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19 luglio 2012

Sabelli: istituzioni unite nella ricerca della verità

"E' essenziale che la lotta allacriminalità, in particolare a quella organizzata, e il dovere diaccertamento dei fatti e di ogni responsabilità, anche esoprattutto di quanto tuttora rimane purtroppo oscuro di alcunimomenti cruciali della nostra storia, vedano il doveroso impegnosolidale di tutte le istituzioni, in una forte condivisione diobiettivi". E' un passaggio dell'intervento del presidente dell'AnmRodolfo Sabelli alla commemorazione di Paolo Borsellino nelventennale della strage di via d'Amelio al Palazzo di Giustizia diPalermo.


Discorso del Presidente
Rodolfo Sabelli svolto presso l'aula magna del Palazzo di Giustizia
di  Palermo il 19 luglio 2012 in occasione della
commemorazione della strage di via d'Amelio



Siamo oggi in quest'aula a
ricordare Paolo Borsellino, dopo meno di due mesi dalla
commemorazione di un altro tragico ventennale. Furono anni
terribili quelli compresi fra gli anni '70 e i primi anni '90,
segnati da una strage che vide cadere vittime di cieca violenza
mafiosa alcuni degli uomini migliori delle nostre istituzioni:
magistrati, politici, rappresentanti delle forze dell'ordine (fra i
quali oggi ricordiamo, in particolare, le persone della scorta di
Paolo Borsellino, cadute con lui il 19 luglio 1992); ma anche
giornalisti e avvocati, tutti accomunati, prima che dalla loro
tragica fine, da una forte tensione morale e dall'impegno nella
ricerca della verità. La verità, che tutti coloro che oggi mi hanno
preceduto hanno invocato. In occasione della commemorazione di
Giovanni Falcone ho già ricordato la figura di Pio La Torre e ho
sottolineato il legame ideale esistente con la figura del
magistrato, dunque fra persone appartenenti a due istituzioni
diverse, in passato troppo spesso apparse contrapposte. E' invece
essenziale che la lotta alla criminalità, in specie a quella
organizzata, e il dovere di accertamento dei fatti e di ogni
responsabilità, anche e soprattutto di quanto tuttora rimane
purtroppo oscuro di alcuni momenti cruciali della nostra storia,
vedano il doveroso impegno solidale di tutte le istituzioni, in una
forte condivisione di obiettivi. A maggio ricordai anche la figura
di Rosario Livatino e il suo richiamo all'indipendenza del
magistrato fondata sulla sua credibilità, che è anche richiamo al
fondamento della legittimazione in una riconosciuta autorevolezza e
nell'esercizio indipendente della giurisdizione, in una tensione
che merita rispetto e si alimenta della fiducia fondata sui
principi di responsabilità e professionalità.

In questo soccorre l'esempio di Paolo Borsellino: che è appunto
esempio di professionalità e di impegno personale, anzitutto
nell'esercizio della funzione giudiziaria ma anche nell'attività
associativa, come già ricordato dal Procuratore della Repubblica.
Un impegno giunto fino al sacrificio consapevole, all'accettazione
- come egli stesso ebbe a dire - delle conseguenze del suo lavoro,
e quindi anche dei pericoli che egli correva, senza, dunque, che
questo potesse in alcun modo condizionarlo o distoglierlo dal
dovere morale di continuare la sua opera. Va ricordata l'esperienza
straordinaria che egli condivise con Giovanni Falcone e con gli
altri colleghi, anzitutto nell'Ufficio Istruzione di Palermo.
Perché l'attività del magistrato, per quanto essa talvolta possa
apparire solitaria, deve vivere invece della condivisione, del
sostegno e della buona organizzazione del lavoro di tutti. Anche in
questo senso, l'esperienza di cui Paolo Borsellino ha dato
testimonianza e le difficoltà che egli ha vissuto rimangono un
riferimento fondamentale, un insegnamento e un monito per tutti
noi.

La necessità di un'ampia condivisione di azione e di obiettivi,
come dicevo, non può rimanere circoscritta alla magistratura; essa
richiede un impegno forte di tutte le istituzioni, nella fiducia e
nel rispetto reciproco, perché sui valori non può esserci alcuna
divisione o reticenza.

E' dato assistere, in questi tempi, a una sensibilità per il tema
delle riforme. Riforme che, per il settore giustizia, riguardano il
processo e l'organizzazione degli uffici giudiziari. Ci auguriamo
che tale sensibilità possa procedere anche nel senso di operare
opportuni adeguamenti, fra l'altro, della normativa
antimafia.

La questione delle riforme è legata, evidentemente, a quella
dell'efficienza del servizio che noi siamo chiamati a rendere ai
cittadini. Il tema del servizio è strettamente connesso con
l'insegnamento che ci viene dall'esempio di Paolo Borsellino, che è
anzitutto etica del dovere. Esempio che è stimolo a un esercizio
indipendente e determinato della giurisdizione. Che è funzione
difficile, che vive grazie agli uomini che la incarnano, ma che va
oltre gli uomini; che, forte dell'applicazione rigorosa e serena
della legge, non teme le difficoltà, rimane indifferente alle
polemiche e deve tendere alla verità. E quanto questa è più
nascosta e lontana, tanto maggiore deve essere lo sforzo condiviso
e l'attenzione di tutti ai fatti. La magistratura associata,
presente qui, oggi come due mesi fa, da sempre è vicina e sostiene
i colleghi che condividono questa tensione e questo impegno, perché
la verità, prima che nostro preciso dovere, è anzitutto diritto di
tutti i cittadini.




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