Guido Galli
(Bergamo, 28 giugno 1932 - Milano, 19 marzo 1980)
Magistrato dell'Ufficio istruzione di Milano. Ucciso dall'organizzazione terroristica Prima Linea.
"Oggi 19 marzo 1980, alle ore 16 e 50 un gruppo di fuoco della organizzazione comunista Prima Linea ha giustiziato con tre colpi calibro 38 SPL il giudice Guido Galli dell'ufficio istruzione del tribunale di Milano... Galli appartiene alla frazione riformista e garantista della magistratura, impegnato in prima persona nella battaglia per ricostruire l'ufficio istruzione di Milano come un centro di lavoro giudiziario efficiente, adeguato alle necessità di ristrutturazione, di nuova divisione del lavoro dell'apparato giudiziario, alla necessità di far fronte alle contraddizioni crescenti del lavoro dei magistrati di fronte all'allargamento dei terreni d'intervento, di fronte alla contemporanea crescente paralisi del lavoro di produzione legislativa delle camere.."
E' questo l'inizio del comunicato con cui il commando di Prima Linea rivendica l'omicidio del Giudice Istruttore Guido Galli, avvenuto a Milano nei corridoi della Università Statale, davanti all'Aula Magna della Facoltà di criminologia dove il Magistrato tiene il suo seguitissimo corso sulla politica criminale in Italia tra il 1974 e il 1977.
Guido Galli nasce a Bergamo il 28 giugno del 1932. Frequenta la facoltà di Giurisprudenza a Milano laureandosi il 10 novembre del 1954. Due anni dopo, supera gli esami di Procuratore legale. Presta servizio militare e, giunto al congedo, diventa Uditore giudiziario il 10 aprile 1959. Sposa Bianca - compagna di giochi dell'infanzia - dalla quale avrà quattro figli: Alessandra, Carla, Giuseppe e Paolo. Nel 1972 adottano il nipotino Riccardo, rimasto orfano. Ventuno, sono gli anni della sua brillante carriera in magistratura. Pretore, Sostituto Procuratore, Presidente della sesta sezione penale, Giudice Istruttore. Scrive per riviste del settore e dal 1963 è chiamato alla docenza universitaria. Nel 1976 arriva l'incarico di Criminologia a Milano. Dal 1974 diviene anche componente della Commissione per la riforma del codice penale.
Trent'anni dopo l'assassinio, Vittorio Grevi, sul Corriere della Sera, definirà Galli "un magistrato moderno, di idee aperte e liberali, di sicuri sentimenti democratici, che si sforzava anzitutto di svolgere bene il suo lavoro, in silenzio, giorno per giorno: così da assicurare il buon funzionamento della macchina giudiziaria, pur operando sempre nel pieno rispetto delle garanzie degli imputati. Ma era anche, nel contempo, un magistrato aperto sul futuro, sensibile alla esigenza di adeguamento del nostro sistema processuale alla Costituzione ed alle Carte internazionali sui diritti dell'uomo".
Un ritratto che non si discosta da quello che di Galli ha più volte fatto Armando Spataro che da sempre ha visto in lui il maestro e "il fratello maggiore che non ho mai avuto" e che, con Galli, svolse dal 1978 la prima maxi inchiesta milanese sul terrorismo seguita all'arresto di Corrado Alunni. Fu Spataro il primo ad accorrere quel 19 maggio alla Statale dove lo aveva chiamato la Digos obbedendo all'ultima richiesta del magistrato ucciso. In un'agendina trovata accanto al suo corpo privo di vita Galli aveva infatti scritto "dovesse succedere qualcosa avvisate il dott. Spataro".
Gli assassini di Galli saranno fermati a pochi mesi dall'omicidio; qualche anno dopo saranno condannati. A loro, la moglie e i figli del Magistrato ucciso risposero con una lettera che è incisa su una targa, posta su un muro del secondo piano del Palazzo di Giustizia di Milano. "A quelli che hanno ucciso mio marito e nostro padre. Abbiamo letto il vostro volantino: non l'abbiamo capito. Sentiamo ugualmente il dovere di scrivere queste righe, anche perché altri possano leggerle. Capiamo solo che il 19 marzo avete fatto di Guido un eroe e lui non avrebbe mai voluto esserlo, in alcun modo: voleva solo continuare a lavorare nell'anonimato, umilmente e onestamente come sempre ha fatto. Avete semplicemente annientato il suo corpo, ma non riuscirete mai a distruggere quello che ha oramai dato per il lavoro, la famiglia, la società. La luce del suo spirito brillerà sempre annientando le tenebre nelle quali vi dibattete".
In questi giorni, Giuseppe Galli, figlio del Magistrato ucciso ha letto, come altri, i manifesti comparsi nelle vie di Milano con la scritta "Via le BR dalle Procure" e ha scritto al Corriere della Sera una lettera pubblicata il 18 aprile 2011 in cui si legge, tra l'altro: «19 marzo 1980: un bambino di 12 anni piange disperato il padre ucciso. Aprile 2011: un uomo di oltre quarant'anni è costretto a leggere manifesti infamanti contro «quelle Procure» che guidarono il Paese oltre la devastazione del terrorismo. Gli attacchi che da mesi si susseguono contro i magistrati, e soprattutto contro la Procura di Milano, toccano il culmine con un' accusa verso quei giudici il cui solo torto è di far rispettare le leggi e applicare la giustizia... C'è amarezza in chi, tanti anni fa, ha visto il proprio padre assassinato dai terroristi e oggi, nella città in cui vive, legge certe parole. Ma c' è anche la consapevolezza che, così come allora Guido Galli cadde con il Codice in mano, oggi tanti altri magistrati, tenaci e coraggiosi, con quello stesso Codice applicano le leggi. Quel bambino oggi sa che le sue sorelle maggiori, tutti i giorni, sono lì, nel Tribunale di Milano, nella «Procura delle Br», per permettere a lui, e a tutti noi, di poter vivere in un Paese giusto, libero e democratico".
Estratto dalla pubblicazione del Csm "Nel loro segno".