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8 gennaio 2024

"Il reato d'abuso d'ufficio è un argine alle angherie del potere pubblico"

Il presidente dell'ANM Giuseppe Santalucia intervistato da Repubblica


Giuseppe Santalucia - Presidente ANM

di Liana Milella


«Nella Costituzione non sono secondari i diritti dei privati cittadini rispetto alle possibili angherie dei pubblici poteri», dice il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. E a Repubblica spiega perché, in base a questo principio, l’abuso d’ufficio non è un reato da buttar via.

È ampio il parterre di chi vuole cancellare l’abuso d’ufficio. L’Anm ha detto più volte che è un passo sbagliato. Perché?

«Per una pluralità di ragioni. Innanzitutto perché non è seriamente comprensibile come possa restare indifferente al sistema penale l’abuso dei pubblici poteri. È una palese violazione dei diritti dei cittadini nei loro rapporti con l’autorità pubblica».

I sindaci, anche di sinistra, nonché l’Anci, ne ha fatto una battaglia addirittura di sopravvivenza. Dicono che la cosiddetta “paura della firma” li paralizza.

«La risposta alle loro paure non può essere l’abolizione del reato, altre potevano essere le vie da seguire, quali una maggiore distinzione tra la discrezionalità politica e quella tecnico-amministrativa. In ogni caso, con la “paura della firma” non ha nulla a che vedere l’abolizione del reato anche per la parte in cui punisce chi viola il dovere di astensione e agisce e firma atti pur quando sussiste un suo evidente interesse personale nella vicenda».

Nordio, con il pieno appoggio di Costa di Azione, sostiene che il reato, per com’è scritto, è del tutto “evanescente”, e quindi dà troppa mano libera ai pm.

«Non concordo. Nel 2020 questo articolo del codice è stato già oggetto dell’ennesima modifica che ne ha ristretto forse eccessivamente gli ambiti di applicazione. Ora l’unico passo utile sarebbe quello di rivederlo per dargli una maggiore effettività, senza per questo farne uno strumento che possa essere utilizzato in maniera arbitraria».

Sono molto poche le condanne per abuso d’ufficio, anche dopo la modifica del governo Conte. Ma può essere una buona ragione per cancellarlo? Con questa logica, quanti reati del codice potrebbero subire la stessa sorte?

«È proprio così. Il fatto che ci siano poche condanne, al netto della necessità di apportare qualche modifica, non significa che la norma sia inutile e possa essere eliminata dal sistema».

Dalla Commissione europea proprio sull’abuso arriva il segnale opposto, come per il traffico di influenze. Alla Camera quella direttiva è stata respinta. Ma se l’Italia cancella il reato che succederà?

«Sono di certo possibili reazioni in sede europea perché il fatto che l’abuso di potere sia un tassello di altre più gravi fattispecie di reato non può in alcun modo giustificare la scelta di sopprimere la norma che lo punisce in quanto tale anche quando non degenera in condotte di corruzione, concussione o peculato».

Anche lei parla di un reato spia? È proprio quello che contesta la politica, un reato che consente di aprire un’inchiesta per andare in cerca poi di delitti più gravi. Una sorta di grimaldello insomma…

«In realtà i fatti sono molto più semplici e lineari. Quando sul tavolo di un pm arriva la denuncia di un abuso di potere, lui ha l’obbligo di verificare quale sia l’esatta dimensione di quell’asserita condotta abusiva, se c’è solo un mero atto di prevaricazione in danno del privato, oppure se si accompagni a occulti passaggi di denaro, scambio di altre utilità, o ancora appropriazione di beni pubblici. Per questo, anche abolendo il reato, le indagini su eventuali comportamenti abusivi non cesseranno».

Sta dicendo che, per gli amministratori, il rischio è che il pm contesti reati ancora più gravi?

«Dico innanzitutto che ciò non vale solo per i sindaci, ma per tutti i pubblici funzionari. Di fronte alla denuncia di un possibile abuso, il pm non potrà mai cestinare la notizia, ma dovrà verificare, attraverso le indagini, in cosa consista concretamente quella condotta, e se sia, ripeto, parte di una più ampia gamma di reati».

Questo governo ha inventato, nell’ordine, il reato per i rave, quelli addirittura universali per gli scafisti e per l’utero in affitto, e invece vuole togliere ai cittadini il reato per difendersi contro gli abusi degli amministratori pubblici?

«Io sto ai fatti. Le leggi le fa la politica, quindi governo e Parlamento. Noi come tecnici del diritto possiamo solo ricordare che il sistema penale deve tener conto della gerarchia dei valori fissata in Costituzione, nella quale non sono secondari i diritti dei privati cittadini rispetto alle possibili angherie dei pubblici poteri».


 



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