Audizione dei rappresentanti dell'ANM in commissione giustizia del Senato della Repubblica
Il decreto-legge in discussione è sicuramente da condividere nella parte in cui interviene per attribuire la competenza al tribunale in composizione collegiale dei procedimenti per associazione a delinquere di stampo mafioso anche nelle ipotesi aggravate, in relazione alle quali, sulla base della disciplina previgente, la competenza avrebbe dovuto essere attribuita alla corte d’assise con l’effetto di determinare un rischio di annullamento per numerosi processi di mafia già celebrati dinanzi ai tribunali.
La scelta di attribuire al tribunale e non alla corte d’assise la competenza a giudicare sui delitti di associazione mafiosa appare ragionevole, non solo con riferimento al rischio contingente di annullamento di processi già celebrati, ma anche in via generale e a regime. Si tratta, infatti, di procedimenti sempre particolarmente complessi, spesso fondati su attività di intercettazione e/o su dichiarazioni di collaboratori, il che richiede la risoluzione di complesse questioni tecniche e procedurali, un approfondito studio del voluminoso materiale probatorio, un’attenta valutazione delle prove offerte dall’accusa in linea con i rigorosi parametri indicati dalla giurisprudenza di legittimità soprattutto in materia di riscontri esterni e individualizzanti alle dichiarazioni di correità. E dunque che richiedono la competenza e l’esperienza di giudici professionali.
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