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dei magistrati italiani. Tutela i valori costituzionali, l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.

9 luglio 2025

“I cittadini credono nei giudici. Partita da giocare”

Il presidente Parodi a Repubblica


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di Conchita Sannino

Cosa racconta il sondaggio? «Non voglio peccare di ottimismo. Di una cosa però sono convinto: i cittadini sanno ascoltare oltre il rumore e la demagogia. La partita è ancora tutta da giocare». Cesare Parodi, 62 anni, procuratore aggiunto a Torino, guida da quasi sei mesi l'Anm. Esponente di Magistratura indipendente, corrente vicina al centrodestra, il suo debutto a febbraio ha coinciso con lo sciopero record, 1'80 per cento di adesioni contro la separazione delle carriere.

Presidente Parodi, in premessa. Il ministro Nordio imputa ai pm di essere fuori controllo, alle sezioni unite della Cassazione di esondare, al Massimario di essere irriverente. Ci sono margini di reale dialogo?
«Quella che cita è una carrellata che non fa bene alle istituzioni e non aiuta il dialogo. Parole che ci hanno sorpreso e ferito. Nonostante questo, credo che chiudersi non gioverebbe alla causa, e non aiuterebbe i cittadini a capire. Siamo tutti chiamati a collaborare per una giustizia più efficace».

Stando al sondaggio, il 58% degli italiani ripone "molta" o "abbastanza" fiducia nella magistratura. Stupito?
«Ci speravo. Lo accogliamo con la consapevolezza che i magistrati ogni giorno lavorano con serietà, impegno e abnegazione. E non ci accontentiamo: l'auspicio è che ancora cresca questa fiducia, nonostante la delegittimazione, gli attacchi di cui siamo oggetto».

Per il referendum, è un dato incoraggiante?
«Non lo lego a quello. Non ora. Sul referendum la prima cosa che conta è quanti cittadini saranno disposti ad andare a votare affinché la Costituzione non sia modificata, per proteggere il principio che la giustizia resti autonoma, indipendente dal potere politico».

Altro elemento, critico: il 68% mette in cima i reali problemi della giustizia, lentezza dei processi e mancanza di risorse.
«Queste sono le certezze che la politica fa fatica a registrare. O finge di non vedere. Ma noi lo ribadiremo a manetta, senza stancarci: perché si tratta della verità, e la verità è sempre scomoda e necessaria».

Cioè? Non riguarda anche voi?
«I cittadini capiscono benissimo che il grande macigno, che pesa sul funzionamento della giustizia, non sarà risolto né sfiorato dalla riforma, che in maniera punitiva vuole separare i pm dai giudici E invece bisognava affrontare subito la mancanza di risorse a tutti i livelli: magistrati, mezzi, amministrativi, digitalizzazione. La durata dei processi, ancora lunga, è la prova che il sistema non riesce a funzionare per mancanza di investimenti ad hoc».

Per la stessa mancanza di risorse, c'è allarme al ministero sul fallimento dell'obiettivo Pnrr per i processi civili. Si fa appello a 1500 giudici, dai pensionati ai tirocinanti. Che ne pensa?
«Se ci fosse stata l'attenzione del governo a questi effettivi nodi, oggi non ci troveremmo a dover adottare soluzioni a tutti i costi, in tempi brevissimi. E anzi, sono molto preoccupato anche per la mancata stabilizzazione degli 8mila assistenti dell'Ufficio del processo».

Ancora: il 57 % degli intervistati non conosce la separazione, né i distinti ruoli di pm e giudici. Avete un problema di comunicazione?
«Credo che certamente dobbiamo fare uno sforzo di chiarezza. E che i cittadini debbano essere raggiunti con molti strumenti: attraverso i social, i media, mediante incontri pubblici e larghi, in tutte le sedi e a tutti i livelli. L'Anm è pronta a confrontarsi con tutti».

E lei parteciperà ad incontri con partiti?
«Non vedo ragioni per porre limiti allo svolgimento del dibattito democratico, in vista del referendum».

Presidente, la situazione carceri sta esplodendo.
«Problema drammatico e devastante. Ma è stato uno dei primi punti portati da noi al tavolo della premier e del ministro».

Nordio boccia la liberazione speciale anticipata. Il prezzo sarà altra sofferenza, altri suicidi?
«Voglio credere che il ministro saprà trovare le soluzioni che gli spettano. E che mi sembrano, come dice il presidente Mattarella, non più rinviabili».



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