L'ANM è l'associazione cui aderisce il 96% circa
dei magistrati italiani. Tutela i valori costituzionali, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.

Ricorsi dei richiedenti asilo, Uffici giudiziari in emergenza. L’ANM chiede al Ministero misure per far fronte all’aumento esponenziale delle domande

di Documento del CDC - 31 gennaio 2017

ricorsi-richiedenti-asilo.jpg

L’ANM intende sottoporre all’attenzione del Ministro della Giustizia la situazione di vera e propria emergenza nella quale versano gli uffici giudiziari civili a causa della crescita esponenziale dei ricorsi dei richiedenti asilo che impugnano le decisioni di diniego delle commissioni territoriali.


Il numero dei migranti che fuggono da teatri di guerra, conflitti locali, violenza generalizzata, calamità naturali e miseria, e sbarcano sulle nostre coste è grandemente aumentato negli ultimi anni.


A fronte dell’aumentare del numero delle domande, il Ministero dell’Interno ha riorganizzato le commissioni territoriali che sono state dotate di nuovi mezzi, attraverso la creazione di commissioni distaccate e di sottocommissioni, senza che ciò sia stato accompagnato dalla dotazione di maggiori risorse agli uffici giudiziari competenti per le impugnazioni dei provvedimenti delle commissioni.


A titolo esemplificativo:


le pendenze della sola Commissione territoriale di Roma e Frosinone (i cui provvedimenti vengono impugnati innanzi al Tribunale di Roma) sono passate da 4.547 domande del 2013 a 7.315 del 2014, cui è conseguito un aumento esponenziale del numero dei ricorsi ex art 35 d.lvo n. 25/2008; si è passati da 1.595 ricorsi iscritti a ruolo nel 2013 a 1.580 ricorsi iscritti a ruolo i primi 7 mesi del 2015, a 1.100 ricorsi iscritti a ruolo nei soli primi tre mesi del 2016.


Riteniamo imprescindibile che tale materia resti di competenza della giurisdizione ordinaria, trattandosi di diritti fondamentali delle persone, ma chiediamo che siano stanziate risorse umane e materiali idonee ad affrontare un’emergenza che sarà senz’altro di lungo periodo.


I ricorsi ex art 35 d.lvo 25/2008 richiedono adempimenti della cancelleria (onerata della notifica dei ricorsi alle commissioni territoriali, che non sono allo stato fornite di PEC) ai quali, stante il sostanziale dimezzamento del personale, rischia di non essere più in grado di adempiere.


La carenza di personale determina ritardi nella lavorazione dei fascicoli, a partire dalla iscrizione a ruolo, che crea gravi disfunzioni e può comportare una gravissima violazione dei diritti delle persone coinvolte.


Accade che i ritardi nella lavorazione del fascicolo comportino che esso arrivi al giudice competente a decidere sulla sospensiva dopo alcuni mesi dal deposito del ricorso. È accaduto che il giudice abbia concesso la sospensiva quando il richiedente asilo era già stato rimpatriato, in casi nei quali era stata poi riconosciuta anche la protezione internazionale.


Le misure finora adottate, quali le applicazioni extradistrettuali, a fronte dell’imponente crescita delle impugnazioni, si sono rivelate assolutamente inadeguate, con la conseguenza che la trattazione dei procedimenti è fissata a distanza anche di anni, con grave violazione dei diritti dei richiedenti e con insostenibile aggravio di costi per la collettività.


Tale situazione non può essere affrontata imponendo per legge un termine massimo per la definizione dei procedimenti (sei mesi ex art. 27 del d.lvo n. 142 del 2015 che ha modificato il comma 9 dell’art 19 d.lvo 150/2011) che, nell’attuale carenza di risorse, i giudici non sono assolutamente in grado di rispettare.


La situazione dei giudici civili è ulteriormente aggravata dall’aumento esponenziale delle tutele per i minori stranieri non accompagnati, il cui numero appare ormai ingestibile con le risorse a disposizione, con un enorme aggravio per gli uffici del giudice tutelare.


A ciò si affiancano le disfunzioni create dalla difficoltà di reperire interpreti nella lingua dei richiedenti, sia per la loro scarsità in relazione ad alcune lingue, sia per i compensi irrisori che sono previsti in loro favore.


 CHIEDIAMO:


                che il Ministero della Giustizia effettui una circostanziata verifica dell’incidenza di tale contenzioso sui singoli uffici giudiziari e dell’aumento delle relative pendenze negli ultimi quattro anni; in particolare che a partire dal 30.6.2016, il Ministero inserisca nei moduli per le statistiche semestrali civili di ogni distretto il numero dei procedimenti pendenti, pervenuti ed esauriti di protezione internazionale e di tutele per i minori non accompagnati;


                che il lavoro della commissione che sta revisionando le piante organiche della magistratura tenga conto della situazione sopra descritta, prevedendo adeguati aumenti di organico per i Tribunali più gravati;


                che vengano immediatamente reperite le risorse per colmare i vuoti di organico del personale di cancelleria;


                che vengano riempiti i vuoti di organico della magistratura, ad oggi ammontanti ad oltre mille unità, ulteriormente aggravati dalla diminuzione dell’età pensionabile, attraverso l’indizione di due concorsi all’anno per il reclutamento di magistrati;


                che vengano costituiti albi di mediatori culturali e interpreti che possano essere utilizzati quali ausiliari del giudice nei procedimenti di protezione internazionale;


                che i compensi degli interpreti vengano adeguati alla prestazione professionale svolta.

Autore
Documento del CDC

La situazione dei giudici civili è ulteriormente aggravata dall’aumento esponenziale delle tutele per i minori stranieri non accompagnati, il cui numero appare ormai ingestibile con le risorse a disposizione, con un enorme aggravio per gli uffici del giudice tutelare Documento del CDC