30 maggio 2024
Santalucia: “Riforma inutile e dannosa. Giudici ora più deboli ma pronti a mobilitarsi”.
Il presidente Anm a Repubblica
di Liana Milella
Presidente Santalucia, stavolta, dopo il via libera alla separazione delle carriere, l’Anm è pronta allo sciopero?
«Il nostro impegno prioritario sarà spiegare fino in fondo perché siamo contrari alla riforma ed eviteremo proteste sterili».
È un no allo sciopero?
«Nient’affatto. L’Anm valuterà se e quando anche lo sciopero potrà servire a rafforzare il nostro sforzo di spiegare che la riforma è al contempo inutile e dannosa».
Si sente tradito da Nordio?
«No, perché non abbiamo mai fatto particolare affidamento su di lui. Per noi la figura del Guardasigilli prescinde dal suo passato di magistrato».
Però al congresso Anm di Palermo aveva prospettato tempi lunghi per la riforma.
«Evidentemente la maggioranza di governo ha cambiato idea».
Pensano di conquistare più voti alle Europee?
«Quello che vedo, leggendo la bozza, è che si tratta in più punti di una stesura affrettata».
Ma è urgente separare le carriere?
«Nient’affatto. Questa riforma ha solo un sapore e uno scopo punitivi. Peggiorerà solo la risposta giudiziaria. E purtroppo i cittadini se ne accorgeranno».
Nordio ha citato pure Falcone.
«Ho sentito mentre lo diceva. La mia idea è che la figura di Falcone vada lasciata in pace».
Due ex toghe, Nordio e Mantovano, contro di voi. Una beffa del destino?
«Certo è una coincidenza che non passa inosservata. Resto sorpreso dal fatto che magistrati di così lunga e ricca esperienza possano davvero pensare che questa sia la via per migliorare la giustizia».
Nordio, da sempre simpatizzante di Magistratura indipendente e Mantovano organico a questa corrente. Ma ora questo gruppo è con lei contro la separazione.
«Certo. Questo come tutti gli altri gruppi sono nettamente contro le modifiche all’attuale Costituzione».
Mattarella ha cercato di fermarli?
«Ho letto dell’incontro, e so quanto l’autonomia e l’indipendenza della magistratura stia a cuore al presidente». Bongiorno dice che la riforma «mette fine alla degenerazione delle correnti e valorizza i giudici bravi e indipendenti».
Cosa le risponde?
«Vedo un uso malizioso, per usare un termine garbato, di storie passate che sono divenute ormai il pretesto per limitare i diritti di tutti i magistrati. Faccio fatica a capire come si possa dire che è fatta salva la nostra autonomia e l’indipendenza quando lo stesso ordine viene ritenuto incapace di esercitare i diritti elementari di elettorato attivo e passivo».
Già, il sorteggio. Dopo l’incontro con Mattarella Nordio e Mantovano hanno modificato ricorrendo allo stesso sistema per i laici. Considera offensivo usare la sorte contro le correnti?
«In realtà il sistema previsto non è uguale per togati e laici. I primi saranno sorteggiati in maniera secca, mentre i secondi lo saranno all’interno di un elenco di eletti. È evidente che quanto più l’elenco sarà smilzo, tanto più si potrà “governare il caso” e la componente di nomina parlamentare conserverà di fatto un legame politico».
Perché a fine anno non sorteggiano i quattro giudici della Consulta invece di discutere da mesi per accaparrarseli?
«La sua è una battuta che fa riflettere e ripropone la domanda: perché il sorteggio solo per noi toghe ordinarie?».
I due Csm, doppi costi, tempi più lunghi, lo stesso presidente.
«È solo un modo per indebolire ancor più la magistratura con il paravento della duplicazione dei Csm».
L’Alta corte oltre i due Csm, costi triplicati e il sorteggio pure qui?
«Per chi negli anni l’ha proposta l’obiettivo era l’unità di tutte le magistrature. Quella che dovrebbe nascere invece è riservata solo a noi, mentre i colleghi contabili, amministrativi e militari conserveranno l’attuale sistema disciplinare. È forse un altro modo per svilire noi e il nostro Csm?».
Separare chi valuta e promuove da chi giudica ed eventualmente punisce non fa perdere la storia della toga?
«Proprio così. La Consulta, già molti anni fa, ha detto che il sistema disciplinare per i magistrati non è, né può essere, solo un momento punitivo, ma la leva per produrre modelli virtuosi di comportamento. Così invece va perso il senso costituzionale dell’intervento disciplinare».
Mantovano ipotizza che il referendum non servirà perché in Parlamento ci saranno due terzi.
«Penso che non finirà così. I cittadini italiani, per la terza volta, potranno dire no alla separazione delle carriere e alle conseguenze negative che essa comporta per il nostro Paese».