di Francesco Grignetti
Ogni giorno, una brutta sorpresa. La magistratura italiana vive incredula la gragnuola di leggi che aumentano solo gli ostacoli, frenano le indagini, ostentano diffidenza nei loro confronti. Oggi si inizia a votare nell'Aula della Camera il ddl Nordio che abolisce il reato di abuso d'ufficio, e interviene pure sulle intercettazioni imponendo la rigida salvaguardia di terzi non indagati: il messaggio è che la magistratura non si cura della privacy dei cittadini. Giuseppe Santalucia, il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, non se ne capacita: «Dietro la separazione delle carriere e l'Alta corte c'è l'idea che la magistratura non sappia autogovernarsi. Con i test psico-attitudinali si insinua il sospetto che i magistrati non siano equilibrati. Con il sorteggio per il Csm, la premessa è che i magistrati non sappiano scegliere la loro rappresentanza. Nell'insieme siamo posti sotto tutela in una modo tale che mortifica le nostre professionalità».
Presidente, ormai ci siamo con l'abrogazione dell'abuso d'ufficio. Voi confermate le vostre critiche?
«Il ministro sostiene che l'Italia correrà più velocemente. Io non credo che abolire una norma posta a tutela dei diritti dei privati rispetto a comportamenti abusivi di chi esercita un pubblico potere, possa agevolare crescita ed efficienza generale di un sistema. Anzi, credo esattamente il contrario».
L'abrogazione del reato frenerà l'efficienza del sistema?
«Rinunciando a sanzionare comportamenti abusivi, si creeranno ulteriori intralci. Aumenterà la diffidenza nei confronti dei pubblici poteri. Non si muoverà affatto nel senso indicato dal ministro. È un errore di prospettiva».
Per risolvere un presunto problema se ne crea uno molto maggiore?
«La filosofia su cui mi permetto di dissentire è che le regole siano degli impedimenti alla crescita, alla velocità e allo sviluppo. Invece no, le regole facilitano la crescita ed impediscono quello sviluppo anomalo che non dovrebbe verificarsi. Noi continuiamo a credere che le regole siano la precondizione per crescita e aumento di competitività».
Cancellato il reato, vi aspettate nuovi contenziosi?
«Il contenzioso aumenterà perché certamente il privato che si sentirà "schiacciato" da un abuso di potere cercherà in qualche modo di reagire. Trovando chiusa la porta del diritto penale, si rivolgerà in maniera pur "anomala" al diritto amministrativo, il quale però non potrà dare tutte le risposte richieste perché i piani sono diversi».
La presidente Giulia Bongiorno, Lega, dice che il tutto verrà accompagnato da una revisione complessiva dei reati contro la Pubblica amministrazione e si vedrà se ci sono eventuali vuoti di tutela.
«Se il legislatore fa questo tipo di notazione, annunciando una riscrittura delle norme che incriminano i reati dei pubblici amministratori proprio nel momento in cui se ne abroga uno, è un messaggio abbastanza chiaro: dovremo rimetterci le mani e avviare una riflessione più ampia per capire se abbiamo fatto bene o male. Trapela la consapevolezza che non sia una scelta felicissima».
S'annuncia poi una stretta sulle intercettazioni.
«Fermo restando che l'intercettazione è uno strumento molto invasivo da usare con cautela e professionalità, e su questo principio mi ritrovo pienamente, la soluzione prospettata dal ministro di fissare una spesa a prescindere ridurrà inevitabilmente il campo delle intercettazioni. Significherà deprimere l'efficienza delle indagini».
L'argomento delle spese eccessive, onestamente regge poco. Il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ogni giorno sequestra milioni di euro alla criminalità grazie alle intercettazioni.
«Parlare dei costi senza metterli in comparazione coni risultati che si ottengono è un modo fuorviante di impostare il problema. Le ultime parole del procuratore Gratteri ne sono una ulteriore dimostrazione».
Direbbe che sono un investimento e non una spesa improduttiva?
«Se sono utilizzate male, il ministro ha poteri di ispezione per verificare. Ma se sono usate bene, sono una ricchezza e questo è indubbio perché aumentano l'efficienza investigativa, consentono di scoprire atti criminosi e di recuperare a beneficio delle casse dello Stato la ricchezza che proviene dai comportamenti illeciti».
E poi c'è la novità dei test psico-attitudinali.
«Siamo reduci da una giornata di studio con psicologi e giuristi. Emerge che il famoso test Minnesota di cui ha parlato il ministro non c'entra nulla. Ad oggi, nessuno sa quali siano le attitudini di un modello di magistrato a cui rapportare eventuali test. Siamo nella confusione più assoluta».
In generale emerge un giudizio negativo da parte del governo e della maggioranza nei vostri confronti.
«Abbiamo un potere politico che si muove su questi pregiudizi».