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26 giugno 2025

Giustizia: Maruotti, Governo non ha mai voluto modificare riforma

ROMA, 26 giugno 2025 - “Quanto dichiarato oggi in Senato dal ministro della Giustizia sulla mancanza di disponibilità al dialogo da parte della magistratura non corrisponde al vero. L’Associazione nazionale magistrati si è sempre presentata a qualsiasi audizione sia stata invitata e più volte ha chiesto di essere ascoltata. È stato, invece, il Governo a dichiarare sin dall’inizio che il testo della riforma non era in alcun modo modificabile e lo ha ribadito negli incontri istituzionali che si sono svolti in questi mesi”. Lo afferma in una nota il segretario dell'Anm Rocco Maruotti.

"Appare poi a dir poco allarmante, perché espressiva del reale spirito di questa riforma, la dichiarazione del ministro secondo cui “questa riforma mira a riportare dignità alla politica, introducendo il principio del sorteggio nell’ambito del Csm”. Non si comprende, infatti, in quale modo l’umiliazione di un organo di rilevanza costituzionale come il Csm possa servire alla politica a recuperare dignità, se non in un’ottica di rivalsa del tutto ingiustificata e ingiustificabile”.
"Sul tema della sottoposizione del pm all’esecutivo è, invece, stupefacente il riferimento che il ministro Nordio ha fatto a Marcello Pera, il quale proprio su questo tema, in suo articolo pubblicato su Il Foglio il 3 febbraio scorso, dal titolo “La separazione delle carriere da sola non basta”, ebbe a dire: “Non è un caso che, là dove c’è la separazione, il pm è, in un modo o in un altro, collegato al potere politico. Chi altri potrebbe dargli le direttive di politica anticriminale, di priorità, di opportunità, di rilevanza, di urgenza?”, così dimostrando che la sottoposizione del pm all’esecutivo è un effetto inevitabile di questa riforma”.
"Non stupisce, invece, il fatto che l’ex magistrato Carlo Nordio abbia cambiato idea rispetto a quando risultava tra i firmatari dell’“appello dei pm contro la separazione delle carriere” promosso dall’Anm e pubblicato dalla rivista La Magistratura nell’aprile 1994, mentre stupisce che accusi, senza fare i nomi, alcuni magistrati di non dichiarare pubblicamente di essere favorevoli a questa riforma perché condizionati dal potere delle correnti, responsabile di quel mercimonio delle nomine che evidentemente avrebbe riguardato tutti i magistrati italiani meno che lui, l’unico quindi che sarebbe diventato Procuratore Aggiunto di Venezia per merito e non per appartenenza".
"Infine, sulla vicenda Palamara, non dovremmo essere noi a ricordare al ministro che nella hall dell’hotel Champagne, a discutere della nomina del nuovo Procuratore di Roma, insieme a Palamara e ad altri componenti del Csm, che si sono tutti dimessi dall’incarico di consigliere e sono stati sanzionati sul piano disciplinare dal Csm, vi erano due politici, uno dei quali, all’epoca dei fatti, indagato dalla Procura di Roma del cui vertice si discuteva impropriamente in quella sede”.
"Ribadiamo la nostra preoccupazione per una riforma costituzionale che serve chiaramente a indebolire il Csm, che è l’organo di rilevanza costituzionale a cui i Padri costituenti affidarono il compito di tutelare e garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, che è uno dei presupposti della separazione dei poteri e, quindi, della tutela dei diritti fondamentali di tutti i cittadini italiani”.



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