Prenderà il via il 26 novembre, a
Roma, alla presenza del Capo dello Stato, il XXX Congresso dell'Anm
"I magistrati e la forza del rinnovamento - autoriforma, questione
morale, organizzazione".
Il Congresso, che proseguirà nelle
giornate del 27 e del 28, indica una scelta obbligata: il
rinnovamento. Si volta pagina, lasciando alle spalle ciò che non ha
funzionato sia della macchina giudiziaria sia all'interno della
magistratura.
Il Congresso si rivolge alla
politica per sollecitare interventi urgenti sulle reali
problematiche del mondo della giustizia e a tutti i magistrati per
coinvolgerli in un percorso di cambiamento fondato
sull'elaborazione di una nuova idea di autogoverno e di
associazione.
L'Anm ribadisce la netta
contrarietà ai progetti di riforma della Costituzione che riducono
l'indipendenza e l'autonomia dei magistrati senza portare alcun
beneficio al funzionamento della giustizia. Le vere riforme di cui
il Paese ha bisogno sono quelle che incidono sulla durata dei
processi. Il Congresso chiede alla politica assunzione di
responsabilità e coraggio delle scelte: revisione delle
circoscrizioni giudiziarie, innovazione tecnologica, snellimento
delle procedure, investimenti per il personale, risorse materiali,
sono i primi indifferibili provvedimenti per invertire la
rotta.
Il Congresso guarderà anche
all'interno della magistratura per offrire una riflessione sui temi
della professionalità, della questione morale e dell'organizzazione
degli uffici. E per avanzare proposte per il recupero di risorse,
per l'eliminazione del contenzioso inutile, per la revisione degli
organici, per la definizione dei c.d. "standard di rendimento".
Il superamento del sistema di
progressione in carriera basato essenzialmente sull'anzianità e
sull'assenza dei controlli è un punto di non ritorno; il passo
successivo è il definitivo abbandono di un'idea di associazionismo
troppo legata al modello di protezione del singolo.
L'ammodernamento della magistratura
passa attraverso la valorizzazione del merito e della
professionalità e la presa di distanza da una concezione
clientelare o corporativa della categoria. Una nuova idea di
autogoverno e di associazione, quin-di, ma anche prassi e
comportamenti nuovi. La moralità non deve più costituire una
"questione", ma un valore connaturato al ruolo di
magistrato.