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9 ottobre 2023

Casciaro: "Alla manifestazione io non ci sarei andato, ma non vedo ragioni per azioni disciplinari"

L’intervista del segretario generale Salvatore Casciaro al Corriere della Sera


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Di Virginia Piccolillo

Sulla giudice in piazza Nordio dice «si può ma non si deve». Salvatore Casciaro, da giudice di Cassazione, oltreché segretario generale Anm, il Guardasigilli sbaglia?

«Beh, alla manifestazione io non ci sarei andato. Perché non rientra nel mio modo personale di sentire».

Cosa intende?

«Anche l'apparenza di imparzialità è importante. Per un magistrato l'esercizio di alcuni diritti costituzionali, secondo la mia visione, andrebbe svolto con discrezione».

Discrezione?

«Lo dice la Corte costituzionale, pur non invitando a una neutralità culturale, per evitare che un giudice si cali in contesti conflittuali, posizioni partitiche o proteste di piazza. Altrimenti si rischia di perdere la capacità di fare un passo indietro e valutare con sereno distacco contesti di tensione sociale».

Col senno di poi, la giudice Apostolico ha sbagliato?

«Non spetta a me valutare la deontologia della collega e, a prescindere dalla mia visione personale sulla necessità di un sufficiente distacco, va ricostruito il contesto. Anche l'apparenza di imparzialità va calata nel concreto».

Ovvero?

«Quella manifestazione non si può incasellare come partitica o contro il governo, ma di ispirazione umanitaria. Su quei migranti, a bordo di una nave da guerra, cui veniva vietato lo sbarco, erano intervenuti la Cei, la Caritas, il presidente Mattarella e l'Alto commissario Onu. Leggo che all'epoca, poi, la collega non si occupava di immigrazione. Piuttosto mi crea inquietudine come si sia alzato il livello dello scontro che rischia di danneggiare il rispetto reciproco tra istituzioni».

Il governo, dopo la vostra presa di posizione e la richiesta al Csm di una pratica a tutela, lo attribuisce alla difesa corporativa. Non è così?

«L'incipit è diverso. C'è stata un'aggressione violenta e personale della collega dal momento che ha disapplicato il decreto per contrasto con le norme comunitarie. E ancora non c'era alcun video».

C'è chi ha sospettato un dossieraggio? Lei?

«È necessario chiarire l'origine di video che saltano fuori a distanza di tanti anni. C'è una campagna mediatica martellante che ha soppiantato una valutazione serena del provvedimento. Del merito non si parla. Invece si è parlato di "nemici della sicurezza nazionale", di "pezzi della magistratura non rispettosi della volontà popolare" e persino di "scafisti in toga". Poi si sono trovati elementi a supporto scandagliando i social. Offuscando l'immagine del magistrato per screditarne l'operato. Questo è molto preoccupante».

Cosa temete?

«Che si confonda il ruolo del magistrato: non è favorire l'attuazione del programma politico della maggioranza di turno, ma tutelare i diritti».

Crede che il ministro aprirà un'indagine disciplinare?

«Mi auguro di no. È una sua prerogativa. Non vedo profili di rilievo».

Altri 6 trattenimenti non sono stati convalidati da un altro giudice. Che ne pensa?

«Occorre aspettare le motivazioni».

Cosa si può fare per stemperare la tensione politica-giustizia?

«Fermarsi. Riflettere».

Su cosa?

«Il magistrato lavora da solo. Con la sua coscienza. Ci sono una serie di garanzie e cautele per assicurare la serenità del giudizio. Questo clima è una turbativa non solo di chi è immediato bersaglio della campagna mediatica ma anche dei tanti che ogni giorno si occupano di questa materia delicata, al centro dell'attenzione. La critica nel merito è legittima. La delegittimazione sommaria no».



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