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31 marzo 2021

«Giustizia senza vaccini? Si rischia il rallentamento»

Il segretario dell’ANM intervistato da La Gazzetta del Mezzogiorno


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Attività giudiziaria e Covid: ma anche edilizia giudiziaria, recovery plan e pagelle ai magistrati. Colloquio a tutto campo con il segretario nazionale dell'Associazione nazionale magistrati, il giudice barese Salvatore Casciaro.

Segretario Casciaro, montano le polemiche sulla richiesta dell'ANM di inserire il comparto giustizia tra le categorie da vaccinare subito. Privilegio di casta o esigenza concreta di scongiurare i contagi nei palazzi di giustizia?

«C'è pieno rispetto per le scelte del Governo che ha ritenuto, dopo un periodo di decisioni apparse talora frutto di scelte disomogenee tra le diverse regioni, di dover aggiornare il piano vaccinale mediante indicazione di un criterio valido per tutti e obiettivo, quello dell'età anagrafica. Mi spiace per le polemiche, ma l'ANM si è limitata a formulare una riflessione».

Quale?

«Il precedente piano, in aggiunta al criterio anagrafico, prevedeva. con l'aumento delle dosi disponibili, il mantenimento della continuità dei servizi essenziali più critici con la somministrazione del vaccino a gruppi target di lavoratori, tra cui quelli della giustizia. Se ora si elide quel criterio, che traeva titolo nell'esigenza di mantenimento dei servizi, è prevedibile che, in una fase di recrudescenza dell'emergenza sanitaria, sia giocoforza necessario approntare efficaci forme di tutela, diverse dalla profilassi vaccinale, a salvaguardia della salute degli operatori e dell'utenza. Questo potrà determinare, in alcuni contesti territoriali, delle ripercussioni sulla continuità del servizio perla necessità di ridurre le udienze in presenza o di limitarle alle urgenze o agli adempimenti che possono compiersi in piena sicurezza».

Rischio rallentamenti nelle aule di udienza e possibile sospensione delle attività non urgenti causa Covid. La giustizia si arrende?

«Viviamo una fase di emergenza sanitaria nazionale ed è naturale che anche la giustizia, la cui attività si svolge essenzialmente in presenza, ne sia grandemente attinta. Sono proprio degli ultimi giorni notizie tragiche di colleghi che hanno perso la vita a causa della pandemia. La diversità di situazioni, epidemiologiche e logistiche, da un distretto territoriale all'altro, fa comprendere come le determinazioni sul piano organizzativo possano essere demandate ai dirigenti degli uffici territoriali, che conoscono le criticità locali legate alle inadeguatezze dell'edilizia giudiziaria e al rischio di formazione di focolai di contagio»

Cí sono distretti, pensiamo a Bari ma non solo, nei quali all'emergenza sanitaria si aggiunge quella legata all'edilizia giudiziaria. Come conciliare domanda di giustizia e tutela della salute?

«La situazione barese è emblematica della non sufficiente attenzione riservata negli anni alle condizioni di lavoro all'interno degli uffici giudiziari. L'esplodere della pandemia ha reso solo più evidente l'inadeguatezza di strutture come quella di Via llioguardi. E condivisibile perciò la decisione dei presidenti delle sezioni penali di adottare misure per contenere il rischio epidemiologico: ruoli sovraccarichi aule anguste, poco create e affollate, possono costituire veicolo di contagio. Riprogrammare il lavoro, tenendo conto del mutato contesto, può essere a volte inevitabile».

Recovery plan e giustizia. Sul piatto ci sono circa 3 miliardi di em'o. Soddisfatti per come saranno investiti?

«Il budget è importante, questa è un'occasione imperdibile per restituire efficienza alla giustizia che, se è celere, attrae investimenti esteri e contribuisce al rilancio economico del Paese. La Ministra prof.ssa Cartabia ha istituito, appena insediatasi, dei gruppi di esperti con l'intento di aggiornare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, allo stato non ancora compiutamente definito nel dettaglio. Mi rammarico che i tempi per le modifiche siano divenuti strettissimi, il che potrebbe indurre a contrarre lo spazio del confronto con gli operatori, il cui apporto d'esperienza, vivificato dal lavoro quotidiano negli uffici giudiziari, può fare la differenza».

Un esempio concreto?

«Per esemplificare, l'ufficio del processo, nel quale si dovrebbero collocare le maggiori risorse economiche mediante l'assunzione a termine degli assistenti del giudice, sul modello dei clerks anglosassoni, già esiste come progetto organizzativo che opera con l'apporto della magistratura onoraria e dei tirocinanti. Andrebbe chiarito come ora si intenda rivital vzare l'istituto le cui difficoltà di funzionamento non erano dovute solo all'insufficienza delle risorse umane ad esso destinate».

Riforma della giustizia con tanto di «pagelle ai magistrati». Le toghe temono brutti voti?

«Le toghe sono tra le categorie soggette a più frequenti valutazioni, che intervengono al più tardi ogni quattro anni anche con prelevamento di provvedimenti a campione. In tali occasioni sono accertate le significative anomalie nel rapporto tra i provvedimenti emessi e gli esiti delle successivefasio gradi del giudizio. L'idea, che affiora nel dibattito pubblico, di valutare negativamente il giudice che ha reso un provvedimento poi riformato nasce da un errore di fondo. Si ignora che è in certa misura fisiologica una diversità di valutazioni nelle diverse fasi del processo il cui scopo è proprio quello di pervenire, nel contraddittorio, all'accertamento della verità, che non può certo conoscersi prima del completamento dell'iter processuale. L'eventuale riforma della decisione non vuol dire, dunque, che ha sbagliato chi l'ha emessa».

L'eco del «caso Palamara» non si spegne. Secondo l'ANM un magistrato bravo ma che non appartiene ad alcuna corrente, oggi rispetto a ieri ha più possibilità di ambire a un ruolo di prestigio?

«È vero: in passato chi è rimasto lontano dall'attività associativa può essere stato talora sfavorito nelle sue ambizioni di carriera. Questo è accaduto per le disfunzioni in atto, frutto di logiche di appartenenza correntizia, e non deve più succedere. Ciò che va rivisto è il sistema di selezione per i posti direttivi e semi direttivi e il CSM deve impostare la scelta alla stregua di parametri chiari e univoci che riducano gli spazi di eccessiva discrezionalità. Se mi chiede qual è la situazione attuale, le dico che siamo sulla strada giusta. L'ANM, per la sua funzione di elaborazione culturale e direi anche pedagogica sul decisivo piano delle condotte individuali., può assumere un ruolo decisivo».



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