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6 gennaio 2024

«Inaccettabile pensare a un silenzio di connivenza ANM sulla possibile violazione del segreto istruttorio»

Intervista al presidente dell'ANM Giuseppe Santalucia a Il Dubbio


Giuseppe Santalucia - Presidente ANM

di Valentina Stella

L’inchiesta della Procura di Roma sull’Anas in cui è indagato anche Verdini Junior ha riaperto il dibattito sulla pubblicazione degli atti. Ne parliamo con il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, che è chiaro nel dire: «è inaccettabile pensare che ci sia un silenzio di connivenza dell’Anm rispetto alla possibile violazione del segreto istruttorio».

La premier Meloni ha detto dell’emendamento Costa: «non si toglie il diritto al giornalista a informare» e «quindi francamente non ci vedo un bavaglio». La pensa come lei quindi?

Sì, nel senso che l’alternativa non è tra la notizia e il suo oscuramento totale ma tra darla nella maniera più oggettiva possibile - ossia mantenendo la pubblicabilità dell’ordinanza cautelare – e darla, non dico dolosamente, in modo non preciso e incompleto perché affidata al riassunto del giornalista.

Quindi condivide che rimettersi alla discrezionalità del giornalista può creare più confusione e più danni?

Sì. Non vedo perché una pubblicazione oggettiva ed integrale dell’ordinanza debba essere per i diritti dell’indagato pregiudizievole rispetto alla possibilità che il giornalista divulghi quella stessa vicenda con un suo personale riassunto.

In fase di riscrittura dell’articolo 114 cpp il legislatore dovrà porsi questo problema. Quale potrebbe essere la soluzione? Una maggiore continenza del giudice nello scrivere l’ordinanza?

Le indicazioni sulla redazione dei provvedimenti sono già nel codice e sono ispirate all’essenzialità dei riferimenti.

Lei è stato capo del legislativo dell’ex Ministro Orlando. Nel 2017 passò la riforma delle intercettazioni: trascrizione solo di quelle rilevanti, nelle ordinanze solo i brani essenziali. Un anno dopo quella che sanciva il diritto dei giornalisti ad avere copia dell’ordinanza di custodia cautelare. Adesso si dice che si tornerà a prima della riforma Orlando ma quest’ultimo nega: Non «è vero, come ha detto la Meloni, che si torna a prima del mio intervento. Prima della mia riforma la situazione non era chiara, la chiarimmo, mentre adesso c'è un divieto». Ci può spiegare meglio?

Prima della riforma Orlando non era chiaro se l’ordinanza fosse pubblicabile o meno perché non essendo un atto di indagine era sottratta al regime tipico degli atti di indagine. La riforma Orlando ha chiarito che l’ordinanza di custodia cautelare non è un atto investigativo e lo ha fatto perché c’era un sottobosco in cui alcuni giornalisti avevano le ordinanze e altri no. Allora si disse: tutti i giornalisti possono pubblicarla in modo da evitare che ci fossero disparità e incertezze.

Quindi in questo momento io potrei richiedere all’ufficio giudiziario l’ordinanza?

Certo, giustificando la richiesta con un interesse alla pubblicabilità.

Adesso però alcuni procuratori sostengono: faremo disobbedienza e continueremo a darla. Significa che il giornalista non potrà più richiederla?

Per quanto da me compreso, con l’emendamento Costa l’ordinanza non è pubblicabile ma non significa che è segreta. Quindi si potrà dare ma non la si potrà pubblicare.

Quindi non ha senso parlare di disobbedienza?

No, non si tratta di una disobbedienza. Semmai è la sottolineatura che questo emendamento non riuscirà a realizzare il fine che si propone: l’ordinanza resta pubblicabile per riassunto, quindi è veicolabile.

L’avvocato De Federicis, difensore di Fabio Pileri nell’inchiesta Anas, ha detto al Dubbio: “Tutto quello che state leggendo sui giornali io non l'ho ancora letto. Di certo non si tratta di informazioni contenute nell’ordinanza e ciò che c’è nelle informative non è pubblicabile. Non si tratta nemmeno di intercettazioni contenute nella richiesta del pubblico ministero. Le violazioni del segreto istruttorio sono evidenti”. Non crede che l’Anm e i procuratori competenti debbano rispettivamente prendere una posizione e procedere per violazione del segreto istruttorio?

Innanzitutto chiarisco che l’Anm è assolutamente contraria ad ogni violazione di legge, tra queste anche a quella relativa alla violazione del segreto di indagine se c’è stato. Non si può pensare, come ho letto in qualche articolo, che ci sia un silenzio compiacente dell’Anm, quasi fosse un silenzio di connivenza rispetto a violazioni indebite. Questo è inaccettabile. Poi io sono assolutamente convinto che se un difensore di un indagato ritiene ci sia stata una lesione abbia tutto il diritto e il dovere di fare una denuncia alle autorità competenti. Non confondiamo però i piani: una cosa è la violazione del segreto, altra cosa è la compressione del diritto all’informazione. Non vorrei che si pensasse che per non violare il segreto si debba giocoforza limitare il diritto all’informazione.

