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dei magistrati italiani. Tutela i valori costituzionali, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.
    

15 novembre 2013

ANM: il recupero di efficacia del sistema giustizia si raggiunge solo con un'organizzazione efficiente

L'editoriale del presidente dell'ANM Rodolfo M. Sabelli su "Guida al diritto" de Il Sole 24 ore


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di Rodolfo M. Sabelli - Fonte: Guida al diritto-Sole 24 Ore

Al modello di uno Stato ripiegato sulle dinamiche rigide delle proprie istituzioni pubbliche si oppone da almeno sessantacinque anni, cioè dall'entrata in vigore della Costituzione repubblicana, un modello complesso, che vede quelle istituzioni interagire e confrontarsi con le molte realtà che formano il corpo sociale, nella ricchezza e vivacità di relazioni che superano le forme chiuse di una democrazia fondata in via esclusiva sul rapporto semplificato Stato-cittadino.
È una dinamica che, se realizzata secondo canoni corretti e trasparenti, è antidoto ai rischi di separatezza e autoreferenzialità, ai quali non paiono sempre sottrarsi efficacemente i poteri pubblici. Un congresso può dunque essere una buona occasione di confronto ed è questo lo spirito con il quale l'Associazione nazionale magistrati lo ha promosso e organizzato.
La nostra associazione da un lato condivide la natura privata, propria delle organizzazioni rappresentative di ogni categoria professionale, dall'altro è però associazione di magistrati, cioè di coloro che la Costituzione riconosce come titolari di quel potere diffuso che è la funzione giudiziaria.
In virtù di questo duplice carattere - natura privata dell'associazione ma natura pubblica e istituzionale dei propri iscritti - il congresso ha perseguito lo scopo di un confronto anch'esso duplice e bidirezionale: con l'apertura della nostra categoria a molteplici espressioni della società - istituzioni politiche, avvocatura, mondo accademico, giornalismo - per ascoltarne le voci e con la volontà di contribuire al dibattito pubblico con le nostre riflessioni su legalità e giustizia.
Le buone riforme, anzitutto, devono mirare a restituire dignità alla giustizia civile, troppo spesso ingiustamente trascurata dal dibattito pubblico e invece prima sede di tutela dei diritti e composizione delle liti, afflitta da un arretrato ormai trasformatosi in male endemico, che gli interventi provvisori finora realizzati non sono stati in grado di risolvere efficacemente.
Occorre dunque puntare all'adeguamento delle risorse umane e materiali, all'effetto deflativo che può derivare dalla diffusione di una cultura della mediazione, dal rafforzamento della fase esecutiva e da misure processuali che siano in grado di scoraggiare l'abuso del processo, spesso degradato da strumento di accertamento e di tutela di diritti controversi a mezzo di ritardo nella soddisfazione dei crediti o di aggravamento sleale della condizione del debitore.
Interventi correttivi richiedono anche le materie specialistiche del lavoro, concorsuale e minorile: la soluzione dei problemi processuali e interpretativi conseguenti alla legge 28 giugno 2012 n. 92 (cosiddetta riforma Fornero), la necessità di arginare i casi di abuso del cosiddetto concordato prenotativo e un migliore coordinamento delle procedure relative ai gruppi di imprese, la garanzia dell'esclusività delle funzioni del giudice e della sua composizione multiprofessionale e la revisione delle procedure nelle materie dei minori e della famiglia, faticano a emergere dall'interesse elitario degli addetti ai lavori.
Di riforme profonde ha egualmente bisogno il processo penale, purtroppo avvilito anch'esso da inefficienze croniche e, in più, da anni di polemiche, di denigrazioni e di insulti alla magistratura, da riforme ad personam e da quella cultura distorta che fa della pena un simbolo: basti pensare alle leggi-manifesto dei vari pacchetti sicurezza e alla legislazione penale in materia di immigrazione, ove il dibattito pare ridursi a inutili zuffe sull'abrogazione o meno dell'altrettanto inutile reato di immigrazione clandestina.
