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9 ottobre 2023

"Preoccupante scavare nel passato di un giudice. Così ogni provvedimento scomodo potrebbe essere indebolito".

L’intervista della vicepresidente ANM Alessandra Maddalena a La Stampa


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Di Giuseppe Salvaggiulo

«Io non sarei andata a quella manifestazione, ma mi preoccupa la schedatura postuma della giudice Apostolico, dando l'idea di una magistratura deviata», dice Alessandra Maddalena, giudice napoletana e vicepresidente dell'Associazione nazionale magistrati.

Lei sarebbe andata alla manifestazione contro il governo, come la giudice Apostolico a Catania nel 2018?

«Io non sarei andata, perché così interpreto il dovere del magistrato non solo di essere, ma anche di sembrare imparziale».

Che cosa comporta?

«Anche limitazioni, in ossequio a un certo modo di intendere la nostra funzione».

Partecipare a una manifestazione tradisce un'impostazione ideologica?

«Io faccio parte di un gruppo centrista, Unicost, che per abito mentale considera essenziale il riserbo più assoluto sulle proprie opinioni politiche».

Apostolico è venuta meno al dovere di imparzialità?

«Non esprimo giudizi sulla collega. Eventuali valutazioni saranno fatte nelle sedi competenti. Però bisogna riconoscere che nella magistratura esistono diverse sensibilità culturali, che io rispetto».

Servono nuove regole?

«La regola migliore è il buonsenso».

Quindi ognuno decide come comportarsi?

«No. Credo che il tema dei limiti ai comportamenti del magistrato vada certamente affrontato, anche al nostro interno».

Sarebbe meglio che i giudici rinunciassero a social, manifestazioni, convegni?

«Non è che così semplice individuare il limite. Noi abbiamo idee politiche, come tutti. Né penso si possa impedire qualsiasi forma di manifestazione del pensiero, sarebbe antistorico. Ma io penso, e come me tanti colleghi, che serva riserbo, soprattutto quando si toccano tematiche politiche».

La giudice Apostolico avrebbe dovuto astenersi da un giudizio sul tema dell'immigrazione?

«Non entro nel merito. Non credo però che ogni volta che qualcuno partecipi ad una manifestazione o a un convegno, ciò basti a metterlo in una posizione di conflitto di interessi».

Perché l'Anm magistrati difende la giudice Apostolico "senza se e senza ma"?

«Perché, pur senza eludere il problema dei comportamenti individuali dei magistrati, notiamo che si è allontanata la discussione dal vero tema: il contenuto del provvedimento giudiziario contestato e la conformità della normativa interna a quella europea».

La premier Meloni ha detto di essere rimasta «basita da motivazioni incredibili», ha parlato di giudice «che si scaglia contro un governo democraticamente eletto» e ha concluso che «un pezzo di Italia aiuta gli arrivi illegali».

«La critica al provvedimento è legittima. Ci saranno altri gradi di giudizio. Il resto mi preoccupa. Se si sostiene che una decisione giudiziaria rappresenta un attacco alla sicurezza pubblica, il tema si sposta. Si trasforma agli occhi dei cittadini la magistratura in un nemico della legalità e della sicurezza»

Non la magistratura, ma solo un pezzo.

«È la stessa cosa. L'effetto non cambia. Si confondono i cittadini, alimentando l'idea di una magistratura deviata per credo politico, che viene meno alla sua funzione. Chiunque perderà un processo potrà dire: il giudice non è imparziale. Una china pericolosa».

Quali pericoli vede?

«Trasformare la giurisdizione, agli occhi dei cittadini, da servizio a strumento di lotta politica. Questo non indebolisce solo la magistratura, ma la stessa democrazia».

Ma se la giudice non appare imparziale, come fa a esserlo il suo provvedimento?

«Giudicare un provvedimento giudiziario da chi l'ha scritto è rischioso. Si può tradurre in un'operazione di indebolimento della credibilità della giurisdizione nella sua intere zza».

Flick, presidente emerito della Consulta, denuncia l'inciviltà di una profilazione dei magistrati.

«Leggo che ora si è andati a ripescare un'altra, vecchia sentenza penale della stessa giudice di Catania, peraltro confermata nei successivi gradi di giudizio. Scavare nel passato di un giudice è un'operazione preoccupante. Temo diventi un metodo».

Il famigerato dossieraggio?

«Lasciamo stare la disputa semantica. Che si tratti di informazioni pubbliche o private, è il metodo che mi preoccupa. La schedatura anche postuma, da utilizzare in caso di provvedimenti scomodi».

Con quali conseguenze?

«Ogni provvedimento che non corrisponde ai desideri della politica potrebbe essere indebolito da campagne di questo tipo, che recuperano dati sui magistrati. Ci rendiamo conto? Nessuno crederà più alla giustizia. E un pezzo di Stato sarà indebolito, la stessa democrazia sarà indebolita. Bisogna stare molto attenti».

Il prossimo giudice chiamato a decidere su un provvedimento del governo, lo farà con serenità?

«Questo anche è il problema. Ma sono ottimista. Sono convinta che noi magistrati abbiamo spalle sufficientemente larghe per continuare a decidere sempre con coscienza e rigore». -



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