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29 luglio 2021

«Sì a magistrati tributari più specializzati, difficile istituire un nuovo ordine»

Il segretario generale dell'ANM Salvatore Casciaro intervistato da "Il Dubbio"


Casciaro

La riforma della giustizia tributaria ha aperto un confronto serrato tra avvocati, accademici e magistrati. La creazione di una "quarta magistratura" speciale, come auspicato da alcuni parlamentari, è, secondo Salvatore Casciaro, segretario dell'ANM, una soluzione «troppo ambiziosa». «È preferibile - dice al Dubbio - attuare interventi mirati di aggiustamento dell'esistente, anziché immaginare scenari inediti con complesse modifiche ordinamentali incidenti sull'architettura costituzionale».


Dottor Casciaro, da più parti - avvocatura e accademia - è emersa l'esigenza del magistrato professionale nella giustizia tributaria. Cosa ne pensa?
Il settore tributario è complesso e impegnativo ed è oltretutto di impatto sulla fiducia degli operatori economici. Non a caso esso viene considerato nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza che intende perseguire a riguardo due obiettivi: ridurre i tempi del giudizio e innalzare il livello qualitativo delle decisioni. Su entrambi i fronti potrebbe incidere positivamente, e tutti lo riconoscono, una maggiore specializzazione del giudice tributario. L'acceso confronto in seno alla Commissione presieduta dal professor Della Cananea si è sviluppato solo sugli strumenti più appropriati al raggiungimento dello scopo.


Alcuni parlamentari, anche di diversi schieramenti, auspicano la creazione di una "quarta magistratura" nel tributario. È una forzatura?
Occorre un intervento di revisione dell'attuale assetto della giustizia tributaria per elevarne i profili di professionalità e terzietà. Eviterei però soluzioni troppo ambiziose come la costituzione della "quarta magistratura" speciale. Non solo perché l'opzione non sarebbe esente da gravi incognite per il divieto, sancito in Costituzione, di istituzione di nuovi giudici speciali, ma anche per ragioni d'ordine pratico. Se vogliamo raggiungere nel quinquennio 2021-2026 gli obiettivi del Pnrr, è preferibile attuare interventi mirati di aggiustamento dell'esistente, anziché immaginare scenari inediti con complesse modifiche ordinamentali incidenti sull'architettura costituzionale della giurisdizione cui dovrebbero seguire bandi di concorso che, solo per il loro espletamento, richiederebbero, come osserva la Commissione Della Cananea, tempi di attuazione non inferiori a cinque anni.


Quale soluzione, dunque, le sembra più appropriata?
Preferibile mi sembra l'altra proposta formulata dalla Commissione interministeriale tesa a rafforzare, dinanzi alle Commissioni tributarie regionali, la presenza di giudici provenienti dalle diverse magistrature mediante la costituzione, per le controversie di maggior rilievo, di un'apposita sezione con giudici togati impegnati però a tempo pieno o prevalente. Il che si potrebbe realizzare col meccanismo del "fuori ruolo" o dell'esonero parziale dalle funzioni esercitate nell'amministrazione di appartenenza. Si tratta di una soluzione coerente con un percorso avviato dal legislatore già nel 2011, quando si optò per un significativo incremento della presenza, nelle Commissioni tributarie regionali, dei giudici selezionati tra i magistrati ordinari e delle giurisdizioni speciali. Aggiungo che l'incidenza dell'intervento sulla qualità delle decisioni avrebbe effetti benefici anche sul contenzioso pendente in Cassazione, ove il primo presidente ha avuto modo di segnalare, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, l'altissima percentuale di pronunce di annullamento, del 47%, della sezione tributaria della Cassazione, nettamente superiore a quella delle altre sezioni civili.


Di quali strumenti si dovrebbe dotare il processo tributario per garantire celerità e giustizia?
I livelli di efficienza della giustizia tributaria sono alti in primo grado, ove i tempi medi di definizione sono nel complesso rispettosi della legge Pinto con un arretrato che è diminuito in dieci anni del 70%. Più in affanno si mostra l'appello, con processi che durano mediamente oltre i due anni, e la Cassazione che, schiacciata da un arretrato di 55mila ricorsi, impiega circa quattro anni per decidere. Per questo, al di là di alcune proficue innovazioni processuali suggerite dalla Commissione Della Cananea, come il rinvio pregiudiziale in Cassazione o il ricorso nell'interesse della legge in materia tributaria, mi sembra assolutamente prioritario l'impegno volto a innalzare la qualità delle decisioni di merito e a implementare le risorse umane specie in Cassazione, il cui organico ha una percentuale di scopertura davvero elevata, pari al 23%. Senza trascurare, beninteso, l'impegno nello sviluppo del processo tributario telematico che implica anche la riaffermazione del principio di sinteticità degli atti processuali. Chiarezza e sintesi degli atti incidono sull'intelligibilità delle questioni rendendo effettivo il diritto di difesa. Si tratta di principi cardine di cui la ministra Cartabia ha sottolineato l'importanza nelle sue linee programmatiche e su cui la Commissione interministeriale non si è soffermata. Essi andrebbero adeguatamente presidiati nella loro effettività nell'ottica di rendere più celere ed efficiente l'attività processuale.


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