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dei magistrati italiani. Tutela i valori costituzionali, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.

9 dicembre 2020

"Chi fa il giudice deve essere irreprensibile anche nel suo privato"

Il presidente dell'ANM Giuseppe Santalucia intervistato dal quotidiano "Domani"


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Dopo 50 giorni di stallo sul nome del presidente, a guidare l'Associazione nazionale magistrati è stato eletto Giuseppe Santalucia, della corrente progressista di Area. Come mai questo travaglio?
Il rinnovo dell'associazione e degli organismi è arrivato all'indomani di un periodo dif?cile, interessato da azioni disciplinari come quella nei confronti di Luca Palamara, ma anche da scontri e dissensi interni. Nessuno di noi ha dimenticato cosa è successo e per questo trovare l'unità -obiettivo di tutti - e una giunta più unitaria possibile ha richiesto del tempo. Però posso dirle che il risultato era ambizioso ed è stato rag- giunto: trovare un'unità effettiva e non di facciata.


ll gruppo Articolo 101, che le ha votato contro, ha scritto che «le correnti sono unite, i magistrati no».
Con rispetto per i colleghi, la trovo una sempli?cazione sbagliata, perché traspone nel nostro mondo, con super?cialità di approccio, modelli che non ci appartengono. La giunta non gestisce né denaro né potere, non ci sono accordi di gruppi a danno della magistratura ed esiste piena identi?cazione tra magistratura e associazione. Pensare ad accordi di gruppi dirigenti che non rispecchino le sensibilità della magistratura mi sembra, oltre che fuori fuoco, anche poco rispettoso del lavoro di chi si è messo al servizio dell'associazione.


II tema centrale per questa Anm è la "questione morale". Cosa significa?
La questione morale si individua nella perdita di credibilità che la magistratura soffre ogni qualvolta emergono comportamenti non in linea con ciò che ci si attende dai magistrati. Il compito di fare sentenze e i comportamenti extra ufficio non possono essere scissi.


L'Anm come agirà?
Al di fuori di condotte penali o disciplinari, l'Anm agirà per far rispettare il codice etico e in particolare un principio: i magistrati non possono giudicare se poi sono i primi a lasciarsi andare a comportamenti poco commendevoli.


Tutto è emerso a musa del processo Palamara, che ha svelato il cosiddetto sistema delle correnti. Le correnti sono un problema?
Le correnti avranno vita ?no a quando avranno e sapranno dimostrare la loro ragion d'essere, quindi fino a quando saranno espressione di punti di vista sul modo di essere magistrato e sui rapporti con la politica e la società. In quest'ottica le correnti sono la nostra ricchezza, su cui si fonda la forza culturale dell'Anm.


Però hanno mostrato anche il loro volto più deteriore.
Tutti noi ne conosciamo le degenerazioni. Il punto, però, è non buttare a mare la ricchezza del loro apporto, ma evitare che le correnti degenerino in altro: in gruppi di interesse che tentano di in?uenzare la gestione del potere.


Tornando ai temi su cui l'Anm dovrà esprimersi, il più divisivo e meno trattato nel suo programma è la riforma del Csm e l'ipotesi del sorteggio.
Si sbaglia, il programma non è vago ma prevede, come chiesto anche dagli eletti di Articolo 101, l'apertura a una discussione senza pregiudiziali. Io credo che non ci siano argomenti indiscutibili e creare tabù sia un modo per ingigantire i problemi.


Lei è contrario al sorteggio, anche temperato. Sarebbe il modo per evitare dinamiche elettorali distorte.
Io sono fortemente contrario, perché vorrei un Csm attrezzato a svolgere il suo ruolo di governo autonomo della magistratura e non capisco come il caso, a cui si affida con il sorteggio, possa venire in aiuto. I magistrati hanno a volte l'idea sbagliata di saper fare tutto e non è così: un magistrato può essere eccezionalmente bravo nel suo lavoro, ma l'amministrazione della giurisdizione è altra cosa.


Ora i rapporti con I'avvocatura sono tesi. È un dialogo che cercherà?
Io credo che sia indispensabile farlo, perché è impensabile ragionare sul processo senza gli avvocati. Questo momento di crisi deve coinvolgere tutti nel dibattito: avvocati, magistrati e accademia. All'avvocatura io ho da chiedere non solo un dialogo, ma un aiuto concreto. Il ministro non deve avere il problema di accontentare gli uni e scontentare gli altri: la volontà di vigilare sul processo e garanzie è comune. Non viviamo su fronti contrapposti e sarà mio impegno dimostrarlo.


Intanto in parlamento procedono le riforme della giustizia. È fiducioso?
Vigileremo sui lavori, interverremo anche in modo critico, ma sempre con la volontà di costruire. I tempi delle grandi riforme monumentali non sono questi, non mi aspetto dalla politica di questo periodo la riscrittura dei codici in termini rivoluzionari, per cui occorrerebbero altre condizioni politiche. Il processo penale è un cantiere aperto: noi magistrati in quel cantiere lavoriamo e lavoreremo, con l'obiettivo di risolvere più criticità possibili. Dovremo accontentarci dei piccoli passi, ma con l'obiettivo di arrivare lontano.


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