Alle proposte, pessime e bizzarre, di fare del pubblico ministero un avvocato della polizia o di introdurre un presunto processo breve, senza alcuna semplificazione dei riti ma col semplice innesto di termini perentori su un sistema inefficiente e barocco, vanno opposte riforme che salvaguardino le garanzie ma facciano giustizia dei formalismi, evitino processi inutili, celebrati alle ombre di imputati contumaci e irreperibili, stimolino il ricorso, per i reati lievi, a nuovi strumenti sanzionatori, consentano, in parallelo con la riduzione dell'ambito di applicazione della sanzione carceraria, una maggiore adeguatezza dell'intervento giudiziario senza abdicare al principio dell'obbligatorietà dell'azione penale (col ricorso, ad esempio, all'irrilevanza del fatto) e coniughino, con la messa alla prova e con le forme di "giustizia riparativa", celerità del rito, recupero del reo e centralità della vittima.
Quanto al diritto sostanziale, alla revisione delle fattispecie penali e delle sanzioni, in coerenza con il principio di offensività, con la scala degli attuali valori costituzionali e con l'obiettivo di rafforzare la previsione di sanzioni innovative e alternative al carcere, deve aggiungersi un contrasto più deciso alla criminalità organizzata e all'illegalità diffusa nella pubblica amministrazione e nell'economia, con indispensabili correttivi delle leggi vigenti: riforma delle sanzioni previste per i reati di piccolo spaccio, pieno adeguamento della disciplina in tema di corruzione pubblica e privata alle indicazioni del Consiglio d'Europa (rapporto Greco del 23 marzo 2012), introduzione dell'autoriciclaggio in linea con gli standard internazionali, più efficace sistema di confisca e gestione dei beni sottratti alle mafie, revisione delle norme in materia di falsità in bilancio e prescrizione, sulle quali più ha operato la forza degli interessi particolari.
Quanto al sovraffollamento delle carceri e alla disumanità del trattamento detentivo, vergogna denunciata anche dalla Corte di Strasburgo, occorre che il dibattito pubblico e l'intervento legislativo escano dalle secche sterili dell'alternativa amnistia e indulto sì o no, per individuare un quadro ampio di interventi di emergenza e strutturali, che uniscano soluzioni più immediate a obiettivi a medio e lungo termine.
Ove si pervenisse a provvedimenti di clemenza, dovrebbe farsi oculato impiego delle esclusioni oggettive e delle condizioni, per tener fuori i reati più gravi e favorire il reinserimento sociale e le azioni riparatorie.
Nessuna buona riforma, però, nessun impegno individuale, potranno produrre risultati soddisfacenti in assenza di un'organizzazione efficiente: sviluppo e diffusione delle buone prassi, oculato impiego delle risorse, individuazione e controllo degli obiettivi sono condizioni irrinunciabili di una giustizia efficace e moderna.
Dall'organizzazione, la cui responsabilità grava anche sulla magistratura, la riflessione autocritica si sviluppa verso i temi della credibilità e professionalità quali fondamenta della fiducia che le istituzioni devono sapersi conquistare; dei rapporti fra magistrati e informazione e dei criteri di equilibrio, dignità e misura ai quali devono conformarsi; del rispetto che va osservato nella dinamica fra associazionismo giudiziario e organismi dell'autogoverno; del corretto e indipendente esercizio di quest'ultimo.
Autogoverno, che deve essere all'altezza del suo ruolo di presidio di indipendenza, autonomia e imparzialità della giurisdizione, in un tempo in cui tali principi paiono messi a rischio da aggressivi tentativi di riforma che, sotto l'apparente tecnicità degli interventi (in materia disciplinare o processuale o di responsabilità civile, per limitarmi a qualche esempio), spesso nascondono il fine consapevole di alterare, squilibrandolo, l'assetto attuale della giurisdizione. I tre grandi argomenti affrontati nel corso del congresso - tutela dei diritti, rapporti con la politica e con l'informazione - abbracciano dunque tutti i temi legati all'attuale realtà della giustizia, in una prospettiva a un tempo critica e autocritica.
Se l'analisi ha preso le mosse dalla valutazione di quanto accaduto nella vita politica e giudiziaria degli ultimi due decenni, essa ha proceduto poi in direzione propositiva, consapevole della necessità di superare le ben note tensioni, nel segno di una condivisa responsabilità istituzionale, che abbia, fra i suoi presupposti, il pieno rispetto della giurisdizione, della sua indipendenza e autonomia e, come primo scopo, il recupero dell'efficacia dello strumento giudiziario, efficacia che è sintesi di efficienza, rispetto delle garanzie e alta qualità della giustizia.



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