Ma oltre alla denuncia del difensore non si può procedere d’ufficio per violazione del segreto istruttorio?

Ovviamente si può procedere anche d’ufficio. Può darsi che la procura competente si sia già attivata ma io non posso saperlo. Aggiungo che non voglio utilizzare neanche il principio del cui prodest per risalire alla responsabilità. Ho letto che i difensori hanno sostenuto che è un danno per loro la rivelazione del segreto ma è certo un danno anche alle indagini e quindi non penso ci sia un interesse della magistratura a violare la norma.

Ma forse della polizia giudiziaria sì?

Su questo veramente mi astengo da ogni tipo di valutazione presuntiva e non partecipo alla caccia presuntiva al colpevole.

Il 3 gennaio La Verità pubblica alcune intercettazioni riferite all’inchiesta Verdini dove si fa il nome del figlio di Mattarella, estraneo alle indagini, e che non compare neanche nell’ordinanza. Non le sembra che sia stato un atto grave?

Che sia il figlio del presidente o un altro cittadino, se c’è una estraneità alle indagini ritengo assolutamente deprecabile l’operazione. Quello su cui sono abbastanza perplesso è che si prendono casi singoli e da questi si cerca con una operazione acrobatica di dimostrare l’inadeguatezza del sistema o l’infedeltà di intere categorie professionali.

Sempre l’avvocato De Federicis ha sostenuto che aveva chiesto alla Procura di sentire il suo cliente dopo la perquisizione. Ma ciò non è avvenuto ed ora è ai domiciliari. Non ritiene condivisibile la riforma Nordio che prevede l’istituto dell’interrogatorio preventivo?

Sul principio generale posso essere d’accordo ma è una norma ingenuamente ottimistica. L’interrogatorio preventivo va benissimo però deve essere assistito da misure di pre-cautela che ci sono nei Paesi in cui tale istituto già esiste. Mi riferisco ad esempio al fermo: non posso interrogare a piede libero un soggetto rappresentandogli che c’è in lavorazione una misura di custodia carceraria e pensare che questo non sia in meccanismo generatore di un pericolo di fuga.

La riforma del Csm e ordinamento giudiziario è stata assegnata alle commissioni competenti. L’Anm la prossima settimana sarà audita sui fuori ruolo. L’avvocatura si è lamentata del loro taglio risibile.

Si assiste da anni ad una campagna di demonizzazione irrazionale. Che i magistrati possano dare il loro apporto in istituzioni come il Ministero della Giustizia credo sia di elementare evidenza. Dopo di che ci sono fuori ruolo e fuori ruolo: ci sono incarichi funzionali alla migliore amministrazione della giustizia che sono anche un arricchimento professionale per il magistrato. Poi ce ne sono altri che obiettivamente non giustificano la presenza del magistrato. Volendo criticare la legge di delega, più che puntare all’abbassamento della quota numerica mi sarei concentrato su una ricognizione degli incarichi, vietandone alcuni che non hanno rapporti con la giurisdizione e incentivando invece altri. Come ogni operazione di mera quantità la ritengo di basso profilo.

Sempre a proposito di Csm qualche giorno fa è uscito su Repubblica un articolo dal titolo “Trattative e magheggi al Csm per la scuola della magistratura”. Che ne pensa?

C’è un numero molto alto di domande, è quindi fisiologico che ci sia una valutazione complessa ed elaborata. Sostenere prima che è già tutto scritto è però il miglior modo per screditare l’istituzione. Non mi pare quindi siano operazioni verità. Poi diciamo da tempo che la formazione è un momento essenziale, credo che la magistratura associata possa rivendicare di aver contribuito culturalmente alla strutturazione del momento formativo – penso ad esempio alla vecchia nona Commissione del Csm e ad una stagione di entusiasmante costruzione dell'impegno consiliare su questo versante -. Sulla formazione professionale si fonda la legittimazione democratica della magistratura. Detto questo mi auguro che il Consiglio operi rapidamente.

“La legge garantisce i diritti e le facoltà delle vittime del reato”: è questo l’obiettivo di modifica dell’articolo 111 della Costituzione voluto da diversi partiti. Qual è il suo parere?

Sono molto perplesso quando vedo delle proposte di modifica della Costituzione. In quest’ultima non vedo vuoti di tutela, in particolare rispetto alla vittima. Più volte assistiamo a tentativi di far assurgere a rango costituzionale alcune figure: nella Carta c’è già la vittima, attraverso la previsione dei diritti della persona e dell'obbligatorietà dell'azione penale, come c’è già l’avvocato attraverso la previsione della inviolabilità del diritto di difesa.


 



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