di Valentina Stella
Ieri Forza Italia, Lega e Azione ed Italia Viva hanno convocato una conferenza stampa per illustrare le proposte di legge per la separazione delle carriere in magistratura che riprendono il testo di riforma costituzionale su cui nel 2017 l'Unione delle camere penali italiane raccolse le firme di oltre 70.000 cittadini. Ne parliamo con il segretario dell`Anm, Salvatore Casciaro.
Tutti si dicono fiduciosi che in questa legislatura si porterà a casa la riforma perché c'è compattezza. Che ne pensa?
Temo sia un argomento molto sentito in certi settori della politica ma che appassioni meno i cittadini, ne è riprova lesito referendario dello scorso anno. Ricordo che sul quesito pubblicizzato dai promotori come "separazione delle carriere tra giudici e pm" si sono recati alle urne solo il 21% degli aventi diritto e uno su quattro ha detto di no. La questione, inoltre, non riveste particolare rilevanza pratica, come testimonia il fatto che nell'ultimo anno solo 21 magistrati hanno cambiato le funzioni, da requirenti a giudicanti o viceversa.
All'obiezione sul fatto che i passaggi di funzioni sono minimi il presidente dell'Ucpi Caiazza ha risposto: la separazione delle carriere è un'altra cosa. Il pm e il giudice dovranno fare un percorso autonomo e appartenere a due ordinamenti diversi. Come replica?
Francamente non comprendo come si possa avere timore di un pm collocato nell'alveo della giurisdizione e, come tale, tenuto a raccogliere le prove anche a favore dell'indagato. Non è forse una garanzia in più per i cittadini?
Beniamino Migliucci, past president dell'Ucpi, durante la conferenza ha detto: nessuno vuole mettere in pericolo l'autonomia e indipendenza della magistratura ma conferire maggiore autorevolezza al giudice.
Non mi spiego allora perché le proposte di riforma si muovono verso direttrici eccentriche rispetto ai propositi dichiarati, prova ne è il rafforzamento del numero dei membri laici nell'organo di governo autonomo, che cesserebbe così di essere tale; non mi pare questa una modifica volta a preservare lindipendenza della magistratura. Quanto all`autorevolezza del giudice, essa è un patrimonio già acquisito, non avverto l'esigenza di un suo rafforzamento, al di là della fake che lo vorrebbe ripiegato sulle posizioni dell`accusa. Se così fosse, come spiega che il 50% circa delle sentenze penali di primo grado si chiudono con esito sostanzialmente assolutorio?
Nel documento redatto recentemente dall'Anm si legge: "Del resto la formazione di due Csm separati renderebbe abnorme il potere dei pubblici ministeri". Ma perché, visto che saranno compensati dalla presenza dei laici?
Perché il pubblico ministero, se sradicato dalla giurisdizione e dalla sua collocazione identitaria di organo di giustizia, potrebbe correre il rischio dell'autoreferenzialità. Aggiungo che, se trasformato in un avvocato dell`accusa, sarebbe naturalmente portato a guardare altrove. E l'ipotesi più plausibile è che, aldilà delle dichiarazioni di intenti dei fautori della separazione delle carriere, il pm venga fatalmente ricondotto nella sfera d'influenza del potere esecutivo. Questo, mi pare, sia lo sbocco naturale.
L'Anm sarebbe pronta a scioperare per questo?
L'Anm ha come suo scopo statutario la definizione e la difesa delle prerogative del potere giudiziario rispetto agli altri poteri dello Stato, secondo le norme costituzionali, e su questo c'è piena consapevolezza e forte unità di intenti.
Si parla molto di cultura della giurisdizione. Secondo lei gli avvocati sono inclusi?
Senza alcun dubbio, ne sono parte integrante ed essenziale, ma sarebbe un grave errore pensare di irrobustire il ruolo della difesa indebolendo altre componenti della giurisdizione.
Dopo alcune esternazioni di Nordio, è filtrato che Meloni voglia tirare un po' il freno per non avere scontri sulla magistratura. Secondo lei il presidente potrebbe intervenire anche sulla riforma delle carriere per non inimicarsi Anm?
Mi limito a osservare che abbiamo attraversato una lunga stagione di riforme che hanno interessato ogni campo del diritto e di cui dobbiamo ancora saggiare la bontà sul piano applicativo. Più che dell'ennesima "riforma epocale", avremmo piuttosto bisogno di affrontare i temi più urgenti, quotidiani mi verrebbe da dire, della giurisdizione, che stanno veramente a cuore ai cittadini. Penso in particolare alla riduzione dei tempi dei processi, ma salvaguardando la qualità delle decisioni, nonché all'implementazione e razionalizzazione delle risorse. Sono stati calati dall'alto ambiziosi target di produttività senza alcun confronto preventivo con gli operatori di giustizia. Negli anni dell'emergenza pandemica non sono più stati banditi i concorsi, e ora si registrano scoperture dorganico allarmanti al sud come al nord del Paese. In questo contesto, viene imposto ai magistrati uno sforzo crescente di produttività con carichi di lavoro talvolta non agevolmente sostenibili sui quali auspico una presa di posizione da parte del nuovo Csm.