ma senza pessimismo. Alle altre istituzioni noi magistrati chiediamo sostegno, nella condivisione degli stessi obiettivi; a chi ci osserva, chiediamo comprensione e fiducia; ma in cambio sappiamo di dovere offrire un impegno serio e consapevole e la nostra professionalità, le sole cose che possono fondare il rispetto dei cittadini e la nostra legittimazione.


Vi ringrazio.


L'intervento del Presidente della Corte di appello di Palermo Gioacchino Natoli


L'intervento del Presidente dell'ANM di Palermo Matteo Frasca


 



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