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20 febbraio 2022

"Il caso Porte girevoli? No a soluzioni drastiche"

L'intervista al segretario generale dell'Anm, Salvatore Casciaro, su Gazzetta del Mezzogiorno


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di Giovanni Longo

Salvatore Casciaro, magistrato barese, consigliere della Corte di cassazione, segretario nazionale dell'Anm. Scenario: passano riforma Cartabia e referendum. Ci sarebbe un rischio caos?
«Non può escludersi che siano adottate modifiche normative sui temi oggetto della consultazione. Le operazioni referendarie non avrebbero corso se, prima della data del referendum, l'atto legislativo venisse abrogato. Se intervenisse invece una nuova disciplina, in continuità con i principi ispiratori della precedente, il referendum potrebbe trasferirsi sulle nuove disposizioni».


I promotori vogliono abrogare la legge Severino. La norma che impedisce ai parlamentari di restare al loro posto dopo una condanna ha funzionato?
«Le norme in materia di decadenza rispecchiano un sentimento diffuso nella collettività. Lungi dal "sovvertire" la volontà popolare espressa con il voto, rispondono all'esigenza di preservare la credibilità delle istituzioni democratiche, la cui immagine resterebbe appannata dall'accertamento di colpevolezza per gravi reati come mafia, terrorismo e corruzione».


Limitazione della detenzione preventiva. La magistratura deve rimproverarsi qualcosa su come viene utilizzata?
«C'è una componente ineliminabile di errore umano, tant'è che il sistema giudiziario prevede tutti gli strumenti per correggerlo, ma le ribalto la domanda: quale sarà lo scenario se dovesse vincere il sì al referendum sulla custodia cautelare? L'esclusione del carcere preventivo per corrotti, ladri d'appartamento, scippatori, anche reiterati, stalker. Verrebbero mortificate le esigenze di sicurezza sociale a discapito delle vittime».


Stop al cambio di funzioni tra giudici e pm. Preludio della separazione delle carriere?
«Il quesito non ha nulla a che vedere con la separazione delle carriere. Mira semmai a escludere i passaggi di funzione, da requirente a giudicante o viceversa, cristallizzando la scelta iniziale del vincitore del concorso in magistratura. In realtà il passaggio di funzioni non è un problema reale: solo il 3% de magistrati decide di cambiarle. Chi ha promosso il referendum lo sa bene, e ne camuffa la portata mobilitando gli elettori nell'illusoria prospettiva della separazione delle carriere che sono, e resteranno, uniche, perché così è stabilito nella Costituzione».


Torniamo alla proposta di riforma Cartabia che prevede l'addio alla toga per i magistrati prestati alla politica e uno stop di tre anni, per chi ha ricoperto incarichi di governo. Corretto chiudere così le "porte girevoli"?
«Il problema esiste, e l'Anm l'ha più volte segnalato con forza alla Politica rimasta a lungo inerte. Ritengo che la risposta fornita dall'emendamento governativo sia troppo drastica. Al termine del mandato elettivo, il magistrato dovrà cambiare lavoro: un divieto assoluto di rientrare nella giurisdizione con collocamento, invece, in ruoli di amministrazione attiva. Ma l'art. 51 della Costituzione prevede il diritto di chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive di "conservare il suo posto di lavoro"».


È corretto che un magistrato con incarichi di governo partecipi al processo legislativo e che, tornando in udienza, applichi una legge che ha contribuito a far approvare?
«Le migliori riforme nascono dal contributo di saperi diversi e non vedo perché i magistrati, come anche l'Avvocatura e l'Accademia, non possano offrire al decisore politico l'apporto di conoscenze di cui dispongono, magari vivificato dall'esperienza quotidiana nelle aule di giustizia».


"Pagelle" degli avvocati nei Consigli giudiziari, riforma Cartabia e referendum vanno nella stessa direzione. Forse l'Anm non farà salti di gioia...
«Si tratta di innovazioni che interferirebbero con l'indipendenza del giudice e con una sana dialettica processuale. Le pare possibile che uno degli avvocati dismetta la toga ed entri in consiglio giudiziario per dare il voto al giudice dinanzi al quale ha discusso la causa in udienza poco prima? Immagini come potrebbe sentirsi il difensore della controparte di fronte a tale prospettiva. E anche le pagelle, in presenza di valutazioni di professionalità già ora fin troppo analitiche, mi creda, non servono. Il maxi-emendamento governativo si mostra molto attento alla produttività, meno alla qualità della giurisdizione. I dirigenti saranno liberi di pretendere sempre di più dai magistrati i quali, se non conseguono i "risultati attesi", saranno passibili di sanzioni. Il messaggio è chiaro: fate in fretta e smaltite l'arretrato. Ma si dimentica che l'Europa guarda non solo ai "tempi" del processo ma anche alla qualità e all'indipendenza come parametri essenziali di un sistema giudiziario».


Sistema elettorale del Csm e candidature "aperte". Corretto limitare così il potere delle correnti?
«Un utile contributo, certo, la cui portata non enfatizzerei. Difficile estromettere i gruppi associativi dalla competizione elettorale. Essi esercitano fisiologicamente una certa influenza nella selezione dei componenti del Consiglio e questa forma di partecipazione è ritenuta da organismi dell'Unione, penso ad esempio al parere del Consiglio consultivo dei giudici europei n. 23/20, addirittura auspicabile, purché beninteso non interferisca con l'indipendenza dell'organo consiliare».


Unico quesito bocciato dalla Consulta, quello sulla responsabilità civile dei giudici. Le toghe tirano un sospiro di sollievo?
«Non era un referendum a tutela del cittadino: se fosse passato, la parte economicamente più forte avrebbe potuto intimidire o condizionare il giudice o creare le condizioni, con azioni strumentali e velleitarie, per la sua sostituzione. Il nostro sistema già consente, in sintonia con la cornice ordinamentale degli altri Stati dell'Unione, garanzie massime: il cittadino leso da un provvedimento giudiziario si rivolge allo Stato che, se condannato, agisce in rivalsa contro il magistrato».

 



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