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21 ottobre 2024

“Si colpisce al cuore la giurisdizione”

La vicepresidente Maddalena a Repubblica


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di Gabriella Cerami

«Si pretende che i nostri provvedimenti siano in linea con l’azione di governo anche quando risultano in contrasto con il diritto». La vicepresidente dell’Associazione nazionale magistrati, Alessandra Maddalena, risponde da Città del Capo dove è riunita l’Associazione internazionale dei giudici. Interviene sul muro sollevato dalla maggioranza contro il tribunale di Roma che non ha convalidato il trattenimento dei dodici migranti in Albania e precisa: «Noi non facciamo opposizione, facciamo solo il nostro mestiere».

Vicepresidente Maddalena, il ministro della Giustizia Carlo Nordio vuole aprire un’inchiesta sulle «esondazioni della magistratura», cosa vi aspettate?
«Il ministro ha sostenuto che nelle sue parole non c’era alcun riferimento ad azioni disciplinari eppure ha anche definito abnorme il provvedimento del tribunale di Roma e sa bene quali possano essere le conseguenze della abnormità sul piano disciplinare. Comunque non credo sia giusto parlare di attacco ai magistrati».

Di cosa si tratta invece?
«Qui si colpisce al cuore la giurisdizione. Si pretende che i nostri provvedimenti siano in linea con l’azione di governo anche quando risultano in contrasto con il diritto. Farlo significherebbe tradire la nostra funzione di tutela dei diritti e delle garanzie delle persone, di tutte le persone. Si vuole far credere ai cittadini che la magistratura agisca per ostacolare il bene della nazione. È un inganno».

La maggioranza vi accusa di fare politica. Lo scontro è molto duro, soprattutto legato ai provvedimenti di questo governo, si rischia di travalicare?
«La magistratura applica il diritto, nazionale e sovranazionale, senza fare distinzioni, anche quando non piace ad una parte della politica, a prescindere dallo schieramento a cui può appartenere».

La protesta a Palermo della Lega contro i magistrati, poi il governo contro il tribunale di Roma, segnali di una frattura non sanabile?
«Le tensioni non sono certamente di oggi. Stiamo assistendo da tempo a reazioni aggressive e scomposte di esponenti di governo contro provvedimenti giudiziari sgraditi. Non occorre ricordare il caso Apostolico, se non per evidenziare che il ricorso contro la decisione che disapplicava il decreto Cutro alla fine è stato ritirato dal ministero, evidentemente per evitare una pronuncia severa della Corte di giustizia europea».

Riguardo il caso Albania, secondo Nordio la definizione di Paese sicuro non può spettare alla magistratura. Che ne pensa?
«Vorrei solo osservare che la Corte di giustizia europea ha chiaramente detto che non si può designare come sicuro uno Stato se non lo sia per la generalità delle persone. I magistrati si fanno doverosamente interpreti di tale indicazione e delle direttive europee. Facciamo semplicemente il nostro mestiere».

Dovete essere solo la «bocca della legge», come dice Nordio?
«Il ministro dovrebbe sapere bene che non c’è legge che non richieda una interpretazione, a volte molto complessa, perché alla normativa nazionale, spesso poco chiara e disorganica, si aggiungono le disposizioni sovranazionali».

La mail di un esponente di Magistratura democratica, Marco Patarnello, ha fatto scoppiare un nuovo scontro tra governo e giudici. Ci vuole più prudenza?
«Nessuno ha scritto che bisogna porre rimedio alla presidente del Consiglio. E se lo avesse fatto sarebbe stato sbagliato. La magistratura non interviene nel dibattito politico, si limita a difendere la propria autonomia e l’indipendenza della giurisdizione, che è un bene comune. Anche in alcuni passaggi della mail del collega ho colto queste considerazioni: dice chiaramente che non bisogna fare alcuna opposizione politica».

La separazione delle carriere, di cui avete parlato anche a Città del Capo, è un rischio concreto per la magistratura?
«È un rischio concreto per la giurisdizione, quindi per i cittadini. Non ne facciamo un tema corporativo ma di funzionamento del sistema a tutela di tutte le persone. La riforma costituzionale proposta dal governo porta con sé grandi rischi perché aumenterà i poteri dei pm che saranno in un secondo momento inevitabilmente attratti nella sfera politica. Siamo preoccupati per questo, non certo per i nostri destini individuali».



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