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dei magistrati italiani. Tutela i valori costituzionali, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.
    

17 maggio 2013

Basta con la strategia della denigrazione

L'ANM denuncia ancora una volta la pubblicazione su alcuni quotidiani nazionali di articoli di stampa fortemente denigratori dei magistrati, contenenti dati dei quali si è più volte documentata la falsità e affermazioni ridicole, con l’evidente ed esclusiva finalità  di screditare e delegittimare il ruolo della magistratura.  Il ripetersi oramai sistematico di tali operazioni mediatiche, e il loro intensificarsi in occasione dello svolgimento di determinati procedimenti o dell’adozione di singole decisioni giudiziarie, si inserisce in una strategia di disinformazione volta a fare presa sui lettori, secondo una tecnica di persuasione ormai collaudata. Nel rilevare che una notizia falsa rimane tale anche se ripetuta più volte, l’ANM riporta, di seguito, nuovamente i dati pubblicati da una fonte autorevole e imparziale quale la Commissione Europea per l'Efficienza della Giustizia (CEPEJ), dai quali emerge in modo evidente l’assoluta infondatezza delle accuse inerenti la poca laboriosità della magistratura italiana, riconosciuta, invece, tra le più produttive d'Europa.  L’ANM, inoltre, respinge con fermezza l’accusa di opporsi a ogni riforma e rileva anzi di avere da tempo richiesto interventi strutturali e indifferibili nell’interesse di tutti i cittadini  e di avere avanzato concrete proposte, per le quali aspetta ancora risposte.


 



  1. IL LAVORO DEI MAGISTRATI


• L'orario di lavoro. I magistrati, come i dirigenti o i professori universitari, non hanno orario di lavoro e quindi non esistono dati sulle ore di lavoro effettivamente prestate. Ciò che conta e viene richiesto è il prodotto finito (e, in concreto, l'orario di lavoro effettivo è di gran lunga superiore a quello di ogni altro lavoratore dipendente).


• La mancanza di spazi e di strumenti. La cronica mancanza di strutture determina che la gran parte dei giudici italiani dopo l'udienza porta il lavoro a casa dove vengono studiati i fascicoli e scritte le sentenze.


• La produttività individuale. Dal rapporto Cepej emerge che la produttività individuale media dei giudici italiani è tra le più alte in Europa.


• Il trend degli ultimi anni. È ancora positivo, in quanto mediamente si definisce un numero di cause e procedimenti superiore a quelli sopravvenuti.


• Il numero degli avvocati. In Italia ci sono oltre 200mila avvocati. Questo numero non ha pari al mondo, in rapporto al numero degli abitanti e al numero dei magistrati.


 



  1. I CONTROLLI SUI  MAGISTRATI


• La verifica periodica sulla professionalità. I magistrati italiani sono sottoposti obbligatoriamente ogni quattro anni a una verifica sulla professionalità, con esame a campione anche dei provvedimenti emessi.


• Gli esiti della verifica. Solo il superamento positivo della verifica, superamento che non è né formale né scontato, consente la progressione in carriera. La valutazione negativa, invece, se ripetuta due volte, comporta per legge la destituzione del magistrato dall'ordine giudiziario. La valutazione non positiva comporta il blocco della progressione economica.


• La verifica sull'operato dei dirigenti. I capi degli uffici hanno un incarico temporaneo; il loro operato è sottoposto a verifica, anche in questo caso non formale né scontata, dopo quattro anni per ottenere l'eventuale conferma per un periodo di pari durata, scaduto il quale l'incarico non è più rinnovabile.


 



  1. LE SANZIONI DISCIPLINARI


• Il confronto con l'Europa. Secondo il rapporto Cepej l'Italia è il paese con un controllo disciplinare tra i più severi.


• Il confronto con le altre categorie. Nessuna categoria professionale (avvocati, prefetti, notai, giornalisti)  può reggere il confronto tra i dati del proprio sistema disciplinare e quelli della magistratura.


 



  1. GLI  STIPENDI DEI MAGISTRATI


• Il paragone con l'Europa. Dal rapporto Cepej emerge che tra i Paesi europei esaminati gli stipendi dei magistrati italiani si posizionano nella fascia intermedia. Inoltre, in molti altri Paesi vi sono benefit addizionali (pensioni speciali, abitazioni di servizio, assicurazioni sanitarie, spese di rappresentanza, incrementi legati a obiettivi), inesistenti in Italia.


• Il confronto con altre categorie equiparabili (diplomatici, alti dirigenti della Pubblica amministrazione, magistrati amministrativi) evidenzia come gli stipendi dei magistrati ordinari siano sensibilmente inferiori.


• Il divieto di altri introiti. La legge vieta altri introiti, come quelli derivanti da arbitrati, commissioni di collaudo e altri incarichi remunerativi.


• L'adeguamento automatico. Il sistema introdotto dalla legge 97/1979 (articolo 11) ha voluto evitare che la categoria debba ricorrere a una contrattazione periodica. Conseguentemente si è adottato un sistema automatico che consente ai magistrati di recuperare, con un ritardo di tre anni, gli incrementi stipendiali medi già ottenuti dal pubblico impiego, in base a rilevazioni Istat accertate con un decreto del Presidente del Consiglio. Tale sistema ha avuto un importante riconoscimento anche dalla Corte Costituzionale che con la sentenza n. 223/12 ha dichiarato costituzionalmente illegittimi tutti i  "tagli"  agli stipendi previsti per gli anni 2011- 2012 - 2013 dalla manovra economica 2010, in quanto colpivano ingiustamente i magistrati e altre categorie del pubblico impiego, aggirando i principi in materia di imposizione fiscale.


 


La Giunta esecutiva centrale 


 


 


 


Roma, 17 maggio 2013



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