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26 marzo 2024

“Non esiste alcun problema di tenuta psichica delle toghe”

Intervista del segretario dell’ANM alla Gazzetta del Mezzogiorno


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di Giovanni Longo

È in arrivo all’esame del Consiglio dei ministri la proposta di introdurre i test psicoattitudinali di accesso alla professione di magistrato per valutare anche la loro «salute mentale».

Salvatore Casciaro, segretario generale dell’Anm, barese, servono davvero?
«Con la legge Castelli, nel 2004, ci fu analoga proposta. All’epoca, ricordo che alcuni esponenti della Società psicoanalitica italiana espressero apertamente la loro contrarietà, precisando che non v’erano parametri attendibili a testare funzioni così complesse, che coinvolgono ideali, motivazioni, passioni, interessi, sicché l’esperto esaminatore sarebbe stato portato, nella migliore delle ipotesi, a cedere a suggestioni intuitive ed empatiche e, nella peggiore, ad adeguare le proprie risposte diagnostiche all’aspettativa della domanda “politica” di colui che l’aveva cooptato. Vogliamo davvero ripercorrere quella strada?»

Con le «pagelle», voti ai magistrati. Con i test, un paletto preventivo. Vi sentite sotto attacco?
«Osservo che un cittadino potrebbe essere portato a pensare che, se la questione test psicoattitudinali viene oggi riproposta, è perché un problema di tenuta psichica dei magistrati esiste. È questo l’effetto preoccupante, di discredito, legato all’iniziativa. In un momento in cui ogni magistrato è impegnato per raggiungere i target di produttività del Pnrr, la politica, anziché sostenerne gli sforzi, concentra le proprie energie su altro. Eppure, non mancano i problemi reali da affrontare»

Quali ad esempio?
«Il difficile avvio del processo penale telematico, le scoperture d’organico del personale del comparto giustizia, l’esigenza di supportare le funzioni minorili alla vigilia dell’entrata in vigore del nuovo Tribunale per le persone, i minorenni e le famiglie».

Sulle modalità concrete di attuazione sembra che l’intenzione sia coinvolgere ministero della Giustizia e Csm. Se così fosse, che suggerimento si sente di dare? «Il Csm, e la cosa sorprende, non è stato sentito a riguardo. Nondimeno si vorrebbe attribuire al Ministro della Giustizia il potere di nomina di questi esperti qualificati per la verifica dell’idoneità psicoattitudinale su candidati che hanno superato scritti e orali del concorso. Se fossero introdotti i test, l’ultima parola per l’ingresso in magistratura spetterebbe quindi al Ministro attraverso gli esperti da lui nominati».

Con quali conseguenze?
«La regola generale del pubblico concorso, che è stata individuata dai costituenti come la più idonea ad assicurare la separazione del potere giurisdizionale dagli altri poteri dello Stato e la sua stessa indipendenza, può essere messa in discussione anche attraverso proposte che, nella loro apparente neutralità, sono in grado di scalfire i principi posti a presidio dell’ordinamento».

Le eventuali modalità di svolgimento?
«Sul punto regna sovrana l’incertezza. Dalle notizie filtrate sugli organi di stampa parrebbe di capire che tutto sarà rimesso al Ministro della Giustizia e alle future linee guida da lui fissate, d’intesa con il Csm. Ma la materia dell’accesso in magistratura rientra nell’ordinamento giudiziario per cui v’è una riserva di legge nella Costituzione».

Cosa comporterebbe in concreto?
«Anche quest’aspetto suscita preoccupazione perché si demanda a una fonte secondaria ciò che essa non potrebbe prevedere. Il candidato che non supererà i test potrebbe decidere di impugnare l’esclusione con evidenti riflessi sui tempi della procedura concorsuale».

Si possono introdurre i test con un decreto attuativo? Potrebbe profilarsi un problema di costituzionalità?
«È un altro aspetto critico. La legge delega adotta disposizioni che riducono i tempi d’accesso in magistratura, nulla prevedendo sui test psicoattitudinali. Il decreto delegato, eccedendo rispetto ai limiti della delega, introdurrà un passaggio inedito nella scansione concorsuale, dilatandone i tempi. Nell’incontro che avemmo tempo fa con il Ministro Nordio ci fu detto che si voleva realizzare in tempi rapidi la piena copertura degli organici dei magistrati, in adempimento agli obblighi del Pnrr, riducendo le tempistiche del concorso in magistratura».

Dopo, cosa è successo?
«L’inspiegabile dietrofront: si allungano i tempi del concorso con un ulteriore step, i test psicoattitudinali appunto».

Da magistrato, le è mai capitato di pensare che alcuni suoi colleghi non fossero personalmente sereni per incidere con i loro provvedimenti sulla vita dei cittadini? Ci sono già gli anticorpi?
«L’attuale sistema è strutturato per intercettare forme di difficoltà o di fragilità del singolo. Appena vinto il concorso, il magistrato è seguito lungo la fase del tirocinio che precede l’immissione nelle funzioni, ed anche dopo verrà valutato costantemente nell’arco dell’intera sua vita professionale. Questo perché i tratti della personalità non sono statici e immutabili, su di essi incidendo dinamiche variabili e in continua evoluzione».



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