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23 maggio 2013

In memoria di Giovanni Falcone

Direttore Generale degli Affari Penali presso il Ministero della Giustizia, assassinato insieme alla moglie, Francesca Morvillo, e alla scorta dalla mafia.


Giovanni-Falcone.jpg

(Palermo, 18 maggio 1939 - Isola delle Femmine, 23 maggio 1992) 


Ricordare Giovanni Falcone in poche righe è impresa impossibile.
Non solo per la personalità complessa ed articolata, ma soprattutto perché la sua progettualità ed il suo pensiero erano troppo moderni ed avveniristici per essere "penetrati" a fondo da una sola persona. Ciascuno ne poteva cogliere aspetti singoli, nessuno però - a mio avviso - li ha potuto ricomprendere tutti. E' meglio, dunque, affidarsi ad alcune sue frasi - ormai celebri - per tentare di farlo "parlare" con le sue stesse parole.
Ne scegliamo tre.


"La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine".
E' probabilmente la più famosa.  La sconfitta di Cosa nostra non è ancora avvenuta, ma la lucidità di Falcone, nel razionalizzare i fenomeni criminali con cui si confrontava, emergeva già in tutta la sua grandezza, soprattutto se la si colloca al momento in cui la pronunciò (1991), quando la mafia era molto più temibile e pericolosa di oggi.

Il suo razionale ottimismo era fondato sui cardini  della "religione del lavoro", di una straordinaria cultura dell'organizzazione, di una volontà ferrea, di una profonda ed autentica fiducia nelle Istituzioni.Il secondo pensiero è altrettanto noto: "Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini".

Egli - profondamente convinto della forza trainante dell'esempio personale - non solo faceva il proprio dovere, ma con il suo agire quotidiano quasi lo  imponeva - silenziosamente -  a chiunque gli stesse vicino.

Rimane inappagata, da allora, una spontanea domanda: cosa sarebbe stata l'Italia, se le sue idee avessero potuto continuare a correre?
Da ultimo, una riflessione profondamente umana: "L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza".
Tali parole, pronunciate da un Uomo che non cedette mai a paure, dovrebbero segnare per tutti i cittadini onesti un percorso virtuoso ed obbligato.



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