di Liana Milella
L'ex segretario, pm a Napoli, non si è ricandidato per l'Anm, ma parla della nuova fase costituente di Unicost. Di Palamara dice: "Ha avuto un processo giusto". Su Davigo: "Con la pensione inevitabile lasciare il Csm"
Unicost? "Non è più la corrente di Palamara". Magistratura indipendente? "Ha minimizzato i fatti dell'hotel Champagne". Anm e Csm? "Basta con la staffetta". Parla Giuliano Caputo, che è stato segretario dell'Anm per quasi due anni.
Perché non si è ricandidato?
"Non l'ho fatto, nonostante sia stata una grande esperienza, perché la passione e l'impegno nell'Anm non deve passare necessariamente per ruoli formali, ma significa anche, anzi soprattutto, partecipare in piena libertà. E poi è un'esperienza che deve coinvolgere il maggior numero di colleghi, tant'è che molti dei nuovi eletti entrano per la prima volta nel vertice nazionale dell'Anm, alcuni dopo essersi impegnati a livello locale".
Quindi è stata una sua scelta, e non della corrente. "Non se n'è discusso perché io ho escluso la mia ricandidatura sin dall'inizio".
Epperò il presidente Poniz si è ricandidato e ha anche preso molti voti.
"Anche altri del parlamentino si sono ricandidati, sono andati bene e questo dimostra che abbiamo fatto cose buone in questi anni. Che ci sia una limitata continuità nei nomi non è un male".
Ma lei per caso pensa poi di candidarsi al Csm?
"Per la verità io non pensavo neppure di correre per l'Anm. Non perseguo obiettivi personali. Faccio il pm a Napoli e amo il mio lavoro che riprenderò a fare con la stessa intensità di prima. L'Anm mi piace perché ci si confronta sulle idee...".
E invece al Csm ci sono solo potere e spartizione di posti?
"Assolutamente no, al Csm si deve discutere di giurisdizione, di organizzazione degli uffici giudiziari, anche di politica giudiziaria con le ovvie interlocuzioni istituzionali. E poi, certo, ci sono anche le nomine, che purtroppo sembrano diventate l'attività principale del Csm, e comunque l'attività che sembra interessare di più dentro e fuori la magistratura".
Beh, ammetterà che è più utile nominare il procuratore di una grande città che discettare all'infinito sull'indipendenza delle toghe...
"E invece io le dico che quello dovrebbe essere il ruolo più importante per il Csm, e come tale dovrebbe essere percepito sia dai cittadini che dai magistrati".
Lei è di Unicost, la corrente dello scandalo Palamara. Lui rimosso dalla magistratura, adesso altri due colleghi sotto incolpazione disciplinare, traffici con la politica, corsa ai posti. Unicost passa da 13 a 7 consiglieri, subisce un'emorragia a destra, perdendo i colleghi di Movimento per la Costituzione, e anche altri passano a Magistratura indipendente. Non è una débâcle?
"Cominciamo col dire che Unicost era la corrente di Palamara, ma nella vicenda erano coinvolti colleghi anche di altre correnti. E le ormai ben note chat rivelano ugualmente una trasversalità di rapporti e una corsa ai posti che coinvolgeva toghe non certo solo di Unicost. L'anno che è appena passato dimostra invece che Unicost, e noi che eravamo dentro l'Anm, abbiamo preso drasticamente le distanze da quei traffici e dai rapporti impropri con la politica, tanto da provocare la crisi della giunta dell'Anm, l'uscita di Magistratura indipendente dalla stessa giunta, perché quel gruppo continuava a minimizzare i fatti accaduti".
Resta il fatto che avete dimezzato i consensi, eravate il primo gruppo adesso siete il terzo. Quindi il vostro elettorato vi ha ritenuto coinvolti e quindi colpevoli.
"Sicuramente abbiamo pagato un prezzo di immagine, ma non possiamo dimenticare che proprio l'esigenza di voltare pagina rispetto ai fatti dell'hotel Champagne, la reazione dura nei confronti di Palamara e dei consiglieri di Unicost coinvolti, ha diviso la nostra corrente dalla quale si sono allontanati alcuni colleghi poi candidati con Mi per la nuova Anm, tra i quali perfino quello che era stato nominato segretario generale di Unicost solo una settimana prima che scoppiasse lo scandalo".
Lei sta dicendo che i cattivi se ne sono andati e Unicost ha cambiato vita?
"Qui non si tratta di essere buoni o cattivi, evidentemente erano colleghi più vicini a Mi, e non tanto contrari al progetto di potere rivelato dalle intercettazioni di quella cena all'hotel Champagne. Adesso Unicost, con un'assemblea costituente composta di molti giovani, sta riscrivendo le regole dello stare assieme per garantire una partecipazione democratica alla vita della corrente".
Qual è il suo giudizio sui fatti dell'hotel Champagne?
"L'ho detto subito, quelle vicende sono un'assoluta distorsione per la presenza di magistrati estranei al Consiglio e senza alcun ruolo rappresentativo e per gli impropri rapporti con la politica".
Ma Palamara ha avuto, nell'Anm e nel Csm, un processo giusto?
"Io parlo dell'Anm, lui è stato giudicato per quei fatti, e con lui gli altri presenti quella sera, che poi si sono dimessi. Ha avuto il processo previsto dallo statuto e ha potuto parlare davanti ai colleghi il 19 settembre".
Sulle macerie tuttora fumanti del caso Palamara si può davvero tornare a una giunta unitaria?
"Sarebbe una soluzione auspicabile".
Lo pensa davvero?
"Quando si viene eletti all'Anm ci si va per rappresentare tutti i colleghi. In questo momento la magistratura ha bisogno di una rappresentanza forte".
Ma non è invece che la magistratura deve guardarsi dentro, farsi un bel processo, senza pensare di farla franca solo perché ha rimosso Palamara?
"Questo l'ho sempre sostenuto, espellerlo non risolve certo il problema, ma è necessario superare alcuni degli effetti distorti della riforma del 2006 e servono magistrati meno vogliosi di fare carriera, appassionati del loro lavoro, e che considerano diventare dirigente come un servizio per i colleghi e i cittadini".
Il caso Davigo, lei da che parte sta, con lui o contro di lui?
"Nel 2016 ho fatto parte della giunta in cui Davigo era il presidente. Ne riconosco le grandi capacità. Ma purtroppo sin dal momento della sua candidatura al Csm si sapeva che la questione del suo pensionamento sarebbe esplosa. Sarebbe stato meglio, proprio adesso, evitare ulteriori tensioni istituzionali".
Perché la corrente di Davigo è andata così male?
"Ha forse pesato la percezione di essere diventato un gruppo integrato nel sistema, con una presenza significativa al Csm, e anche l'assenza di magistrati noti. Ma tra i neoeletti, così come tra gli uscenti, in Autonomia e indipendenza (la corrente di davigo, ndr.) ci sono colleghi non famosi ma molto bravi".
Come spiega invece il successo di Andrea Reale di Articolo Centouno? Vuole anche lui nella giunta unitaria?
"Non raccolgono solo il voto di protesta ma anche quello di magistrati che condividono le loro proposte, ad esempio sul sorteggio. È un fattore positivo che abbiano una rappresentanza in Anm e, certo, in una giunta unitaria sarebbe importante se ci fossero anche loro".