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22 luglio 2015

Prima aratura in un terreno confiscato a Scozzari, ANM "Stato presente"

Lunedì 20 luglio sono iniziate a Vallelunga Pratameno, in provincia di Caltanissetta, le operazioni di aratura di uno dei terreni confiscati dall’autorità giudiziaria di Caltanissetta ad Alfonso Scozzari e assegnati al Consorzio Sviluppo e Legalità.


“Oggi siamo qui – aveva dichiarato il presidente dell’ANM Rodolfo M. Sabelli – per offrire l’esempio di un impegno praticato e non declamato. Siamo qui in occasione della prima aratura di un terreno confiscato alla mafia – nei luoghi in cui fu segregato per tre giorni il piccolo Giuseppe Di Matteo – e ora restituito alla società civile e alla legalità. Siamo qui per dimostrare visivamente la presenza dello Stato in tutte le sue istituzioni”.


All’iniziativa erano presenti, con il presidente dell’ANM Rodolfo M. Sabelli e il presidente e il segretario dell’ANM di Caltanissetta, Fernando Asaro e Renata Giunta, il prefetto di Caltanissetta Maria Teresa Cucinotta; il questore di Caltanissetta Bruno Megale; il comandante provinciale dei Carabinieri di Caltanissetta Angelo De Quarto assieme al comandante della compagnia di Caltanissetta Domenico Dente, al comandante della stazione di Vallelunga Pratameno, Vincenzo Taliano, e al comandante della stazione di Marianopoli Giovanni Immordino; il capitano Sebastiano Rapisarda, in rappresentanza del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta; il presidente e il direttore del Consorzio Sviluppo e Legalità, rispettivamente Piero Capizzi, sindaco di Monreale, e Lucio Guarino; il responsabile regionale di Libera Umberto Di Maggio; Emanuela Giuliano, dirigente del servizio legalità e beni confiscati alla criminalità mafiosa presso la segreteria della presidenza della Regione Sicilia e Giulio Guagliano, capo di gabinetto alla presidenza della Regione.


La delegazione si è recata, inoltre, nella villa – altro bene confiscato a Scozzari – all’interno della quale è stato tenuto prigioniero per tre giorni il piccolo Giuseppe Di Matteo – figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo – rapito il 23 novembre 1993 all’età di 13 anni e strangolato e sciolto nell’acido tre anni dopo.



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